ISERNIA. Più tasse per tutti, nel capoluogo pentro. Da ieri, Isernia si candida di diritto a diventare una città meno vivibile, dal punto di vista della pressione fiscale. Il Consiglio comunale ha infatti approvato, a maggioranza, due provvedimenti in materia tributaria con i quali vengono innalzate la Tari (tassa sui rifiuti) e l’addizionale comunale dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche, che passa – rispetto al 2013 – dallo 0,7 allo 0,8 per cento, l’aliquota massima consentita.
Quanto alla Tari, invece, l’amministrazione guidata dal sindaco Luigi Brasiello ha deciso di parametrare le tariffe non più sulla base della metratura delle abitazioni, ma sul numero dei componenti del nucleo familiare. Insomma, per l’ex Tares, le variazioni rispetto al 2013 faranno sì che si paghi di più a seconda dell’utilizzo del servizio. Ne consegue che la tassa sui rifiuti diviene più cara, per un nucleo familiare, mano a mano che sale il numero dei suoi componenti. La grandezza della famiglia, insomma, ora incide decisamente più di quella di una casa, in termini di metri quadrati. Per semplificare ulteriormente, i rincari più sensibili dovrebbero finire per interessare le abitazioni più piccole occupate da più persone, piuttosto che quelle più grandi in cui vivono in pochi.
I due provvedimenti fiscali hanno provocato la levata di scudi dell’opposizione di centrodestra: Domenico Chiacchiari, consigliere di Progetto Molise – da giorni in trincea per chiedere, tramite una petizione tra i cittadini, una differenziazione di tariffe per la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, che condannerebbe i residenti nelle borgate a pagare per servizi che (in molti casi) ancora non esistono, quali l’illuminazione pubblica o la manutenzione strade – ha abbandonato l’aula per protesta. Mentre Giacomo d’Apollonio, di ‘Isernia in Comune’, ha lamentato duramente come la minoranza consiliare, su questioni così delicate, non sia stata minimamente coinvolta. In effetti, l’assise di ieri era stata convocata d’urgenza solo il giorno prima: e il 30 settembre rappresentava la data ultima entro la quale bisognava deliberare in materia di Tari e Irpef. Il sindaco Brasiello, in merito al ritardo con il quale sono state affrontate le due questioni, si è giustificato adducendo la questione del lodo Spinosa, per il quale l’amministrazione ha ottenuto la sospensiva soltanto lo scorso 24 settembre. “Se non avessimo ottenuto questo risultato – ha dichiarato il primo cittadino – per Isernia sarebbe stato il default. Oltre a Tasi, Tari e addizionale comunale Irpef, avremmo dovuto ritoccare verso l’alto anche i servizi a domanda individuale, come ad esempio la mensa dei bambini dell’asilo, facendoli lievitare a dismisura”. Parole suffragate dalla spiegazione tecnica del dirigente del settore Finanze, il dottor Antonello Incani, che ha chiarito come le scelte fatte in tema di bilancio siano nell’ottica di fornire dati il più veritieri possibile, evitando così richiami dalla Corte dei conti. Le parole del sindaco hanno infastidito non poco d’Apollonio: “Si usa la questione del lodo – ha tuonato in aula – per discolparsi dalla paralisi amministrativa cui è stata condannata la città”.
L’aumento delle tasse provoca anche le prime crepe nella maggioranza. Angelo Cutone, trasmigrato dalle file della lista civica di centrodestra ‘Isernia in Comune’ a quelle di ‘Diritti e libertà’, a sostegno del centrosinistra, ha votato contro entrambi i provvedimenti. “Un voto secondo coscienza”, ha spiegato, in un momento difficilissimo per le famiglie e l’intero tessuto sociale di Isernia e della sua provincia, “che non può sopportare un tale inasprimento della pressione fiscale”. La ‘rottura’ avrebbe già provocato le prime reazioni. A fine Consiglio, secondo indiscrezioni, qualcuno nel centrosinistra avrebbe chiesto addirittura ‘l’epurazione’ di Cutone dalla maggioranza. Alla fine, l’aumento delle tasse passa: contrari solo i cinque esponenti di minoranza Di Perna, Kniahynicki, Fantozzi, De Toma e d’Apollonio e, appunto, Cutone.
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