Il nuovo corso di Frattura e Fanelli: Pd ‘ubriaco’ e centrosinistra nel caos mentre il Molise affonda

Mancata unità, colpi di scena, personalismi: il Partito Democratico di Micaela Fanelli implode clamorosamente e manda il centrosinistra nel caos. Sullo sfondo, le elezioni comunali di Campobasso e Termoli, lo strombazzato rimpasto della giunta regionale voluto e annunciato dal governatore Frattura ma dall’8 dicembre mai effettuato, le continue contrapposizioni tra il senatore Roberto Ruta e il presidente della Regione. Mentre l’attività istituzionale è paralizzata e il Molise affonda.

 

CAMPOBASSO. Alla fine, le lacerazioni interne al Pd hanno prevalso su tutto producendo gli effetti più devastanti. Una miccia lunghissima, da più parti imbevuta di liquido infiammabile, ha terminato di bruciare e la bomba è deflagrata. La crisi che tormenta la maggioranza di centrosinistra che ‘governa’ la Regione da più di un anno è degenerata, travolgendo tutto e tutti. ‘Casus belli’: le primarie di coalizione per la scelta del candidato sindaco di Campobasso che hanno cristalizzato e reso incolmabili le distanze tra Paolo Frattura e Roberto Ruta tanto da costringere l’avvocato Mariano Prencipe – fortemente sponsorizzato da Danilo Leva – a ringraziare polemicamente e ad abbandonare il campo ritirandosi dalla competezione elettorale ‘per mancata unità’. Quell’unità, difatti, resa irrangiugibile dall’indole vendicativa del governatore (sempre più allergico alla critiche) che anziché unire e fare squadra – avrebbe molto da imparare dal suo predecessore Michele Iorio – ha preferito intraprendere un’estenuante, sfibrante e incocludente guerra contro tutto e tutti, all’interno e fuori dal Pd, ma di cui sostanzialmente, almeno fino a oggi, egli stesso ne è la sola vittima. Frattura è rimasto incartato nella crisi di maggioranza che egli stesso ha voluto e che neanche il politico più sprovveduto avrebbe creato dopo un anno di governo: una crisi aperta ufficialmente dopo le primarie dell’8 dicembre 2013, che hanno visto i maggiori azionisti del Pd dividersi tra il sostegno a Matteo Renzi e Gianni Cuperlo e, successivamente, il 16 febbraio 2014, tra Miceala Fanelli e Laura Venittelli. Una crisi che avrebbe dovuto chiudersi ‘in poche ore’ con il tanto decantato rimpasto della giunta regionale, ma dopo quattro mesi ancora drammaticamente irrisolta. Nel mirino del governatore quei dissidenti ‘rei’ di aver sostenuto le candidature di Cuperlo, prima; della Venittelli, dopo: così, da Roberto Ruta a Massimiliano Scarabeo, da Danilo Leva a Carlo Veneziale, da Piero Neri a Francesco Totaro, sono tutti finiti nella black list del presidentissimo perché colpevoli di non aver sposato la sua linea. Pressapocchismo politico che nulla ha prodotto se non una vera e propria paralisi dell’attività governativa e una conseguente, inevitabile, pericolosa e continua tensione all’interno del centrosinistra.

LE RAGIONI DELLA CRISI. Tutto ha inizio nel marzo 2013, con le nomine degli assessori del neonato governo Frattura e con l’elezione del presidente del Consiglio regionale. Roberto Ruta riesce a blindare la giunta regionale ottendendo due assessori su quattro: Massimiliano Scarabeo e Michele Petraroia. Ma la vera operazione trionfo del senatore campobassano resta l’elezione di Vincenzo Niro a capo dell’assise regionale a scapito del cognato di Aldo Patriciello, Vicenzo Cotugno, da tutti dato per favorito e dopo un anno rimasto ancora a bocca asciutta e senza poltrona. Ha inizio così il celebre teatrino del quinto assessorato ideato da Frattura per dare rappresentanza politica all’unico eletto di Rialzati Molise, ma pesantemente osteggiato e criticato da Ruta e i suoi uomini, che iniziano a mal digerire la vicinanza del governatore al berlusconiano Patriciello. L’eurodeputato, infatti, sembra non fargli mancare il sostegno alla primarie del Partito Democratico, stando almeno alle dichiarazioni degli onorevoli Leva e Venittelli, i quali – a più riprese – denunciano l’ingerenza dell’esponente di Forza Italia nella competizione elettorale che ha visto Micaela Fanelli affermarsi sulla parlamentare termolese. A compromettere il già complicato e compromesso quadro politico, neanche a dirlo, Paolo Frattura in persona, che annuncia un imminente azzerramento della giunta regionale, di fatto mai avvenuto, con la cacciata di Massimiliano Scarabeo e l’ingresso di Vincenzo Cotugno.

IL REBUS DEL RIMPASTO. Pensava di spaventare, il governatore. E mettere pure all’angolo definitivamente Roberto Ruta e Danilo Leva, dopo aver sfilato il Pd dalle loro mani. Ma ad uscirne spavantato dalla crisi di governo, paradossalmente, è stato Frattura stesso che – dopo inconcludenti confronti con i partiti della maggioranza di centrosinistra – è rimasto affossato e arenato nel rimpasto della giunta regionale, incapace di decidere e di sciogliere i nodi: dalla quota rosa nella squadra di governo garantita dal nuovo Statuto (che il governatore si ostina a non promulgare), all’assessorato da affidare agli uomini di Patriciello, dalla posizione di Massimiliano Scarabeo, alle richieste dei partiti di estrema sinistra che pure vogliono vedersi rappresentati.

LE ELEZIONI A CAMPOBASSO E TERMOLI. IL CASO PRENCIPE-DI GIGLIO. L’INCONTRO RUTA-FRATTURA. Inevitabile che la irrisolta crisi di governo avesse effetti devastanti pure sull’individuazione dei candidati a sindaco del comune capoluogo e della città adriatica. Emblematico, ma assai rappresentativo del clima irrespirabile nel centrosinistra, il caso dell’avvocato Mariano Prencipe, ‘individuato’ dall’onorevole Danilo Leva – suo amico – e catapultato nell’arena delle Primarie con l’obiettivo di fare sintesi e trovare l’accordo in casa Pd tra il governatore Frattura e il senatore Ruta. Accordo, neanche a dirlo, immediatamente saltato nonostante le continue rassicurazioni fatte pervenire a Prencipe sulla sua candidatura ‘unitaria’. Indiscrezioni riportano di due incontri ‘segreti’, avvenuti nello stesso giorno, tra il presidente della Regione e Roberto Ruta – da una parte – e lo stesso Frattura e Bibiana Chierchia, candidata sindaco espressione di Sel, dall’altra. Il senatore Pd non avrebbe proposto a Frattura soltanto l’accordo sul nome di Prencipe, ma anche e soprattutto un vero e proprio patto di non belligeranza: Ruta, infatti, avrebbe esortato il presidente a cambiare passo dopo un anno di governo regionale del tutto fallimentare, proponendogli anche di lasciare immodificata la giunta regionale e di cambiare atteggiamento verso i molisani e le innumerevoli, irrisolte vertenze e crisi aziendali. Il governatore non avrebbe gradito, gettando così alle ortiche l’accordo e scaricando ogni colpa sulle pretese del senatore campobassano. Tanto è bastato all’avvocato Prencipe – che intanto aveva mal digerito l’appoggio all’indipendente Bibiana Chierchia, annunciato pubblicamente da Michele Di Giglio, vice segretario del Pd e vicinissimo a Frattura – a ritirarsi polemicamente dalla competizione elettorale. Inevitabile il cortocircuito all’interno del Pd, nonostante i comunicati stampa al sapore di ‘volemose bene‘ del segretario Micaela Fanelli, protagonista nel pomeriggio di ieri di un imbarazzante siparietto: prima convoca la stampa, poi non si presenta perché “impegnata al piano di sopra per la segreteria regionale”. Infine appare, tra lo sconcerto dei giornalisti, cinque minuti di numero, per gettare acqua sul fuoco e derubricare a ‘fatti normali e fisiologici’ quanto sta accadendo nel Pd e nel centrosinistra. Fatti, però, che persino un cieco avrebbe difficoltà a definire normali. Intanto, nell’arena delle Primarie campobassane, a sfidarsi, restano Augusto Massa, Antonio Battista, Pietro Colucci (che aveva trattato la sua candidatura anche con il centrodestra), Michele Durante (che inspiegabilmente ha lasciato il movimento di Massimo Romano), Giuseppe Libertucci, Giovanni Muccio e Bibiana Chierchia, la professoressa espressione di Sel, vicina a Nico Ioffredi, cognato del governatore, e sulla quale – molto probabilmente e sottobanco – Paolo Frattura aveva già puntato, seppur non convintamente, in attesa di trovare il candidato ideale che difatti non è mai arrivato. Stessa sorte a Termoli, laddove Frattura sembra non essere riuscito a individuare un suo uomo da far passare per le Primarie. Così, stando ai rumors, il governatore sarà costretto ad accodarsi ad Angelo Sbrocca, candidato espressione dell’ex sindaco Vincenzo Greco, in contrapposizione a Oscar Scurti, indicato dai parlamentari Ruta e Venittelli. Morale della favola: il Pd affonda tra la mediocrità e la miopia di una classe dirigente incapace di governare una regione allo stremo. Ma facciano pure, facciano con calma: perché, in realtà, putroppo, il Molise è già affondato.

palmira