HomeREGIONEEsattorie, i lavoratori gridano la loro disperazione

Esattorie, i lavoratori gridano la loro disperazione

CAMPOBASSO–ISERNIA. Nonostante le attese, la mazzata è arrivata: i 68 dipendenti molisani di Esattorie Spa sono stati raggiunti dalle lettere di licenziamento. E insieme alle missive, la notizia che l’eventuale riassorbimento dipenderà esclusivamente dalla volontà della ditta che si occuperà del servizio di riscossione tributi. Ed ecco che le Rsa della Ugl, Vito Sauro, Patrizia Orsano e Martina Russo, tramite una nota stampa, rappresentano lo sconforto dei lavoratori e soprattutto si sfogano, non lesinando accuse nei confronti delle istituzioni politiche, in primis la Regione, ‘ree’ di aver “illuso” le circa 70 persone in attesa di garanzie sul proprio futuro.
“Siamo infine giunti al momento della verità nella vertenza che riguarda i 68 lavoratori molisani impiegati nella riscossione dei tributi in Molise e in forze presso il Concessionario Esattorie S.p.a., in concordato da giugno 2013. Dopo un anno di cassa integrazione in deroga, – scrivono le rappresentanze sindacali – la Esattorie spa ha avviato le procedure per il licenziamento dell’intera forza lavoro e, nel frattempo, nessuna soluzione è andata in porto per garantire i livelli occupazionali di un collettivo altamente professionalizzato, che aveva speso, per anni, la propria esperienza e capacità nello svolgimento di un servizio pubblico essenziale. Come noto, i lavoratori e le OO.SS. si erano rivolti al Governo Regionale per elaborare una soluzione che potesse, sì, salvare i posti di lavoro, ma, soprattutto, garantire la continuità e la qualità del servizio, e, magari, cogliere l’occasione per migliorare il sistema, a beneficio dell’economia e della cittadinanza molisana. Sin dall’inizio, – prosegue la lettera aperta – dal governo regionale è arrivata, non una soluzione, ma una richiesta di suggerimenti, e le parti sociali si sono attivate sviluppando l’idea (condivisa ai tavoli tecnici con gli assessorati competenti) di una Società in House, con l’obiettivo di abbassare i costi, migliorare il servizio e salvaguardare il personale. I lavoratori sono stati chiamati direttamente in causa; pur senza stipendio da mesi, e con il solo reddito familiare della cassa integrazione (in deroga), si sono accollati l’attività di informazione, mappatura del territorio, raccolta dei dati nei comuni e sono arrivati alla formulazione di un progetto, peraltro approvato e condiviso dalle Dirigenze e dagli Assessori interessati. Tutto sembrava procedere, – incalzano le Rsu – la politica dichiarava la strada spianata e faceva grandi annunci: ‘la nuova Equitalia regionale si sarebbe chiamata Molise Entrate, e avrebbe salvato 68 lavoratori!’ Ma poi…si sono susseguiti i rimpalli, i rimandi, i lunghissimi tempi morti, da un assessorato all’altro, da un dirigente all’altro, da un approfondimento all’altro. Una volta c’erano le primarie, un’altra le elezioni per il rinnovo del partito, un’altra ancora le amministrative, e il tempo è trascorso nel disinteresse più bieco, nell’intento ultimo di fiaccarci. Il tempo perso per i lavoratori è stato utile alla burocrazia che, invece di cercare le soluzioni, era intenta a cercare problemi, come Penelope la notte disfaceva la tela tessuta durante il giorno. E poi i politici…(sostantivo pregno di significato solo se lo si associa a De Gasperi per cui “Politica vuol dire “realizzare”, mentre i nostri attuali governanti si ispirano a Machiavelli, per cui “governare è far credere”). Sotto la scure di una serie di cavilli e norme che, come sempre, si contraddicono, essi si trinceravano dietro questo o quel parere tecnico. Dopo mesi di tarantelle, – l’affondo – eminenti Professori sentenziavano che il tempo per costituire una società pubblica sarebbe stato troppo lungo rispetto allo scadere degli ammortizzatori sociali, e consigliavano di ripiegare su soluzioni più immediate, affidando il servizio, attraverso gara, ad un Concessionario Privato che avrebbe, comunque, dovuto assorbire il personale. Tanta era la sicurezza di queste garanzie che l’impegno era stato preso anche dinanzi all’opposizione incalzante. Le preoccupazioni dei lavoratori e dei loro sindacati erano presto minimizzate: al via nuove promesse e rassicurazioni. Ed eccoci al momento della verità, che arriva insieme al preavviso di licenziamento: la clausola sociale non è tecnicamente possibile se intesa come salvaguardia dei 68 lavoratori; la decisione finale spetta all’azienda che vincerà il bando, qualora dovesse decidere di assumere i lavoratori e nel numero che preferisce. Le promesse sono state smentite, – concludono con rammarico e amarezza Sauro, Orsano e Russo- le garanzie sono state ‘reinterpretate’; i 68 lavoratori hanno creduto di sentire ciò che non è mai stato detto…insomma si è trattato di un fenomeno di allucinazione collettiva. Ci hanno trattato come carne da macello”.

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