Dopo le polemiche tra Renzi e i governatori, dall’analisi del Sole24Ore emergono tutti i nostri limiti. Il dato più significativo: abbiamo il personale che ci costa di più, mentre nelle ricche Veneto ed Emilia Romagna si spende di meno.

 

CAMPOBASSO. “Tra indennità, rimborsi e personale, gli «organi istituzionali» delle Regioni sono costati l’anno scorso 829,5 milioni di euro, con un aumento del 3,6% nonostante la maxi-cura imposta dal Governo Monti sull’onda delle tante “regionopoli” seguite al caso Fiorito. Qualche effetto in più sembra avvertirsi nei primi nove mesi del 2014, durante i quali le Regioni hanno dedicato alle loro «istituzioni» 512 milioni contro i 623 dello stesso periodo del 2013, ma le somme si tirano a fine anno, e le differenze su cui incidere non mancano. Fra 2012 e 2013, ogni molisano ha dedicato in media alla politica 45 euro all’anno, ai calabresi Giunta e consiglio sono costati 33 euro mentre in sei regioni non si è andati oltre i 10 euro a testa”.

E’ quanto si legge in un articolo del Sole24Ore pubblicato lo scorso 18 ottobre. Un’analisi dei costi e degli sprechi regionali alla luce della recente e rovente polemica nata tra il premier Matteo Renzi e i governatori, con quest’ultimi costretti a tagli drastici proprio dalla manovra finanziaria annunciata giorni fa dal presidente del Consiglio. Il Molise, purtroppo, continua a primeggiare riguardo alla voce “politica”, anche se – come ammesso nello stesso articolo – “nel calcolo pro capite Regioni come il Molise scontano il problema della dimensione”.

Nel pezzo a firma Gianni Trovati si ricorda però al contempo che amministrare,  come accade da noi, poco più di 300mila persone dovrebbe comportare minor impegno e responsabilità rispetto a big come Lazio e Lombardia, ma la differenza nei costi finali non c’è. Anzi, l’effetto è opposto. Primato negativo per il Molise, in tandem con la Basilicata, pure per quanto concerne i costi del personale. Un peso burocratico che blocca in maniera evidente lo sviluppo del territorio e che emerge nella sua assurdità se confrontato ai numeri leggeri di Emilia Romagna e Veneto, regioni virtuose e con un’economia totalmente diversa dalla nostra.