ISERNIA. I detenuti della Casa circondariale di Isernia commentano lo storico incontro con Papa Francesco avvenuto durante la sua visita in Molise lo scorso 5 luglio. Di seguito le parole scritte in una lettera diffusa oggi:
“Abbiamo provato un’emozione indescrivibile nel momento della sua entrata, non solo la sua presenza ci ha impressionato, ma grazie all’alone di luce che il Sommo Pontefice si è portato dietro, per un attimo ci è parso di vedere Gesù in tutta la Sua grandezza. Questo incontro ci ha fatto capire, una volta di più, che i nostri errori commessi, non si dovranno ripetere mai più e, le sue parole di conforto e speranza, hanno scritto con caratteri indelebili una pagina irripetibile che per sempre albergherà nelle nostre anime di peccatori. La vicinanza del Vicario di Cristo per persone dai più considerate irrecuperabili delinquenti e spesso e volentieri dimenticati dall’ immaginario collettivo, è stato sicuramente un miracolo sociale. Tra di noi c’e stato chi lo ha abbracciato, chi lo ha baciato, chi ha pianto e chi si è inginocchiato innanzi a lui sperando in una sua carezza, puntualmente e generosamente subito concessa. C’era chi si è preparato un discorso da fargli, chi gli voleva chiedere qualcosa di personale, chi gli voleva chiedere perdono, ma le nostre labbra si sono paralizzate, i nostri cuori si sono per un attimo fermati, siamo stati solo capaci di dirgli: ‘Grazie per essere venuto tra di noi’. Vedere un Pastore in mezzo ad un gregge di pecore nere, con il suo sorriso di perdono, per un giorno ha fatto sì che anche noi ci sentissimo presi per mano e accompagnati verso un cammino di speranza e redenzione. Per cinquantadue volte (tanti siamo i ristretti), lui ci ha umilmente chiesto di pregare per lui e ad ognuno di noi, sostenendo l’estrema facilità di cadere in errore, ha domandato: ‘Perché voi e noi io?’. Restituendoci pienamente la nostra dignità, ha continuato dicendo: ‘Tutti facciamo degli sbagli nella vita, e tutti dobbiamo chiedere perdono, anche io, perché anche io sono un peccatore anche se faccio un mestiere diverso dal vostro, e come vi perdona il Signore, anche io lo faccio perché sia io che Lui non ci stanchiamo mai di perdonare’. Noi reclusi, è da un mese che parliamo della sua visita e per almeno un altro mese, i nostri discorsi saranno concentrati su ciò che abbiamo vissuto quel giorno del cinque luglio. Ci piace concludere queste righe, ringraziando chi ha contribuito alla riuscita di questo Santo evento: oltre tutti i volontari della Pastorale Carceraria locale, vogliamo abbracciare virtualmente i nostri fratelli Maria Albani, Roberta Di Fiore e Paolo Orabona che quotidianamente ci hanno guidato e ci guidano nel nostro percorso riabilitativo. Viva Papa Francesco e che Dio vi benedica”.