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Se è questo il centrodestra, il Pd renziano diventerà la nuova Dc molisana

 

CAMPOBASSO. Il giorno dopo il ballottaggio termolese, è possibile azzardare un’analisi definitiva del voto molisano e decretare senza troppi mezzi termini la vittoria del centrosinistra capitanato dal Senatore Ruta e dal presidente Frattura, che dopo il largo successo registrato alle regionali del 2013, adesso governa nelle più importanti città: Campobasso, Termoli, Isernia, Venafro. Senza dimenticare ovviamente le affermazioni nella stragrande maggioranza dei centri minori. Un trionfo chiaro, netto e inequivocabile, nonostante una certa e palbabile insofferenza registrata negli ultimi mesi proprio nei confronti di quell’esecutivo in carica da un anno e alle prese con Iene, crisi istituzionale ed economica, scandali mediatici di varia natura e questioni irrisolte e delicate come (giusto per citare qualche esempio) Gam ed Esattorie. Una vittoria che forse non si può spiegare banalmente solo con l’effetto Renzi, ma pure ponendo l’accento sull’inconsistenza degli avversari. I Cinque Stelle, che hanno sfiorato il ballottaggio a Campobasso (e con l’annunciata guerra dei ricorsi tutto in fondo può accadere) sono ancora a metà strada, dovranno strutturarsi meglio sul territorio per raggiungere l’obiettivo. Tutto fa pensare che il fenomeno grillino da noi sia comunque in graduale ascesa. Ben altro discorso invece merita il centrodestra, azzerato dall’ultimo appuntamento elettorale e falcidiato dalle ben note divisioni interne. Un anno fa è stato celebrato il funerale, oggi partiti e movimenti della cosiddetta area modearata molisana sembrano essere ancora in lutto. Dopo 12 mesi nulla o quasi è cambiato, nulla è emerso dalle macerie del febbraio 2013. Lo sguardo rivolto con nostalgia e testardaggine al passato, a una stagione per certi versi irripetibile, senza avere il coraggio di guardare al futuro e di rimettersi in gioco. Il centrodestra locale sta commettendo gli stessi errori di quello italiano: aspetta, con atteggiamento remissivo, che passi la tempesta sperando in un domani migliore. Senza riuscire a capire che il domani va preso subito per le corna: rottamazione della classe dirigente, primarie aperte e a tutti i livelli, un programma politico nuovo e davvero alternativo a quello della sinistra (puntando sulla voglia di libertà di partite iva e lavoratori autonomi e sulla necessità di creare uno sviluppo economico vero e non assistenziale), valorizzazione delle tante giovani promesse rimaste (molte sono già fuggite altrove), che possono rinfrescare un’immagine compromessa dalle sconfitte e dagli anni che inesorabilmente passano. Non ci sono alternative. E nemmeno scuse. E’ questo l’unico modo per aggredire quegli spazi politici occupati dal rampante renzismo dell’anno 2014 che trasforma l’attuale Pd nella nuova corazzata Dc. E sappiamo bene quanta armonia possa esserci storicamente tra la Dc e il Molise. 

Jones 

 

 

 

 

 

 

 

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