HomeNotizieCRONACAIva non versata, la Cassazione: no al sequestro preventivo dei beni

Iva non versata, la Cassazione: no al sequestro preventivo dei beni

POZZILLI. E’ stata annullata dalla Terza Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione l’ordinanza con cui il tribunale del Riesame di Isernia aveva respinto la richiesta di dissequestro dei beni per un’azienda operante nel settore dell’automotive nel Nucleo industriale di Pozzilli-Venafro. L’azienda, assistita dall’avvocato di Isernia Gianni Perrotta, era finita sotto la lente della Guardia di Finanza pentra nel dicembre dell’anno scorso, con conseguente denuncia del titolare – un imprenditore di origine pugliese, residente nel modenese, ma da tempo presente in provincia di Isernia – per omesso versamento di Iva e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. L’uomo, secondo le accuse, avrebbe omesso di versare l’Iva nelle casse dell’Erario per oltre 650mila euro. Gli investigatori delle Fiamme Gialle di Isernia bussarono alle porte della sua azienda per passare scrupolosamente al setaccio la contabilità e per verificare tanto la regolarità delle dichiarazioni quanto l’effettività dei versamenti delle relative imposte. Ma a loro dire, oltre ai presunti mancati versamenti l’imprenditore, per cercare di evitare eventuali azioni del Fisco, avrebbe simulatamente trasferito gli immobili aziendali ad una società apparentemente terza, ma riconducibile di fatto a un figlio, in modo da conservarne la disponibilità. La cessione degli immobili – secondo le indagini – era avvenuta al solo scopo di eludere le disposizioni normative introdotte con la Finanziaria 2008, in tema di aggressione ai beni e al denaro dell’amministratore e dell’azienda che incrementano illecitamente il proprio patrimonio, per un controvalore corrispondente all’imposta non versata. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Isernia individuarono la società e le relative disponibilità patrimoniali costituite da diversi terreni e fabbricati nelle province di Foggia, Reggio Emilia e Modena, oltre a quote societarie ed altre partecipazioni mobiliari. E così, dopo la segnalazione alla procura della Repubblica di Isernia, seguì la denuncia a piede libero dell’amministratore, che consentì al procuratore capo, Paolo Albano, di richiedere un decreto di sequestro preventivo per equivalente, poi emesso dal giudice per le indagini preliminari di Isernia. L’avvocato Perrotta si oppose dinanzi al Riesame, ma l’istanza fu rigettata. Il 18 settembre scorso, infine, il deposito in cancelleria della sentenza 38292/14 della Cassazione, con la quale è stata annullata l’ordinanza del Riesame con rinvio al tribunale di Isernia. Una sentenza “destinata a fare giurisprudenza – spiega un soddisfatto Perrotta – in quanto attesta come non si possa procedere al sequestro dei beni che attengono a una società per reati tributari, salvo il caso che la società sia fittizia o quando i beni oggetto del sequestro costituiscano il prezzo o il profitto del reato”.

 

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