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Sanità pubblica smantellata, mezzo Molise dichiara guerra a Frattura

CAMPOBASSO. Un coro unanime di proteste contro il presidente della Regione, Paolo Frattura, che con decreto commissariale, lo scorso 4 giugno, ha di fatto dato avvio alla razionalizzazione della rete ospedaliera molisana: tagli corposi ai posti letto, riconversioni, fusioni, smantellamenti di reparti. Tempi ormai passati quelli quando il governatore – allora era in piena campagna elettorale – si dilettava ad accontentare l’oste di ogni cantina visitata e a firmare contratti con la cittadinanza a difesa degli ospedali. Promesse, niente più. Perché il dado ormai è tratto e il processo, questa volta, sembra essere davvero inarrestabile. Il Molise, complessivamente, perderà 136 posti letto dei quali ben 127 in meno negli ospedali pubblici e soli 9 in meno nelle strutture private. I piani operativi voluti da Frattura confermano evidentemente la volontà di sostenere a piene mani la sanità privata a svantaggio di quella pubblica. Venafro, Agnone e Larino le strutture maggiormente colpite dalla pioggia dei tagli.

Al Caracciolo, infatti, disposta la chiusura della chirurgia, della farmacia ospedaliera e del laboratorio analisi. Rimarrà attiva soltanto la chirurgia ambulatoriale o in day surgery che sarà garantita da medici che si recheranno ad Agnone soltanto in casi specifici. Il reparto di Medicina resterà funzionante ma sarà drasticamente ridimensionato con soli 8 posti letto ordinari e 2 di day hospital. Per le post-acuzie, invece, attivati 22 posti letto: 12 alla riabilitazione, 10 alla lungodegenza. Non è un caso, infatti, che l’ex vicesindaco del comune montano, Nunzia Zarlenga, abbia sinteticamente descritto così i piani operativi: “Si sta distruggendo la sanità pubblica perché Frattura, politicamente, è andato a letto con il nemico”. Delusione e sconcerto per le promesse non mantenute dal governatore anche da parte del sindaco di Agnone, Michele Carosella, e dai rappresentanti dei comitati civici per la salvaguardia della sanità altomolisana, che intanto pensano anche alle battaglie a suon di ricorsi.

Situazione critica pure a Venafro, dove il Santissimo Rosario ne uscirà praticamente con le ossa rotte dal piano di ridimensionamento predisposto da Frattura: qui, addirittura, il trasferimento del reparto di Ortopedia – fiore all’occhiello della struttura – avverrà nell’immediato. Bye, bye, insomma, anche all’unità operativa complessa di Ortopedia, di Traumatologia, al laboratorio analisi, alla Medicina generale e ai 28 posti letto ordinari: ne rimarranno attivi soltanto 4, ma in day hospital. Cosa diversa da quelli post-acuzie (quelli dedicati alla lungodegenza e riabilitazione), che sono in numero di 30. Alla faccia delle promesse e del contratto che Frattura volle firmare con la cittadinanza venafrana: il triste destino è scritto nelle pagine dei piani operativi. Servizi ridotti all’osso e contenimento dei costi di gestione. Durissima la reazione del Comitato per la difesa dell’ospedale che ha avviato una protesta a oltranza, oltre che una fiaccolata lungo la città, ieri sera, nell’attesa di studiare la strategia giudiziaria migliore da intraprendere per ostacolare o, addirittura, bloccare il piano Frattura.

Nel Basso Molise la situazione non migliora: qui, una decina di sindaci dell’area hanno organizzato un picchetto di protesta insieme ai comitati “San Timoteo” di Termoli e “Pro Vietri” di Larino. Leit motiv, sempre lo stesso: “Il presidente della Regione non ha mantenuto le promesse”. Bocciati, in sintesi, i piani operativi predisposti dal commissario. Sindaci e comitati chiedono la salvaguardia delle eccellenze, la tutela del territorio, il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza e un incontro urgentissimo con il governatore. Entro la fine dell’anno, ad ogni modo, l’ospedale di Larino sarà privato delle Unità operative complesse di Chirurgia generale, Medicina, Chirurgia d’accettazione e di urgenza. Azzerati i 14 posti letto ordinari attualmente attivi: ne resteranno soltanto 4, ma in day hospital. Anche il San Timoteo di Termoli, che dovrebbe farsi carico di parte dell’utenza larinese e dei centri limitrofi, subirà un taglio dei posti letto: da 190 a 153.

Situazione diametralmente opposta, invece, per le strutture private accreditate che subiscono, si fa per dire, un ridimensionamento leggerissimo e si aggiudicano ben 429 posti letto complessivi su 1.190 (ben oltre il 36%): 156 posti letto al Neuromed; 127 all’ex Cattolica di Campobasso, 40 a Villa Maria; 74 a Villa Esther e 32 all’Igea Medica. Promesse disattese, servizi smantellati, caos e proteste vibranti, forse tardive. Da una parte la sanità pubblica viene stritolata da quella privata, dall’altra Paolo Frattura e i suoi uomini continuano allegramente ad incassare successi elettorali e a piazzare la bandierina del Pd sui comuni più importanti: proprio quelli in cui il ridimensionamento sanitario sarà più drastico. Ma i molisani si lamentano soltanto: senza fare alcun cenno di rivoluzione nelle cabine elettorali.

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mikeante

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