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Bersani alla Festa dell’Unità: il Pd sopravviva ai suoi leader

MONTERODUNI. “Oltre che di governare, dobbiamo preoccuparci che il Pd si consolidi come un grande soggetto collettivo che sopravviva a Bersani, a Renzi e a quello che è il dopo Renzi”. Lo ha detto l’onorevole Pierluigi Bersani, ospite d’onore – insieme al ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina – ieri sera a Monteroduni nella prima serata della Festa provinciale dell’Unità. Alla presenza dell’onorevole Danilo Lvea – tra i papabili per la nuova segreteria nazionale – dell’assessore regionale Massimiliano Scarabeo, del sindaco di Isernia Luigi Brasiello e del governatore Paolo Frattura, solo per citare alcuni dei numerosi presenti, l’ex segretario non ha mancato di dire la sua sui temi più delicati del momento. A partire da quello dell’allargamento della segreteria nazionale, precisando che lui si sarebbe dimesso da segretario il giorno dopo l’assunzione della premiership. “All’interno del Pd bisogna discutere – questa l’indicazione di metodo di Bersani – Detto questo, il segretario è libero di farsi la segreteria come vuole, se intende utilizzare contributi anche da parte delle minoranze è libero di farlo. La gestione unitaria, però, presuppone di capire come si gestisce un partito dopo un’attenta riflessione. Per ogni scelta occorre consultarsi a livello collettivo, ascoltare i consigli, farsi un’opinione. Poi chi dirige il traffico, a Roma, sceglie e dice ‘si fa così'”.

Dopo aver ribadito di non volersi candidare alla guida della Regione Emilia Romagna, per la quale “ho già dato”, Bersani riserva una battuta anche sul tema dei tagli delle Province. “Chiudere è una parola complicata, sul tema c’è stata un po’ di approssimazione, non solo a livello politico, e un po’ di demagogia. Dobbiamo avere il coraggio di discutere democraticamente l’assetto fisico delle Regioni, non può esserci uno da Roma che dice ‘questo no’: tocca sentire gli umori del basso”. Poi l’auspicio per un partito che diventi realmente radicato sul territorio, al di là di chi lo guida. “Da 20 anni – spiega Bersani – abbiamo deciso, in Italia, che non si può parlare di partiti e di politica, che ci vuole sempre qualcuno che faccia i miracoli. Siamo andati avanti per 20 anni con ricette demagogiche, eppure non c’è nessuna democrazia al mondo che non abbia partiti, moderni che dir si voglia, leggeri o pesanti, che non sopravvivono ai loro leader. I 20 anni che abbiamo alle spalle, invece, ci dicono che in Italia abbiamo partiti che non sono capaci di sopravvivere ai loro leader. Il Pd – conclude l’ex segretario nazionale – è una sfida da questo punto di vista: e questa cosa, per l’Italia, non è una cosa da poco. Su questo, ecco, voglio dare una mano”.

 

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mikeante

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