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Comune nella morsa dei dissidenti: nessuna intesa, Isernia nel baratro

ISERNIA. Se fosse una favola di Fedro, la loro mano tesa sarebbe stata vista come la zampa del lupo all’agnello. Ma purtroppo è la triste realtà di una città destinata ancora alla paralisi, condannata all’immobilismo più totale com’è dal 22 gennaio scorso.

Finisce per la seconda volta con un nulla di fatto il vertice di maggioranza del centrosinistra tra il sindaco Luigi Brasiello, i 10 consiglieri dissidenti e gli 11 fedelissimi. Il presunto segnale di apertura contenuto nel secondo documento dei dissenzienti (leggi l’articolo), diffuso ieri pomeriggio a mezzo stampa, è stato rispedito al mittente, con il primo cittadino e i suoi fedelissimi che hanno sentito odore di trappola e hanno fatto saltare il banco.

Ecco quanto accaduto ieri. La crisi nascerebbe soprattutto da una questione di metodo: proprio perciò Brasiello ha stigmatizzato che il nuovo documento fosse stato inviato alla stampa a riunione ancora in corso, senza condividerne i contenuti con gli altri colleghi di maggioranza. Tra i consiglieri ‘lealisti’, infatti, alcuni hanno storto il naso e manifestato un forte disappunto, dopo essersi visti sventolare sotto il naso il documento bell’e impacchettato senza prima conoscerne una riga. Mentre il capogruppo di ‘Diritti e libertà’-Udeur, Ida Sassi, ha letto una dichiarazione di rinnovata fiducia al sindaco, nella quale sono state prese apertamente e nettamente le distanze da quanto sa accadendo in Comune, negando così qualsiasi legittimità alle azioni dei dissidenti. Dopodiché, la consigliera ha abbandonato la riunione. 

Insomma, i dieci hanno fatto la prima mossa, finendo per farsi un mezzo autogoal: anche perché, seppure in maniera fumosa e sibillina, hanno posto al centro del rilancio dell’azione amministrativa la questione delle deleghe. Testualmente, le stesse avrebbero dovuto essere “non più assegnate col criterio di competenza per materie, ma per punti programmatici precisi, da realizzare in tempi ragionevoli attraverso risorse predefinite”. Cenni espliciti a persone non se ne sono fatti, ma la sensazione percepita da molti dei presenti è che si punti a ottenere un rimpasto di Giunta. Con il sindaco atteso al varco: se riconfermasse tutti e cinque gli assessori uscenti, i dissidenti potrebbero giocarsi la carta della mozione di sfiducia. Ma su questo è ancora presto per parlare.

Per adesso, basti sapere che a Palazzo San Francesco ieri si è consumata un’autentica tragedia greca: il sindaco, punto sul vivo dal concetto di “riconoscimento reciproco” contenuto nel documento – giudicato comunque insufficiente – si è riservato egli stesso il diritto di reciprocità nella riassegnazione delle deleghe. Brasiello, in pratica, ha sfidato a viso aperto i contestatori, affermando di voler condizionare la propria fiducia ai consiglieri a seconda dei risultati conseguiti o meno nell’esercizio del proprio mandato, chiedendo le dimissioni a chi non raggiungerà gli obiettivi prefissati. 

Di qui, il finimondo con nessuno che accetta di farsi dettare la linea da nessuno:  urla e risse verbali, tra chi ha esasperato gli animi, chi ha chiesto le dimissioni dell’altro, chi ha avanzato istanza di sostituzione di qualche capogruppo, chi si è offeso, chi ha sbattuto la porta e se n’è andato senza salutare. Roba da circo equestre. Fino a quando, esausto, finanche il presidente del Consiglio Franco Capone ha gettato la spugna, facendo venire meno la mediazione e abbandonando la riunione per l’impossibilità di giungere a una conclusione certa.

A quel punto, Brasiello avrebbe fatto sapere di voler meditare ancora qualche ora sul da farsi, prima di prendere una decisione risolutiva che non lo renda più ‘ostaggio’ dei dissidenti. Nessuna nuova riunione fissata, nessun appuntamento calendarizzato. Più probabile un consulto preliminare con i partiti, prima dell’atto finale. Ma la crisi aperta dai dissidenti ha praticamente costretto il centrosinistra in un cul-de-sac. Per uscire dal quale la soluzione più rapida sembra essere una sola: restituire la parola ai cittadini.

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mikeante

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