Castelpetroso/ Bergoglio traccia la via per i giovani: “Non accontentatevi di piccole mete”

L’ARRIVO A CASTELPETROSO E L’INCONTRO CON I GIOVANI. Lasciati i circa 80mila fedeli del capoluogo di regione, Bergoglio atterra alle 15 dinanzi alla Basilica Minore dell’Addolorata di Castelpetroso, eretta nel luogo dove due ragazze, Fabiana e Serafina, nel 1888 ebbero una visione della Vergine mentre lavoravano nei campi. Il Papa trova un tripudio di giovani ad aspettarlo, circa 20mila, quasi una piccola Giornata mondiale della gioventù. Sono i ragazzi delle quatto diocesi molisane, oltre a una delegazione dell’Abruzzo. Ma sono in tanti anche dalla Puglia, in particolare dalla vicina provincia di Foggia, giunti in Molise per abbracciare calorosamente il Papa argentino. In tutto, Castelpetroso farà registrare 30mila presenze, incuranti del caldo per ‘toccare con mano’ Francesco.  (GUARDA LA FOTOGALLERY IN BASSO).

I giovani delle diocesi di Abruzzo e Molise si sono preparati all’appuntamento con il vescovo di Roma da oltre un mese. Il loro entusiasmo contagia il Pontefice, che lo assorbe e riversa sulla folla con tutto il calore, l’energia e l’affetto di cui è capace. E’ qui, dinanzi a una ‘festa dei giovani’ che forse, nell’intensa giornata molisana, il Pontefice dà il meglio di sé, tracciando il cammino da seguire per le nuove generazioni con un discorso da pelle d’oca, con parole che incendiano i cuori e fanno venire gli occhi lucidi. 

A dargli il saluto della Conferenza episcopale abruzzese e molisana è monsignor Pietro Santoro, delegato della Pastorale giovanile. “I giovani della nostra terra – afferma – sono buoni e generosi, ma portano anche cicatrici: disoccupazione, precarietà, esposizione al pensiero unico che getta diserbante etico sui loro sogni. Ma vogliono rimanere per essere i seminatori di una terra dove possano crescere le piante della fraternità, della giustizia, dove il perdono, ricevuto dalla misericordia di Dio diventi l’altro che Dio ci metta accanto come volto da custodire nella tenerezza”.

Segue, in rappresentanza dei giovani, Sara Messere, 29 anni, della diocesi di Trivento. “Carissimo Padre, amiamo la nostra terra e desideriamo che i sogni di santità, di famiglia, di lavoro si realizzassero qui, in questi luoghi dove i nostri nonni hanno sudato lacrime e sangue. Ci aiuti a non perdere la speranza quando ci troviamo di fronte a tanti che alla domanda: da dove vieni, dal Molise? Ma è una regione italiana? Ci aiuti ad essere fieri delle nostre semplici origini, ci aiuti ad essere giusti e forti quando ingiustizie sociali ci impediscono di crescere, ci aiuti ad essere fieri e certi che ‘da Nazareth può uscire qualcosa di buono'”.

IL DISCORSO AI GIOVANI: L’INVITO AD AVERE CORAGGIO E A NON STARE FERMI. Francesco non tradisce le aspettative dei papa boys. Esordisce ringraziando i giovani per l’entusiasmo trasmessogli. Entusiasmo, spiega, che è “una parola che deriva dal greco, e che significa ‘avere qualcosa di Dio dentro’ e manifestarlo gioiosamente. Cari giovani – queste le sue parole – il cuore dell’essere umano aspira a cose grandi, a valori importanti, ad amicizie profonde, a legami che si irrobustiscono nelle prove della vita anziché spezzarsi. L’essere umano aspira ad amare e ad essere amato, definitivamente. La cultura del provvisorio non esalta la nostra libertà, ma ci priva del nostro vero destino, delle mete più vere ed autentiche. Cosa significa scegliere la via per un giovane? Non stare fermi, camminare, andare verso qualcosa. Uno può muoversi, ma senza camminare, può solo errare, girovagare. La vita, però, non è stata fatta per girovagare, ma per camminare”. Di qui l’invito ad avere coraggio, a costruire “legami sulla roccia dell’amore, non sulla sabbia dell’emozione. Non lasciatevi rubare il desiderio di costruire nella vostra vita cose grandi e solide! Non accontentatevi di piccole mete! Aspirate alla felicità, abbiatene il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi e di giocare in pienezza il vostro futuro insieme a Gesù”. Poi, al centro, ancora il tema del lavoro: E’ triste – ha detto Papa Francesco – trovare giovani ‘né-né’: né studiano, perché non possono, né lavorano. Questa è la sfida che tutti, comunitariamente dobbiamo vincere. Non possiamo essere rassegnati a perdere una generazione che non ha lavoro, e per questo non ha dignità. Una generazione senza lavoro è una sconfitta futura per la Patria e per l’umanità”. Ancora Bergoglio: “Il coraggio e la speranza sono doti di tutti, ma in particolare si addicono ai giovani. Il futuro è nelle mani di Dio, e Gesù, il Figlio Unigenito, ci assicura che sono le mani di un Padre provvidente. Questo non significa negare le difficoltà e i problemi, ma vederli, questi sì, come provvisori e superabili. Le difficoltà, le crisi – così Papa Bergoglio tra gli applausi dei ‘suoi’ ragazzi – con l’aiuto di Dio e la buona volontà di tutti possono essere superate, vinte, trasformate”.

Quando smette di parlare, la folla lo osanna col cuore che trabocca di gioia, chiamandolo ripetutamente: “Francesco! Francesco! Viva il Papa!”. Lui saluta per l’ultima volta la Basilica, straripante di fedeli che non lo dimenticheranno mai. Il tempo è volato, e il vicario di Cristo deve ripartire per terza e ultima tappa del suo viaggio in Molise: Isernia.