FILIGNANO. Disservizi postali persistenti nei comuni alle porte del Venafrano. Dura presa di posizione da parte del sindaco di Filignano, Lorenzo Coia. Il primo cittadino, dopo aver sollevato il caso nel mese di agosto, era riuscito a ottenere un incontro con i dirigenti del Servizio recapito Area RAM 3 di Pescara presso il proprio comune. Dall’incontro erano scaturite numerose rassicurazioni in merito allo smistamento della posta in giacenza, in modo tale da far tornare il servizio alla normalità. Inoltre, Poste Italiane si era impegnata a sopperire alla carenza di personale mediante assegnazione di nuove risorse umane a seguito del pensionamento del postino. Dall’altra sponda, il Comune di Filignano aveva dichiarato la propria disponibilità a localizzare e indicare i recapiti non censiti da idonea toponomastica. Ma nonostante le proteste, iniziate oltre un mese fa e recapitate anche a organi periferici dello Stato, il servizio di recapito postale nel Comune di Filignano continua a funzionare a singhiozzo. A tal proposito, Coia ha ritenuto, visti i persistenti disservizi, di non rinnovare a Poste Italiane il contratto di recapito bollettini Tasi, Tari e Imu, che avrebbe fruttato al gestore postale oltre 10 mila euro annui. Interessato anche il prefetto di Isernia affinché si attivi, in sede di Conferenza permanente, per risolvere il contenzioso con Poste Italiane. Coia ha anche chiesto all’onorevole Danilo Leva di attivarsi presso il sottosegretario con delega alle Poste affinché si pongano in essere tuttle le azioni necessarie a risolvere il disservizio. Inoltre, il primo cittadino si è riservato la facoltà di azioni alla competente autorità giudiziaria con l’ipotesi di reato di interruzione di pubblico servizio a fronte di una persistente inadempienza di Poste Italiane SpA, oltre a quelle in sede civile volte ad ottenere ii risarcimento danni eventualmente patito dai cittadini, senza escludere addirittura una class action. La particolarità del modello statunitense di tutela dei consumatori si incentra soprattutto su due aspetti: la possibilità di ricorrere ad un’azione collettiva a fini risarcitori e quella di ottenere i cosiddetti danni punitivi. È un meccanismo processuale che consente di estendere i rimedi concessi a chi abbia agito in giudizio e abbia ottenuto riconoscimento delle proprie pretese anche a tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti che non si siano attivati. È quindi ammesso al risarcimento anche chi agisce in giudizio dopo le sentenze che concludono l’azione collettiva. L’azione collettiva nasce dall’esigenza di consentire, per ragioni di giustizia, di economia processuale e di certezza del diritto, a chi si trovi in una determinata situazione di beneficiare dei rimedi che altri, avendo agito in giudizio ed essendo risultati vittoriosi, possono esercitare nei confronti del convenuto.
Francesco Clemente