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Castelpetroso, soppressa la dirigenza: pronto il ricorso al Tar

ISERNIA. Costretto a piegarsi alla legge dei grandi numeri, il sindaco Fabio D’Uva annuncia il ricorso al Tar. Lo ha fatto durante l’Assemblea dei sindaci di ieri pomeriggio, di fronte alla scelta del consesso – a suo dire calata dall’alto su indicazione dell’Ufficio scolastico regionale – di sopprimere la dirigenza scolastica di Castelpetroso a causa del numero limitato (450) degli alunni frequentanti. La soppressione farà spazio – a Isernia – a un Centro permanente d’istruzione per adulti, che prevede 700 iscrizioni e darà lavoro a venti persone impegnate nella formazione di extracomunitari e detenuti. La decisione è stata presa con 30 voti favorevoli, 8 contrari e 5 astenuti, ma in aula è stata battaglia vera. Anche se nessuno ha sollevato il problema, in aula, che un’altra dirigenza numericamente a rischio era la terza di Venafro, sulla quale la partita della soppressione poteva essere ancora giocata. Il primo a non voler accettare “l’ennesimo depauperamento dei piccoli comuni” è stato il sindaco di Pettoranello Andrea Nini, che aveva lanciato una controproposta dal sapore quasi provocatorio, per consentire sì l’approdo del Cpia a Isernia, ma senza tagliare la dirigenza a Castelpetroso. La sua idea, in sostanza, consisteva nell’accorpamento delle scuole superiori di Isernia: “Il dirigente scolastico del Liceo scientifico di Isernia, comprendente anche il Liceo classico, al termine dell’anno scolastico andrà in pensione- ha sostenuto Nini – Si verificherebbe, dunque, l’opportunità, anche per tale motivo, di riorganizzare le scuole secondarie del Comune di Isernia, istituendo due sole dirigenze scolastiche, comprendenti rispettivamente, da un lato ‘Cuoco’, ‘Fascitelli’ e ‘Majorana’ con sede amministrativa presso l’Istituto ‘Cuoco’, già titolare di un dirigente scolastico; dall’altro ‘Fermi’, ‘Mattei’ e ‘Manuppella’ con sede amministrativa presso il ‘Fermi’. La soluzione prospettata consentirebbe, nel prossimo futuro, anche di economizzare sulle spese di gestione (telefoniche, riscaldamento, manutenzione e tutto quanto a carico degli enti locali), potendo i locali pubblici già esistenti, accogliere tutta la popolazione scolastica, liberando la finanza pubblica locale degli oneri relativi ai fitti per il Liceo scientifico e per altre scuole”. Da tale riorganizzazione, secondo Nini, non deriverebbe alcuna conseguenza negativa per docenti e personale Ata; al contrario, stando alla legge, sopprimere Castelpetroso sarebbe un’operazione che sconvolgerebbe l’assetto istituzionale dei centri di governo scolastici locali della provincia di Isernia, aggregando centri distanti gli uni dagli altri in misura siderale per l’orografia del territorio e con il rischio di prevedibili complicazioni di tutte le operazioni di tipo amministrativo-gestionale. Senza contare che docenti e personale Ata sarebbero smembrati completamente.
Il presidente della Provincia Luigi Brasiello ha respinto però la proposta: “Il dirigente dello Scientifico non andrà in pensione – ha detto – La difesa campanilistica del territorio da parte di Nini è giusta, ma per certi versi incomprensibile, considerando che la proposta dell’Ufficio scolastico regionale non sottende motivazioni politiche, ma istituzionali. Occorre un disegno pluriennale di ampio respiro, senza contare che il Liceo scientifico conta 900 iscritti e ha da poco istituito il Liceo sportivo. La proposta di accorpamento delle scuole superiori creerebbe una megastruttura ingestibile. Aggiungo poi che Isernia, l’anno scorso, ha già rinunciato a quattro autonomie scolastiche, una delle quali in favore proprio di Castelpetroso”. Parole che non hanno però convinto il sindaco D’Uva, che ha addirittura proposto – senza esito – di non istituire proprio il Cpia. “Sopprimere una dirigenza a Castelpetroso, che sta completando la costruzione di una nuova scuola grazie a un finanziamento regionale, è grave due volte. Anche perché il numero di effettivi che frequenteranno il Cpia è tutto da vedere. Dispiace constatare che Brasiello è forte con i deboli e debole con i forti, come dimostra la vicenda dell’università”. Ora il ricorso alla giustizia amministrativa.

 

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mikeante

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