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Lo specchio della verità alla Provincia di Isernia

ISERNIA. “Sembra strano ma non andiamo fuori tema e oggetto se oggi autovalutiamo con una sana analisi critica le cause per cui la nostra Provincia, e quindi anche la gestione amministrativa e finanziaria della stessa, sia così difficilmente curabile dagli endemici mali a tutti noi noti. Abbiamo forse vissuto in questi anni al di sopra delle nostre possibilità, grazie ad un patto scellerato tra politica di basso profilo e popolo immaturo, da che l’attuale scenario del dissesto finanziario. Sì, è anche vero che molti in questi anni hanno lavorato sodo e onestamente e altri invece hanno approfittato di quel fatale connubio, ma se è vero che non tutti siamo egualmente responsabili di questa situazione, certamente oggi tutti ne paghiamo le pesanti conseguenze. Vanno rimossi oggi non solo i pesanti conflitti di classe, ma anche i conflitti economici-sociali e in particolare oggi urge ritrovare, forse, nuove forme di rappresentanza, laddove la politica ha certamente smarrito ogni funzione e significato. Vi è anche da dire che il recente passato di prosperità e di benessere dovuto alla nascita nel territorio del Venafrano di fabbriche che davano lavoro a tanti cittadini è stato un fallimento, la maggiore parte della forza lavoro è cassintegrato o in mobilità e il territorio è diventato un cimitero con la maggior parte delle fabbriche chiuse, per non parlare della Ittierre e di Di Risio. Aggiungasi a quanto sopra anche un immenso tasso di assistenzialismo con assunzioni e clientele estese e di consulenze costose per le casse dell’erario date a vario titolo dalla Regione Molise. Si è distrutta l’idea della meritocrazia, si sono smarriti i doveri e si sono dimenticati i valori del lavoro ben condotto, nonché competenza e trasparenza. Un andazzo contro il quale pochi in questi anni hanno reagito, un andazzo che ha avuto il solo merito di diffondere molte ricchezze su tanti strati sociali, al di là del giudizio di merito. Una tendenza, uno stile, un andazzo che andava bene a troppi e che la casta ha ben gestito, con la compiacenza di molti beneficiari. Un sistema marcio che ha accumulato grasso ormai esaurito, laddove spolpiamo oggi solo l’osso, con paura e disperazione. All’orizzonte la liquefazione dei risparmi dei genitori e dei nonni e l’azzeramento di un sistema di protezione sociale ormai inadeguato a proteggere le tante e nuove povertà. Una era è quindi chiusa, finita miseramente e con gravi e pesanti eredità debitorie, laddove oggi parlare di crescita significa forse illudere molti cittadini creando nuova frustrazione, e anche comprensibile rabbia, tutta da canalizzare, pena la tenuta del tessuto sociale. Chi in questo sistema si è arricchito illecitamente dovrà reggere il peso e le conseguenze”.

Il consigliere provinciale
Gino Di Silvestro

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