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Villa Flora, maltrattamenti ad anziani e malati psichiatrici: 13 arresti, domiciliari per il sindaco Franco Rossi

ISERNIA. Disabili psichici e anziani tra i 75 e gli 80 anni trattati come animali. In condizioni ai limiti della sopravvivenza. Chiusi a chiave per ore, abbandonati a se stessi, nella sporcizia più totale, senza alcun conforto. Non un libro, non un televisore, non un oggetto – uno qualsiasi – con il quale potersi distrarre, per un attimo, da una vita già di per sé sfortunata. Questa era Villa Flora, residenza sociale assistenziale per anziani e malati psichiatrici con sede a Montaquila: la “clinica degli orrori”, come definita dalla procura della Repubblica di Isernia nel corso della conferenza stampa di stamani.

Trentadue le persone indagate: 19 a piede libero, 13 finite agli arresti domiciliari. Più di tutti spicca il nome del dottor Franco Rossi, medico neurologo, titolare della struttura e sindaco del Comune di Montaquila. Le ipotesi di reato sono quelle di aver sottoposto i pazienti, in maniera continuata e sistematica, a maltrattamenti. Ma gli accusati dovranno rispondere, a vario titolo, anche di sequestro di persona, lesioni, percosse e abbandono di persone incapaci. Le indagini – coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica di Isernia, Federico Scioli, e condotte dei carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazione di Campobasso, al comando del capitano Antonio Forciniti – sono durate un anno.

Tutto è cominciato dopo la segnalazione di un’anziana donna, che lasciò Villa Flora sostenendo di aver dovuto sopportare costrizioni di natura fisica e psicologica. Dopo gli accertamenti del caso, stamattina presto la ‘bomba’: 30 carabinieri dei Nas di Campobasso, Napoli, Bari, Salerno e Foggia, con il supporto dei colleghi delle locali stazioni, hanno dato esecuzione – su disposizione del giudice per le indagini preliminari del tribunale pentro, Elena Quaranta – ai decreti di custodia cautelare ai domiciliari per Franco Rossi e altri dodici tra infermieri e operatori socio-sanitari, residenti tra le province di Isernia e Campobasso. Tra gli indagati a piede libero, tuttavia, figurano anche medici, fisioterapisti, dipendenti amministrativi della struttura.

La clinica – una sessantina in tutto i dipendenti – non poteva erogare servizi o prestazioni di carattere sanitario, ma soltanto socio-assistenziale. Necessitava, insomma, soltanto di autorizzazioni di natura locale (ovvero da parte del Comune, guidato proprio dal sindaco Rossi). Accreditata per 150 pazienti, alcuni anche di giovane età (tra i 25 e i 40 anni), presentava in realtà una prima irregolarità già nella quantità dei ricoveri effettivi, pari a oltre 180. Come si vede, tra il numero degli addetti e quello degli ‘assistiti’ esiste un forte sproporzione: non a caso, a fare il turno di notte, come spiegato dalla procura, erano soltanto due gli operatori impiegati.

Ma questo è niente. “Villa Flora, nonostante un nome che faceva ben sperare, era praticamente una casa di detenzione – ha spiegato il procuratore capo Paolo Albano – dove gli infermi non erano trattati come essere umani. Ma dove venivano chiusi a chiave per ore nelle stanze, che presentavano l’aspetto di vere e proprie celle. Era come se fossero in un vero e proprio lager”. Parole forti, quelle di Albano, che ha spiegato come il materiale probatorio raccolto, soprattutto a livello di immagini, sia un vero e proprio pugno nello stomaco.

“Abbiamo registrato immagini terribili, troppe crude anche da divulgare sulla stampa, se non in una breve sintesi. Uomini e donne nudi, in piedi, in condizioni di promiscuità, in fila per fare le docce. Come ad Auschwitz. Senza nessuna libertà o autonomia. La loro dignità è stata annullata. Non tanto con le violenze fisiche, che talvolta sono state comunque adoperate se non si ottemperava alle disposizioni impartite. Ma soprattutto con quelle psicologiche. La vita, per questi poveri soggetti, sembrava quella trascorsa nei campi di concentramento nazisti: condizioni igieniche pessime, con i pazienti – anche affetti da patologie invalidanti come l’Alzheimer e dunque non autosufficienti – legati ai letti con dei lacci e chiusi a chiave per ore e ore, sedati tutto il giorno per impedirne le proteste”. I letti, talvolta, erano privi finanche di materassi. Al posto delle lenzuola – in alcuni casi – venivano usati sacchi neri della spazzatura. I malati dormivano anche tra i propri escrementi. E con quelle stesse lenzuola insudiciate, dopo il macabro rito delle docce, gli infermi erano anche costretti ad asciugarsi.

Tutto questo, per una retta mensile di 1.200 euro al mese.

Villa Flora, attualmente, continua a funzionare, in assenza ovviamente dei soggetti principalmente coinvolti nelle segregazioni e nei maltrattamenti. Il dottor Albano ha assicurato che la vigilanza sulle condizioni di salute delle persone ancora all’interno sarà massima.

In merito, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha inviato una nota di ringraziamento nei confronti del Nas e dei magistrati che hanno condotto l’operazione.

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