Categories: CRONACA

Villa Flora, la procura valuta due morti sospette

ISERNIA. Due morti sospette al vaglio della procura. Spuntano nuovi particolari nella vicenda di ‘Villa Flora’, la casa di riposo di Montaquila finita sotto i riflettori dell’intera stampa nazionale per presunti maltrattamenti ai danni di anziani e disabili psichici ricoverati all’interno. Alcuni degli indagati, infatti, potrebbero dover rispondere anche di omicidio colposo.

La procura di Isernia, secondo fonti investigative, starebbe vagliando se aggiungere un ulteriore capo d’imputazione nel già corposo fascicolo d’indagine che vede tredici persone agli arresti domiciliari con le accuse, a vario titolo, di maltrattamenti, sequestro di persona, lesioni, percosse e abbandono di persone incapaci, oltre a 19 indagati a piede libero.

IL CASO SCIPIONI. La vicenda particolarmente monitorata è quella di Jole Scipioni, paziente psichiatrica di 60 anni, originaria del basso Lazio, deceduta a Vila Flora nell’aprile 2014, di cui ‘Isernianews’ ha riferito già ieri (leggi l’articolo).

Secondo la diagnosi dei sanitari di Villa Flora, la donna sarebbe morta per setticemia. A causarla, l’uso eccessivo di un catetere, non controllato a dovere. Ma ai familiari della donna viene detto, su esplicita indicazione di Franco Rossi – sindaco di Montaquila, medico neurologo, titolare della struttura socio-assistenziale e principale indagato nella vicenda – di un arresto cardiaco. E’ pur vero che le intercettazioni ambientali e telefoniche descrivono Rossi come un medico severo, che sembra giustamente richiamare ai propri doveri il personale della clinica, spesso mostratosi superficiale su una serie di questioni, al punto da minacciare di licenziarne una parte. Tuttavia, quando Rossi riceve una telefonata da un’infermiera in merito alle spiegazioni da dare ai parenti dell’anziana deceduta, impartisce però la direttiva di riferire di un arresto cardiaco improvviso. Per poi lamentarsi, in seguito, della negligenza del personale e dell’abuso di cateteri anche su pazienti giovani per non sporcarsi le mani con i pannoloni.

Da ciò che riferiscono sempre fonti investigative, nell’eventualità di indagare anche per omicidio colposo si procederebbe contro ignoti, visto che non è ancora chiaro chi sia direttamente coinvolto nel decesso per shock settico della 60enne laziale.  

IL CASO DI SANTO. Altro caso, invece, quello di Rocco Di Santo, 60enne di Sesto Campano  morto per disidratazione presso l’ospedale di Isernia il 22 agosto 2012. L’uomo era stato ricoverato per 15 giorni proprio a Villa Flora, prima di finire al ‘Veneziale’. La vicenda è stata rilanciata dalla trasmissione Mediaset ‘Pomeriggio 5’, condotto da Barbara D’Urso, che due giorni fa ha riportato la testimonianza della sorella di Di Santo. Sul punto, uno degli avvocati difensori di Rossi, Franco Mastronardi – affiancato da Marco Franco del Foro di Roma, mentre Arturo Messere di Campobasso ha, a sorpresa, rinunciato all’incarico per i troppi impegni – ha replicato 24 ore dopo proprio alla D’Urso. “Il dottor Rossi era stato prosciolto in fase istruttoria, senza che fosse proprio aperto il processo. La morte di Di Santo non c’entra nulla con Villa Flora”. Di qui un serrato dibattito con la conduttrice, della quale il noto legale isernino ha contestato l’impostazione “colpevolista” sulla vicenda. Eppure, sempre fonti investigative riferiscono, quest’oggi, che il caso potrebbe essere riaperto. Insomma, anche il fascicolo su Di Santo potrebbe finire negli atti dell’inchiesta su quella che il procuratore capo Paolo Albano ha definito “clinica lager”.

L’INTERROGATORIO DI ROSSI. Intanto, da ieri il dottor Rossi – in precedenza ricoverato per accertamenti a Napoli – ha fatto ritorno a Montaquila. Tramite l’avvocato Mastronardi, si apprende che il medico – piuttosto provato dalla bufera mediatico-giudiziaria – ha intenzione di rispondere alle domande degli inquirenti. Dai quali voleva essere ascoltato già nel maggio scorso, immediatamente dopo la perquisizione dei carabinieri del Nas presso Villa Flora. Ma la procura di Isernia non ha mai ritenuto di doverlo convocare, prima del clamoroso arresto. Mercoledì 15 ottobre l’interrogatorio di garanzia presso il tribunale di Isernia, che inizierà a far sfilare gli indagati già da lunedì 13, a gruppi di quattro-cinque alla volta. Dopodiché, Mastronardi sta valutando di richiedere una misura meno afflittiva per il suo assistito. Infatti, una volta allontanato dalla clinica, secondo il legale, per Rossi non sussisterebbe più il pericolo di reiterazione del reato.

IL FASCICOLO: MIGLIAIA DI IMMAGINI. Nel mentre, l’avvocato Angelo Cutone, difensore di un’infermiera di Cassino finita ai domiciliari, ha chiesto l’acquisizione dell’intero fascicolo d’indagine: oltre 1.500 pagine, 2 dvd e ben 4mila cd-rom, per un totale di cinque mesi di riprese video. Saranno soprattutto i filmati nella loro interezza a determinare l’impostazione della linea difensiva per le singole posizioni.

L’ORDINE DEL GIORNO IN CONSIGLIO REGIONALE. Dopo i fatti di Villa Flora, i consiglieri regionali Nunzia Lattanzio e Angela Fusco Perrella hanno presentato un ordine del giorno con il quale impegnano il presidente della Regione e la Giunta regionale ad “adottare misure di potenziamento del sistema di vigilanza, controllo, verifica, sospensione e revoca delle autorizzazioni e  dell’accreditamento di strutture di accoglienza, oltre a  sospendere o revocare le autorizzazioni, in caso di accertata incompatibilità dei titolari o responsabili delle strutture” citate.

L’INTERVENTO DLL’ASSOCIAZIONE REGIONALE STRUTTURE SOCIO-SANITARIE. Anche Domenico Mucci, presidente dell’Aresss, l’Associazione regionale strutture socio-sanitarie, che riunisce tutte i centri che si occupano di riabilitazione psichiatrica nella nostra regione, intervenire su Villa Flora.  “Desideriamo esprimere profonda solidarietà agli utenti che hanno vissuto quel dramma e ai loro parenti che in questi giorni stanno affrontando una situazione tanto difficile – scrive Mucci in una nota – La nostra associazione rappresenta in Molise tutte le 13 strutture residenziali e i due centri diurni, al quale se ne aggiungerà un altro ora in allestimento, che si occupano di riabilitazione psichiatrica. Desideriamo intervenire nel presente dibattito che giustamente sta coinvolgendo tanti settori della società civile perché, a fronte delle tristi notizie apprese, vi sono centinaia di operatori, dei quali personalmente mi faccio portavoce, che si dedicano  alla riabilitazione psichiatrica da molti anni, seriamente, con abnegazione, svolgendo il loro lavoro con altissimo senso di responsabilità e consapevolezza. L’assoluto rispetto della dignità di ciascuno e gli standard acquisiti in termini medici e assistenziali, che costantemente garantiamo grazie a rigorose procedure, sono le condizioni di base nelle quali gli utenti vengono accolti. E sono gli elementi di forza posti a sostegno delle famiglie che con assoluta fiducia affidano i loro cari alla cura dei nostri staff multiprofessionali. La totale trasparenza delle strutture è peraltro un dato storico che le caratterizza e che è ormai patrimonio condiviso dei territori che le ospitano. Per questo – conclude Mucci – il mio è un invito a visitare le strutture: le nostre porte sono aperte sempre e a tutti”.

Pba

 

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mikeante

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