Casa esplosa a Pesche, partito il processo

PESCHE. Dopo quattro anni e mezzo costellati di rinvii e incidenti probatori, stamani finalmente è partito il processo per la casa esplosa a Pesche nel maggio 2010, da cui seguì la morte di Giovanni Di Caprio, il giovane di 27 anni che si era trasferito in quell’abitazione da soli due giorni.  A provocare l’esplosione una fuga di gas, che fece letteralmente deflagrare la mansarda occupata dalla famiglia Di Caprio. Il giovane padre coinvolto nell’esplosione riuscì a prestare soccorso ai propri familiari, moglie e figlio di appena un mese, riuscendo a portarli fuori da ciò che rimaneva dell’abitazione. Per  Giovanni però non ci fu scampo: morì qualche giorno dopo all’ospedale di Napoli in seguito alle ustioni riportate sul 90% del corpo, mentre moglie e figlioletto se la cavarono con ferite meno gravi. Cinque gli imputati cui viene ascritto il reato di omicidio colposo: la proprietaria dell’abitazione, il progettista, l’istallatore dell’impianto, l’amministratore delegato e un dipendente della società di distribuzione. Oggi si è tenuta la prima udienza, valevole per stilare l’iter processuale per il futuro. Il 10 febbraio 2015 saranno ascoltati i primi otto testi citati dal pubblico ministero, i restanti sei saranno sentiti nell’udienza del 10 marzo. Soltanto dopo toccherà  ai testimoni citati dagli avvocati della difesa. La moglie di Di Caprio si è costituita parte civile in giudizio mediante i legali Raimondo Fabrizio e Francesco D’Orsi.

Francesco Clemente