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Provincia, al via lo stato di agitazione. E Palazzo Berta torna in vendita

ISERNIA. Importanti decisioni sono state assunte questa mattina presso la sala convegni della Provincia di Isernia, dove si sono incontrati i dipendenti sul piede di guerra per il mancato pagamento degli stipendi relativi al mese di maggio. Sul finire dell’assemblea, che ha portato alla decisione di far partire i decreti ingiuntivi, si è deciso di proclamare lo stato di agitazione con conseguente spostamento della vertenza stipendi presso gli uffici della prefettura. È stata, dunque, nominata una delegazione di cinque persone che dovrà recarsi dal prefetto di Isernia per comunicare la decisione assunta. Si è parlato anche della vicenda ‘Maltauro’ che – ricordiamo – ha determinato un pignoramento per la Provincia di una somma pari a 5 milioni di euro, denaro che per tale motivo non può essere impegnato per i pagamenti. A tal proposito, come deciso su votazione, sarà inviata al presidente del tribunale di Benevento – che ha autorizzato il pignoramento – una lettera per sollecitare un ricorso contro tale decisione, la cui discussione è prevista il prossimo 2 luglio.

In merito alla sitazione di cassa dell’ente, la dirigente del Settore finanziario, Gabriella Petrollini, ha dichiarato che “in linea teorica, se le entrate di un bilancio non coprono le spese da sostenere, che per la Provincia di Isernia consistono solo nei servizi essenziali, si avvia il cosiddetto disequilibrio di bilancio, previsto dalla legge. Pertanto – precisa Petrollini – l’ente si appresta ad approvare il bilancio in disequilibrio. Va detto – aggiunge la dirigente – che non sussistono i presupposti per il dissesto finanziario, dunque, si potrà seguire la via del piano di riequilibrio triennale e avviare un programma di ripianamento distribuito in dieci anni”. Ciò vuol dire, in parole povere, che l’ente dovrà fare interventi su immobili e fitti passivi: si potrebbero, dunque, ridurre gli spazi per i dipendenti, fittando o alienando parte degli uffici di Palazzo Berta. Già alcuni mesi fa tale eventualità era stata discussa facendo riferimento a un’ala del quarto piano dell’edificio: una circostanza che torna in auge e che pare farsi sempre più concreta.
Petrollini si è poi pronunciata anche sul momentaneo deficit di cassa: “Per legge l’ente potrebbe chiedere alla banca tesoriera un’anticipazione di tre dodicesimi pari ai primi tre titoli delle entrate necessarie per far fronte a tutti i pagamenti, non solo gli stipendi vantati daii dipendenti”. Possono essere chieste, dunque, somme fino a 3 milioni e 800mila euro. Stando a tali considerazioni, tuttavia, emerge un incredibile paradosso: la Provincia si trova costretta a chiedere un consistente anticipo di cassa alla banca nonostante vanti crediti dallo Stato per quasi 20 milioni di euro. Per la precisione, oltre 15 milioni di residui pregressi per gli anni 1999-2004, ottenuti tramite decreto ingiuntivo, cui vanno aggiunti i 3 milioni e 200 mila euro dell’ultima rata delle rimesse 2013. Dunque, a causa della lentezza con cui lo Stato adempie ai pagamenti nei confronti dell’ente, quest’ultimo è costretto a chiedere soldi alla banca tesoriera che tra l’altro sembra avere più di qualche problema nell’ottemperare ai suoi compiti.

Nunzia Fiacchino

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