Villa Flora, Rossi si dimette da consulente medico

ISERNIA. Da ieri non ha più nulla a che fare con Villa Flora. Franco Rossi, medico neurologo e sindaco di Montaquila, si è dimesso da tutte le cariche rivestite all’interno della struttura socio-sanitaria ribattezzata dalla procura di Isernia come “la clinica degli orrori”. Struttura di cui non era il titolare, ma semplicemente un consulente medico-sanitario, “che si occupava di persone che nessuno voleva”. Lo rendono noto gli avvocati difensori, Marco Franco e Franco Mastronardi, al termine dell’interrogatorio di garanzia tenutosi stamani dinanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Isernia, Elena Quaranta. Rossi è indagato – insieme ad altri 12 tra operatori socio-sanitari e infermieri in servizio presso la casa di riposo, tutti agli arresti domiciliari – per maltrattamenti. Ma gli accusati dovranno rispondere, a vario titolo, anche di sequestro di persona, lesioni, percosse e abbandono di persone incapaci.

Rossi – giunto in tribunale di buon mattino, trasportato da un’ambulanza privata a causa di alcuni problemi di salute che necessiteranno di un intervento cardiochirurgico – ha risposto a tutte le domande del gip. Apparso visibilmente provato dalla vicenda, ha parlato per ottanta minuti di fila, nei quali ha ricostruito passo per passo cosa accadeva “realmente” a Villa Flora.

“Le immagini mostrate dalla procura – ha spiegato l’avvocato Franco alla fine dell’interrogatorio – sono state estrapolate da filmati che andrebbero ben contestualizzati. Ricordo che a Montaquila erano assistiti pazienti psichiatrici gravissimi, che arrivano a strappare le lenzuola e tentare di mangiarle o a fare i loro bisogni in giro per i corridoi del reparto. Rigettiamo con forza, pertanto, il termine ‘segregazione’. Ma precisiamo che a Villa Flora, talvolta, c’erano necessità di contenimento di pazienti particolarmente aggressivi, utilizzate come alternative a metodi secondo noi più ‘disumani’, se vogliamo, come la sedazione tramite psicofarmaci. Non ci risultano affatto, tra l’altro, disposizioni di tenere rinchiusi i pazienti per chissà quanto tempo. Ma si badi: in alcuni momenti, queste persone possono scappare, buttarsi dalle finestre, fare del male a se stessi o agli altri”.

“Dimostreremo – ha aggiunto l’avvocato del Foro di Roma – tramite nostre perizie che in certi casi sono pienamente ammissibili manovre di contenimento, come quelle di chiudere a chiave i pazienti. Bisogna capire un particolare non di poco conto: Villa Flora è una struttura che può accogliere disabili psichici che non possono essere curati”. Sul punto, l’avvocato isernino Mastronardi ha sottolineato come la residenza sanitaria assistita, che non gode di sovvenzioni regionali, “non possa essere minimamente definita un lager, come fatto dagli inquirenti. All’interno ci sono undici reparti, ma uno solo è finito sotto inchiesta. E la struttura è rimasta aperta e funzionale”. Con gli operatori e gli infermieri indagati che, essendo sospesi dal lavoro, sono stati già sostituiti con altro personale.
In virtù delle condizioni di salute di Rossi, la coppia di legali difensori ha chiesto la revoca della misura cautelare ai domiciliari. Il gip Elena Quaranta potrebbe pronunciarsi già entro fine settimana, una volta terminati – domattina – gli altri interrogatori. Per quanto concerne le dimissioni da sindaco, infine, “per ora non se ne parla”, taglia corto l’avvocato Franco.

Pasquale Bartolomeo