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Campobasso/ Il patto per il lavoro per superare il guado: Francesco detta l’agenda ai politici

L’ARRIVO A CAMPOBASSO. Il Pontefice arriva in elicottero alle 8.35, in anticipo di dieci minuti sulla tabella di marcia. Atterra sulla piazza dell’Università del Molise, dove trova, ad accoglierlo, l’arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Maria Bregantini, il presidente della regione Paolo Di Laura Frattura e il sindaco della città, Antonio Battista, solo per citarne alcuni. Il primo appuntamento già alle 9, con il mondo del lavoro e dell’industria nell’Aula magna dell’Ateneo di Campobasso (GUARDA LA FOTOGALLERY IN BASSO).

IL DISCORSO ALL’UNIVERSITA’. Il benvenuto è del rettore Gianmaria Palmieri, visibilmente emozionato, che ricorda come “l’8 giugno scorso, in occasione della festività della Pentecoste”, il Papa abbia “spronato tutti i credenti dicendo che se la Chiesa è viva deve sempre sorprendere. Il nostro Dio è il Dio delle sorprese. Dopo la morte di Gesù i discepoli erano un gruppetto insignificante, degli sconfitti. Invece si verifica un evento inatteso che suscita meraviglia: la discesa dello Spirito Santo che trasforma le loro vite. La Sua visita in terra molisana, il Suo passaggio nella nostra Aula magna – ancora Palmieri – costituiscono una meravigliosa sorpresa; un evento straordinario che rompe gli schemi; un’altissima testimonianza di quanto sia importante continuare a guardare al futuro con il coraggio dell’ottimismo. Una testimonianza che, in una fase difficile per tutti, in un momento in cui prevale la sfiducia, infonde speranza e sprona all’impegno. Benvenuto tra noi e grazie di cuore, Santo Padre”.
Segue poi il saluto di Elisa Piermarino, una giovane mamma di quarant’anni di Campomarino, operaia presso la Fiat di Termoli, che sottolinea le difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, specialmente per le tante mamme che devono sostenere il lavoro anche di domenica, a danno della serenità familiare.
E, ancora, quello di Gabriele Maglieri, 28 anni, agricoltore di Riccia, che sottolinea la necessità di custodire il territorio attraverso una seria professionalità, un nuovo modo di concepire l’agricoltura. “Grazie alla sua visita nel mondo rurale molisano – dice rivolgendosi al Papa – noi desideriamo che giunga a tutti i giovani la passione di restare sulla terra, studiare, imparare per la terra. Vogliamo essere contadini per vocazione, non per costrizione”.

IL PATTO PER IL LAVORO. I temi proposti stimoleranno, tutti, l’intervento del Santo Padre, che dal Molise lancia la necessità di un ‘patto per il lavoro’, dimostrandosi ancora una volta l’unico ‘politico’ credibile nella particolare congiuntura che l’Italia intera sta vivendo. “Cari amici, oggi vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedere che possa attuarsi anche qui un patto per il lavoro – ha detto Francesco – Ho visto che nel Molise si sta cercando di rispondere al dramma della disoccupazione mettendo insieme le forze in modo costruttivo. Tanti posti di lavoro potrebbero essere recuperati attraverso una strategia concordata con le autorità nazionali, un patto per il lavoro che sappia cogliere le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee. Vi incoraggio ad andare avanti su questa strada, che può portare buoni frutti qui come anche in altre regioni”. Perché “non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere: no, noi possiamo mangiare tutti i giorni, andare alla Caritas o altre associazioni. Il problema non è la fame: è non portare il pane a casa, questo toglie la dignità”. Parole che suscitano applausi scroscianti, inevitabili da parte di chi vive sulla propria pelle, ogni giorno, il dramma della disoccupazione per sé o per la propria famiglia.

Poi la ‘replica’ all’agricoltore di Riccia e alla mamma operaia: “Condivido pienamente – così Papa Francesco – ciò che è stato detto sul custodire la terra, perché dia frutto senza essere sfruttata. Questa è una delle più grandi sfide della nostra epoca: convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato. Un’altra sfida è emersa dalla voce della mamma operaia, che ha parlato anche a nome della sua famiglia: la questione della domenica lavorativa, che non interessa solo i credenti, ma interessa tutti, come scelta etica. La domanda è: a che cosa vogliamo dare priorità? La domenica libera dal lavoro – eccettuati i servizi necessari – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità. Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà”.
Straordinario, poi, il passaggio in cui il Papa sottolinea come si stia perdendo la “saggezza di giocare con i nostri bambini, di perdere il proprio tempo a giocare con i nostri figli”. A seguire, raccogliendo l’assist del rettore Palmieri, un altro punto forte del suo pontificato: “Il nostro Dio è il Dio delle sorprese. Ci spinge a rompere gli schemi”.

LA MESSA AL VECCHIO ROMAGNOLI. Il Papa arriva a bordo della papamobile e per lui l’accoglienza è quasi quella di un mito, una star del cinema o del rock. Circa 25mila persone assiepate nell’area dell’ex stadio Romagnoli per ascoltare la celebrazione eucaristica, palloncini, bandiere con i colori vaticani e dell’Argentina, striscioni dappertutto, strette di mano, commozione, grida di giubilo, cori, bambini levati al cielo nella speranza che Francesco li accarezzi, li tocchi, li baci. E’ il ‘rumore’ dell’amore. Poi, al centro, il bellissimo palco di bambù realizzata da un giovane del Senegal ospite della comunità terapeutica ‘La Valle’. Una capanna che ricorda quasi Betlemme, ma che in realtà è la tipica capanna dei pastori molisani, realizzata per evocare l’immagine di una Chiesa che accompagna le pecorelle, cioè i fedeli, lungo le strade della vita. L’altare è completato da un ‘paliotto’ realizzato con il ferro battuto, e, come detto da Bregantini, “esprime plasticamente il Magnificat: un giovane sta precipitando nel buco nero della droga, dell’alcol, della precarietà lavorativa. Ma invoca, con braccia disperate, un aiuto. Ed ecco che a venirgli incontro, con mano sollecita, c’è proprio Lei, santità, che lo sorregge e lo rialza, spinto dalla Madonna della Libera, che illumina la scena”. Proprio a destra dell’altare, infatti, viene posizionata la Madonna lignea di Cercemaggiore, la Madonna della Libera, cui è dedicata la Santa Messa. Nella sua omelia, Bergoglio richiama politica e imprenditoria alle proprie responsabilità in tema di lavoro e occupazione. Parole forti, profonde. “Vi incoraggio tutti, sacerdoti, persone consacrate, fedeli laici, a perseverare sulla strada della solidarietà – queste le parole del Papa alle migliaia di fedeli assiepati sotto il sole – servendo Dio nel servizio ai fratelli, e diffondendo dappertutto la cultura della solidarietà. C’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti. Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario. È necessario porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari”. Una lettura della messa è stata fatta da un non vedente, Luigi, 60 anni, impegnato nei movimenti religiosi, che ha letto un brano in Braille. Poi, il saluto conclusivo di monsignor Bregantini, che sottolinea come il Molise abbia immenso bisogno della “cultura della solidarietà” davanti “alla precarietà e alla disoccupazione, piaga che richiede da parte di tutti ogni sforzo e tanto coraggio” e ringrazia tre volte il Pontefice per la sua presenza.

LA VISITA AI MALATI E IL PRANZO CON I POVERI. Francesco fa visita ai malati in cattedrale. Particolarmente toccante l’incontro con una maestra malata di cancro, che voleva donargli una croce di ferro, tipica dell’artigianato molisano. Il Papa le ha detto: “Te la benedico, te la restituisco e tu devi promettermi che pregherai su questa croce per me. Questo è il nostro patto”, riferisce il quotidiano ‘L’Avvenire’. Lasciata la chiesa, il Pontefice percorre a piedi e senza particolare protezione alcune vie della città, cercando, come ama, il contatto con la gente. Poi si trasferisce in papamobile alla ‘Casa degli Angeli’, il nuovo centro caritativo della diocesi creato in una ex scuola. Qui il Papa pranza con i poveri assistiti dalla Caritas, 50, di cui 10 immigrati, inaugurando così la struttura a lui che sarà a lui intitolata, come annunciato dall’arcivescovo Bregantini. C’è spazio anche per uno sfottò con i parroci colombiani dopo la sconfitta al Mondiale contro il Brasile. Poi si va a tavola: fettuccine ai funghi, cavatelli, caponata, pollo e patate al forno. Per concludere, crostata al limone, frutta di stagione e Mate, il tè argentino. Si conclude così la prima tappa molisana del Papa, che riparte in elicottero verso Castelpetroso.

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