Poliziotto morto, assolto Pietro Campellone

ISERNIA. Il noto medico isernino Pietro Campellone, unico imputato per la vicenda della morte dell’agente della Squadra mobile Giuseppe Iacovone, è stato “assolto perché il fatto non sussiste”. La sentenza, pronunciata dopo le 16 di oggi, è stata emessa con rito abbreviato dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Isernia, Elena Quaranta. Soddisfatto l’avvocato difensore, Marco Franco, del Foro di Roma, che si è visto accogliere la tesi sostenuta fin dall’inizio. Ovvero, nessun inseguimento, essendo il tratto di strada percorso dall’auto della polstrada troppo breve. Di ben altro avviso l’avvocato Arturo Messere, che assiste la famiglia del poliziotto deceduto e che non si dà per vinto. “L’errore giudiziario è frequente, non mi meraviglio troppo – ha detto il legale di Campobasso – ma come disse Ottaviano ai cesaricidi, ci rivedremo a Filippi”. Praticamente certa, infatti, il ricorso in appello del procuratore capo della Repubblica, Paolo Albano, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni a margine del verdetto. Inevitabile, poi, lo scoramento dei familiari di Iacovone: “La giustizia – questo il commento della sorella – ha ucciso mio fratello due volte”. L’agente 28enne, originario di Capriati al Volturno, morì in servizio, nel marzo del 2012, mentre inseguiva un’auto in fuga lungo la Statale 85, all’altezza di Macchia d’Isernia. Iacovone e l’altro agente si scontrarono frontalmente contro un tir che procedeva in senso opposto. Il mezzo pesante, che trasportava mozzarelle, tentò di evitare l’impatto, uscendo fuori strada. Mentre la volante finì sotto il tir che intanto urtò anche un furgoncino ‘Wolkswagen” rosso. Iacovone morì dopo, l’altro poliziotto rimase gravemente ferito, ma alla fine riuscì a cavarsela. Responsabile dell’incidente era considerato il noto dermatologo pentro, sul quale pendevano le ipotesi di reato di resistenza a pubblico ufficiale e morte derivante da altro delitto.