Isernia, Angelaccio smaschera i dissidenti: solo interessi di poltrona, si dimettano

di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Stavolta, l’arguzia la manda a farsi benedire. Lui che in politica ama usare l’arma dell’ironia, amareggiato più che mai, è costretto a imbracciare il fucile. “Hanno chiesto l’assessorato, almeno una mezza dozzina di loro”. Edmondo Angelaccio, consigliere del Pd al Comune di Isernia, spara a zero sui colleghi consiglieri autori dello ‘strappo’ con l’amministrazione comunale: accusandoli, senza timore, di pensare solo a chiedere poltrone. E invitandoli addirittura a dimettersi, se non hanno interesse a far andare avanti l’amministrazione.

SCONFESSATI DE LELLIS E BONTEMPO. Ne ha per tutti, Angelaccio. A cominciare dal segretario cittadino del suo partito, Giuseppe De Lellis. Ma senza risparmiare nemmeno il capogruppo a Palazzo San Francesco, Ovidio Bontempo. “Brasiello sfiduciato da De Lellis? Parafrasando Renzi, De Lellis chi? – esordisce il consigliere Dem – Questo signore non parla a nome mio e del Pd, visto che non hai convocato il circolo cittadino per discutere del tema. Forse ha interessato  solo i tre firmatari del famigerato documento, ma se così fosse, la città sappia che essi non sono certo tutto il Pd. Se parla, come parla, a titolo personale, perché non rettifica? E perché non viene sconfessato da chi gerarchicamente è sopra di lui, nel partito? Di certo non parla a nome dei consiglieri comunali,  perché non lo è,  ma come qualsiasi cittadino, dunque non deve strumentalizzare la propria posizione personale come segretario”.  Angelaccio ne fa una questione di metodo: “Nel documento si dice che i consiglieri non sono coinvolti. Bene, anche io non sono stato coinvolto, in questa storia del documento. Per cui anche io non mi sento rappresentato da chi, come De Lellis, non mi coinvolge. Lo stesso dicasi per il mio capogruppo: se Bontempo non mi coinvolge, per me non è più il mio capogruppo, non lo riconosco come tale. Egli aveva il dovere di avvertirci di quanto stava accadendo e dell’abbandono dei lavori. E doveva sconfessare De Lellis, perché lui sa bene che il Pd non sfiducia affatto Brasiello”. Il consigliere traccia poi un parallelismo che fa riaffiorare fantasmi del passato mai del tutto scomparsi: “Tristissima, poi, la scena cui ho assistito quando sono uscito fuori dall’assise dopo che i dieci dissidenti, terminato di leggere il documento, hanno abbandonato l’aula. Preciso che noi che non abbiamo firmato, siamo usciti dall’aula consiliare non certo perché condividevamo, ma perché volevamo far cadere il numero legale, altrimenti l’opposizione ci avrebbe fatto a pezzi. Bene, quando ho provato a chiedere spiegazioni ai due capigruppo Bontempo e Davide Avicolli, entrambi sono scappati via senza dire una parola, facendomi tornare alla mente un’altra pagina nera della storia del Comune di Isernia, quando due consiglieri di centrodestra scendevano i gradini di Palazzo San Francesco cinque alla volta, subito dopo aver presentato le dimissioni che fecero cadere Ugo De Vivo da sindaco di Isernia”.

IL RETROSCENA DEL DOCUMENTO DEI DIECI. Angelaccio spiega poi importanti retroscena all’origine del documento. Forte di un’esperienza maturata in tanti anni di Consiglio comunale, anche tra i banchi dell’opposizione, ammette di essere stato consultato, a dicembre, dai colleghi oggi hanno scelto di salire sull’Aventino per partecipare a un documento “di ben altra natura”. Un atto che doveva servire a dettare al sindaco un’agenda di argomenti da attuare subito, per dare maggiore slancio all’azione amministrativa. In esso, si criticava una metodologia “che vede la Giunta poco reattiva rispetto alla sana azione di impulso dei consiglieri. Mi resi conto, tuttavia – riferisce il consigliere di maggioranza – che tale documento poteva essere usato come cavallo di Troia, perché le ambizioni di alcuni consiglieri erano evidenti: volevano entrare in Giunta, almeno in cinque o sei. Chiesi, pertanto, tramite varie mail di fissare una o più  riunioni con il sindaco e gli assessori per fissare i punti di un programma di breve e medio termine, che nulla aveva a che vedere con l’ingresso in Giunta di altri membri della maggioranza. Nessuno dei dieci ha mai risposto a queste mie sollecitazioni: probabilmente, avevano già ordito la trama e preparato un documento preconfezionato, ma questo allora non potevo saperlo. Ho tentato di dissuaderli in più occasioni dal dare il primo cittadino e la maggioranza in pasto all’opposizione. Ma del documento non ho più sentito parlare, per cui non credevo ci fosse alcun rischio”. Il giorno del blitz in Consiglio, la doccia gelata. “Leggere un documento come quello presentato in assise – attacca Angelaccio – è frutto di errori grossolani dettati da palese inesperienza, negligenza e imperizia, come dimostra il fatto che abbiano scelto di andare avanti nonostante l’azzeramento delle deleghe da parte di Brasiello, che è stato una sorpresa per tutti. A quel punto, forzare la mano non aveva più alcun senso, ma lo hanno fatto ugualmente. Se proprio volevano renderlo pubblico, potevano fare una conferenza stampa, non agire come i ‘carbonari’ e poi lasciarci alla mercé al centrodestra. Senza contare il tempismo: la città versa in grande difficoltà e loro, nel mezzo delle trattative per un importante operazione di rilancio dell’università di Isernia, rischiano di far cadere il sindaco perché caduti in evidente stato di confusione mentale”.

LA ‘SFIDUCIA’. Angelaccio conclude il suo intervento sfiduciando apertamente i colleghi (ex?) di maggioranza: “Se non hanno interesse a che l’amministrazione vada avanti, possono anche dimettersi e lasciare il posto a chi, sono sicuro, è più volitivo e non pretenderebbero posti in Giunta. Magari, prima di farlo, ci dicano però chi è il ‘puparo’: sarebbe, almeno questo, un atto di responsabilità”.