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De Bellis: “La Coppa Italia un’emozione unica”

ISERNIA. Dietro ai successi dell’Isernia c’è la regia di Pierluigi De Bellis, avvocato nella vita e allenatore per passione, che si è aggiudicato a 33 anni il primo trofeo importante della sua carriera, la Coppa Italia regionale. La sua carriera da allenatore è iniziata un po’ per caso. Da calciatore ha subito un infortunio al ginocchio e non potendo continuare a giocare ha scelto di sedersi in panchina. Il Sessano è stata la prima squadra che ha guidato, vincendo subito il campionato di prima categoria e collezionando 29 vittorie e un pareggio su trenta partite. Nella stesso anno ha vinto anche la Coppa Molise. La stagione successiva, sempre con il Sessano, ha vinto il campionato di Promozione con otto giornate d’anticipo. Poi l’anno scorso, il salto in Eccellenza con il Fornelli, unica squadra a bloccare la marcia trionfale del Campobasso pareggiando 1-1. Con i biancoverdi, l’allenatore isernino ha raggiunto i play-off in campionato e la finale di Coppa Italia, che però fu vinta dai Lupi. Insomma qualche soddisfazione mister De Bellis se l’era già presa, ma vincere con l’Isernia, come conferma lui stesso, ha tutto un altro sapore. 

E’ riuscito a conquistare il primo trofeo importante della sua carriera, che sensazione ha provato?
“Vincere dà sempre sensazioni positive. Ho già vinto due campionati con il Sessano, quello di prima categoria e di Promozione, ma le emozioni sono completamente diverse. Questa volta la gioia è maggiore perché ho vinto con la squadra della mia città, composta da ben otto giocatori isernini, su una panchina dove si sono sempre seduti allenatori che venivano da fuori. E’ una bella soddisfazione, perché abbiamo dimostrato che si può vincere anche con giocatori e allenatori del posto. E questo dovrebbe far riflettere. Anche a Isernia ci sono talenti da valorizzare”.
Coppa Italia e primo posto in campionato. Eppure ad inizio stagione, qualcuno era diffidente nei suoi confronti e la considerava un allenatore inesperto. Ora cosa gli risponde?
“Mai dare giudizi avventati. La qualità di un allenatore non si basa soltanto sull’esperienza ma sulle capacità. E’ il quarto traguardo che raggiungo a 33 anni, non so chi nel Molise abbia collezionato tanti successi. E sono convinto che se sulla panchina dell’Isernia ci fosse stato un allenatore di fuori, i traguardi che stiamo raggiungendo avrebbero avuto un’ eco diversa. Dobbiamo invece imparare a valorizzare ciò che abbiamo”.
Tornando alla finale di Coppa Italia, aveva previsto che il Riccia si sarebbe dimostrato un avversario ostico. Ha temuto il peggio dopo la rimonta?
“Ho temuto che si potesse andare ai rigori. Quella è una lotteria in cui può succedere di tutto. Ero comunque convinto che dopo il pareggio ce l’avremmo fatta. Prima dei supplementari avremmo già potuto chiudere la partita perché abbiamo sciupato diverse palle goal, prima con Panico e poi con Buonanno. Siamo riusciti a complicarci un match che, dopo la prima frazione di gioco, era praticamente chiuso. Ma le partite non finiscono dopo il primo tempo, bisogna giocarle per novanta minuti. Ora la gioia è di averla vinta”.
A chi dedica il trofeo?
“Lo dedico a me stesso, ai miei più stretti collaboratori Filippo Argano e Ivan Minichetti e al presidente Scarselli. Ripeto, abbiamo vinto una scommessa. Ho accettato l’incarico con l’obiettivo di allestire una squadra con ragazzi prevalentemente d’Isernia per dimostrare che nelle stagioni passate si è cercato altrove quando invece i talenti li avevamo in casa. Noi ci abbiamo sempre creduto e il tempo ci sta dando ragione, anche se dopo la sconfitta con la Dauna qualcuno ci dava per spacciati”.
Vincere il campionato sarà il prossimo obiettivo della stagione, conferma?
“Sì, ma senza abbassare la guardia, sei punti non sono pochi ma nemmeno tantissimi. Privilegiamo il campionato perché abbiamo una rosa ristretta. Spendere troppe energie per la fase nazionale della Coppa Italia non sarebbe intelligente. Comunque ci teniamo e almeno contro la Renato Curi Angolana cercheremo di preparare la partita nel migliore dei modi, dimostrando che certi livelli si possono raggiungere anche con i ragazzi della nostra città”.

Giu.Cri.

 

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mikeante

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