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Il Molise ha già smesso di esistere, cancellato dai suoi troppi no

 

 

CAMPOBASSO. No alle energie rinnovabili, no al raddoppio ferroviario Termoli – Lesina, no all’Autostrada, no all’aereoporto, no a Trenitalia, no alle Gran Manze, no alle industrie, no alle trivellazioni, no alle privatizzazioni, no alle nuove tecnologie, no alla nuova sede della Regione, no al Mc Donald’s, no alla visita del Papa, no alla Notte bianca, no al Corpus Domini, no alle bancarelle eccetera eccetera. Manca solo il no alla benzina, all’elettricità e al Natale, con tutto il suo carico di volgare consumismo. Ma è solo questione di tempo.

Tanti no che, tutti insieme, significano no al Molise. Una chiusura anticipata, prima che probabili interventi capitolini  formalizzeranno quello che nella sostanza esiste già. La regione ha smesso di esistere perché ha rinunciato a qualsiasi idea di sviluppo, perché qualsiasi tipo di proposta (giusta o sbagliata che sia), viene bocciata da una minoranza attiva e rumorosa che ci ricorda che si può fare altro.

Il problema è che sotto la voce “altro” non c’è nulla, solo tanta retorica e buone intenzioni che finiscono per condizionare una classe politica debole, colpevole di farsi condizionare dal rumore di un piccolissimo esercito. Sopra noi il mito di un Molise ambientalista e sano, distrutto in due secondi dai dati sul sistema turismo: siamo ultimi in classifica. Non ci fila nessuno. Anche se tutte queste diavolerie post moderne, invasive e inquinanti alla fine in Molise non ci arrivano mai. Insomma, la nostra “verginità” non attrae l’Italia e il resto del mondo. Così come non paga la testardaggine di chi in questo piccolo lembo di terra ha deciso di sospendere tempo e spazio, pensando che fosse figo e ignorando che fosse inutile e folle.

E la maggioranza dei molisani? In un recente sondaggio ha già promosso la macroregione, come in un grido liberatorio. E gli altri? Quelli del no sempre e comunque? Palazzo Moffa era dietro l’angolo. Ci voranno invece ore ed ore per andare a protestare sotto i palazzi de L’Aquila o Ancona. E, contrappasso del destino, senza un treno decente e una cavolo di Autostrada.

Jones

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