Categories: CRONACA

Ostetricia e ginecologia: ancora caos al Veneziale

ISERNIA. Secondo quanto riportato dagli ultimi studi di settore, richiesti in via preliminare dal Ministero della Salute, l’ospedale di Isernia farebbe registrare una natalità poco superiore allo zero con le sue circa 400 nascite l’anno. Numeri inequivocabilmente bassi, per un presidio di neonatologia, tanto da far supporre una prossima se non immediata soppressione del reparto di Ostetricia e Ginecologia. In tutta la regione resterebbe soltanto il presidio del Cardarelli di Campobasso. Sarebbe l’ulteriore colpo alla sanità pentra, dopo la soppressione del SS Rosario di Venafro e il ridimensionamento del Caracciolo di Agnone.
La situazione, per quanto riguarda il nosocomio isernino, sarebbe precipitata dal mese di agosto: come spiega ‘L’Eco dell’Alto Molise’, quando una serie di assenze tra le ostetriche hanno letteralmente svuotato il reparto. Infatti, le circa dieci unità in servizio si erano ammalate, marcando visita per tutto il mese. Per ovviare a tale precaria situazione, i vertici dell’Asrem avevano diramato al personale di Agnone, un ordine di servizio avente ad oggetto il trasferimento momentaneo presso il reparto di Ginecologia del Veneziale, pena la paralisi dell’intero reparto con conseguenti blocchi delle nascite.
Di contro, spostando tali professionalità presso l’analogo reparto di Isernia, l’Asrem ha fatto sì che il Caracciolo rimanesse “scoperto”. Di pari passo si è interrotto anche il servizio di screening volto alla prevenzione delle patologie femminili. Una interruzione, dei già precari servizi erogati dal nosocomio altomolisano, iniziata da qualche giorno, ma che si protrarrà almeno fino alla metà di settembre, anche se il provvedimento dell’Asrem era valido fino al 31 di agosto. Già da qualche giorno, insomma, il personale spostato momentaneamente da Agnone a Isernia avrebbe dovuto tornare in servizio presso il Caracciolo. Il condizionale è tuttavia d’obbligo, in quanto al primo ordine di servizio non è seguito quello di revoca come prassi amministrativa vuole, perché chi avrebbe dovuto firmarlo nel frattempo è andato in pensione. Ragion per cui le infermiere agnonesi, non avendo avuto direttive in merito, non sanno con precisione dove prestare la loro opera lavorativa. Se rientrassero ad Agnone rischierebbero una sanzione disciplinare perché di fatto violerebbero un ordine di servizio.
Un ulteriore capitolo si aggiunge alla saga della sanità molisana degli ultimi anni: un altro servizio lasciato morire nel silenzio, portando all’esasperazione situazioni già al limite e poi magari giustificandone la soppressione di servizi di reparti.

Francesco Clemente

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mikeante

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