Categories: CRONACA

Detenuto morto, l’autopsia: caduta non accidentale

ISERNIA. Fabio De Luca non sarebbe morto per una caduta accidentale: le ferite riportate alla testa non sarebbero compatibili con un’ipotesi del genere. La clamorosa indiscrezione, proveniente a margine dell’autopsia – eseguita ieri sera dal medico legale di Campobasso Vincenzo Vecchione in presenza dei consulenti di parte Giancarlo Bucci e Serena Di Giorgio – fa crescere i sospetti intorno al decesso del detenuto nel carcere di Isernia. De Luca, 45 anni, ha perso la vita lo scorso 12 novembre all’ospedale Cardarelli di Campobasso dopo una presunta caduta accidentale da un letto a castello all’interno di Ponte San Leonardo. L’uomo si era recato in un’altra cella per prendere una gruccia quando, alla presenza di due detenuti, avrebbe battuto la testa e sarebbe finito in coma. I due reclusi sono indagati per ‘morte come conseguenza di un altro delitto’. Gli inquirenti, in pratica, dovranno far luce su cosa sia accaduto realmente all’interno del penitenziario pentro. Va tuttavia ricordato che a dare l’allarme furono proprio i due detenuti che si trovavano nella cella – tra l’altro sequestrata – con De Luca, i quali starebbero scontando gli ultimi mesi di pena. Una circostanza per cui sembrava improbabile l’ipotesi di una colluttazione o di un litigio finito male. Ma ora, dopo l’autopsia, l’intero quadro viene rimesso in discussione. Forse qualche spintone, o un avvertimento, o magari uno scherzo finito male c’è stato. Ma poi la situazione ha preso tutt’altra piega. Il dottor Vecchione consegnerà la propria relazione entro due mesi nelle mani del pubblico ministero Marco Gaeta, nuovo titolare dell’indagine, di cui inizialmente si stava occupando il collega Federico Scioli. De Luca, che stava scontando una condanna per rapina, era separato dalla moglie: lascia una figlia di 15 anni. Come spiegato dal suo avvocato, Salvatore Galeazzo del Foro di Isernia, il 45enne, tra l’agosto e il settembre di quest’anno, era finito in ospedale dopo un presunto pestaggio avvenuto a Roma. La procura capitolina, infatti, aveva anche aperto un fascicolo d’inchiesta per lesioni gravissime. Da lì era scaturito il trasferimento nella casa circondariale di Isernia: nel capoluogo pentro, tra l’altro, l’uomo aveva alcuni parenti. Tra l’episodio capitolino e la possibile colluttazione nel carcere di Isernia, tuttavia, non vi sarebbero collegamenti.

 

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