CAMPOMARINO. Ventotto anni di carriera concentrati in 90 minuti di fuoco, per uno spettacolo incredibilmente coinvolgente anche per i profani. Ha lasciato senza fiato la performance di The James Taylor Quartet, lunedì sera, 18 agosto, a Campomarino, prima tappa itinerante dell’Eddie Lang Jazz Festival. La band, capitanato dal fenomeno dell’organo hammond che dà il nome al gruppo, ha letteralmente fatto ballare una piazza Vittorio Veneto traboccante di energia grazie all’estro funambolico di Taylor e soci. Musicisti capaci di spaziare dalle melodie di brani come ‘Song for my Dad’, a brani classici rivisitati con il brio tipico dell’acid jazz e del funk, che hanno reso storicamente imperdibili le esibizioni dal vivo del gruppo inglese (come insegna il mitico album Whole Lotta Live). Un concerto caldo e avvolgente, in cui Taylor ha dimostrato, ancora una volta, di essere un performer capace di divertire e far scattare in piedi anche chi della sua musica non conosceva nulla. Classe e grinta che l’organista – accompagnato da Andrew McKinney al basso, Patrick Illingworth alla batteria e Andrew Cox alla chitarra – sprigiona su ogni tasto del suo hammond, quasi a volerlo sbriciolare nell’estasi dei suoi assoli.
Il concerto, tuttavia, tocca il suo punto più alto quando la band ritorna alle origini, ovvero alle celebri soundtrack di film e telefilm che l’hanno resa famoso nel mondo: da ‘Theme from Starsky & Hutch’ (GUARDA IL VIDEO)
al riarrangiamento funky-jazz di ‘Blow-Up’ di Herbie Hancock, in piazza è un tripudio di canti e balli, con il pubblico che si ammassa sotto il palco senza star fermo un attimo e applaudendo senza sosta dopo una serata – l’ennesima regalata dall’Eddie Lang – innegabilmente grandiosa.
Dons
