Tasse e patto di stabilità, Melogli ribalta il tavolo

ISERNIA. Gabriele Melogli non ci sta. L’ex sindaco di Isernia ha per tutti, su tutto: parco ferroviario, tasse comunali, università, auditorium, uffici del giudice di pace. Di passare per quello che ha lasciato un’eredità pesante al Comune non vuol saperne, neanche per scherzo. Per questo, carte alla mano, smonta il castello accusatorio nei suoi confronti, dopo una recente risposta al vetriolo a firma dell’attuale primo cittadino, Luigi Brasiello, che aveva scaricato ogni responsabilità amministrativa sui dieci anni precedenti di centrodestra al governo. “Amministrare significa anche saper decidere”, tuona Melogli, che spiega, tra l’altro, come nessuna sanzione sia derivata dal presunto sforamento del patto di stabilità 2010 su Palazzo San Francesco, in quanto – pendendo un ricorso innanzi al Tar Molise – il ministero dell’Economia sospese ogni provvedimento punitivo. Poi il dito puntato contro i funzionari del settore finanze dell’ente, che se davvero avessero certificato anomalie nel bilancio, come sostenuto da Brasiello nella sua nota stampa, sarebbero stati tenuti a presentare denuncia presso la procura della Repubblica, onde evitare accuse di connivenza. Ma vediamo l’intervento integrale dell’ex sindaco, che replica punto per punto alle accuse di mala gestio.  

“Solo per il ripristino della verità storica, giuridica e morale intendo replicare al sindaco Brasiello, sperando che, una volta per tutte, ponga fine a inutili e sterili polemiche, assumendosi le proprie responsabilità, unitamente all’esecutivo e alla variegata maggioranza che lo sostiene, senza scaricare le evidenti insufficienze amministrative sulla precedente amministrazione da me guidata sino al 12 maggio 2012, prima cioè della devastante esperienza commissariale, protrattasi per oltre un anno”.

AREA FERROVIA. “Dopo anni di trattative e discussioni anche in Consiglio comunale – così l’avvocato Melogli – fu sottoscritta una convenzione tra il Comune e la società Sistemi Urbani (derivazione di Ferrovie S.p.A.), che prevedeva sostanzialmente – attraverso una complessa procedura dettagliatamente prevista – la cessione a titolo gratuito in favore del Comune di un’area di oltre 12.000 metri quadri, oltre al fabbricato dell’Officina della Cultura, zona che il Comune avrebbe destinato alla realizzazione del cosiddetto ‘parco ferroviario’, un vero e proprio polmone verde al centro della città, utilizzando i finanziamenti richiesti e poi ottenuti con il Pisu. Come contropartita il Comune avrebbe consentito, alla società che ne sarebbe rimasta aggiudicataria a seguito di una gara a evidenza pubblica, la realizzazione di tre palazzine (due da 4 piani ed una da 5 piani) su un’area di circa 6.000 metri quadri ubicata nella zona retrostante la stazione ferroviaria e a ridosso della piazzetta Santa Brigida, per una volumetria di circa 15.000 metri cubi, in conformità alla previsione del Piano regolatore. Il prezzo di 2,8 milioni di euro indicato dal Brasiello – continua l’ex sindaco – era forse quello inizialmente previsto a base d’asta dalle Ferrovie per la cessione dell’intera area (compresi i beni di cui sopra, che andavano poi trasferiti al Comune, si ripete, a titolo gratuito), ma i vari bandi di gara pubblicati da Ferrovie sui principali quotidiani nazionali non registrarono la presenza di partecipanti, tant’è che il prezzo è stato più volte ridefinito a ribasso e difficilmente oggi avrebbe superato i 700/800.000 euro, considerata l’attuale crisi economica, in particolare del settore edilizio. Appare dunque quanto meno superficiale e arbitraria (per non dire illegittima) la determinazione del prezzo dell’area in questione in ragione di1,7 milioni di euro oltre Iva, a seguito di una trattativa privata tra gli Uffici tecnici delle Ferrovie e del Comune, soprattutto se si considera che nella convezione all’epoca sottoscritta era espressamente previsto il diritto di prelazione in favore del Comune stesso, che avrebbe potuto acquistare il tutto (compresi ovviamente i 6mila metri quadri destinati all’edificazione) al prezzo più basso spuntato sul mercato dalle Ferrovie a seguito di gara. Solo per completezza di esposizione, si ricorda che per la sistemazione dell’intera area a verde fu redatto dall’Ufficio tecnico a costo zero e approvato dalla Giunta un progetto avveniristico, che prevedeva anche l’eliminazione del passaggio a livello, progetto che è ancora nella disponibilità del Settore urbanistico”.

TASSE. “Rimango allibito – prosegue Melogli – dalle dichiarazioni rese dal sindaco in materia tasse e di pressioni fiscali. Evidentemente Brasiello dà più credito alle interessate voci di corridoio e/o della struttura che alla realtà risultante dai dati ufficiali. Nel decennio 2002-2012 l’amministrazione da me guidata non ha operato alcun aumento di tasse, non ha contratto mutui, ha pagato tutti i fornitori, ha eseguito e realizzato importanti opere pubbliche con finanziamenti regionali, statali e comunali in piena trasparenza, senza vessare i cittadini con tassazioni inutili, tant’è che, secondo le statistiche del Sole 24 Ore, il Comune di Isernia era al quartultimo posto per indebitamento tra i capoluoghi di provincia italiani con un debito pro capite di 123 euro.

Per quanto attiene poi alle deliranti informazioni raccolte presso il Settore finanze – affonda l’ex sindaco – secondo le quali nel periodo 2005-2012 ‘furono regolarmente gonfiate le entrate e sottostimate le spese di bilancio’, voglio augurarmi che questi solerti funzionari (che di tanto si sono accorti) abbiano fatto per tempo le doverose denunzie all’autorità giudiziaria. E invero, o si tratta di ‘falsi in bilancio’ da segnalare immediatamente alla procura della Repubblica o, peggio, di evidenti complicità nella redazione dei documenti contabili. Nell’uno e nell’altro caso si ravviserebbero  responsabilità dei funzionari, per cui resto in attesa di un doveroso chiarimento.

E che dire infine della riduzione delle disponibilità di cassa da 18 milioni di euro 9 milioni, pretesamente registrata nello stesso periodo 2005-2012? Trattasi di un argomento tecnico nel quale non voglio né posso inoltrarmi. Mi sembra però evidente, in considerazione della florida situazione finanziaria dell’ente, che la stessa, se esistente, potrebbe contabilmente imputarsi solo ai ridotti trasferimenti statali e regionali e soprattutto agli investimenti fatti dal Comune nel periodo in questione per la realizzazione di opere pubbliche”.

PATTO DI STABILITA’. “I pretesi sforamenti del Patto di stabilità per gli anni 2010 e 2011 – Melogli non alcun dubbio in materia – non hanno comportato alcuna sanzione ai danni del Comune riferibili alla amministrazione da me guidata. Invero, per l’anno 2010 il Tar Molise prima e il Ministero poi, hanno sospeso ogni provvedimento in danno dell’ente a seguito del ricorso amministrativo da me presentato unitamente alla Giunta comunale e a nostre spese.

Per l’anno 2011 lo sforamento del Patto è stato erroneamente e arbitrariamente dichiarato – previa illegittima modifica di alcuni dati contabili risultanti dal monitoraggio semestrale e già rimessi via web al ministero dell’Economia e delle Finanze (sui quali Melogli presentò anche denuncia in procura, ndr) – dalla nuova amministrazione (guidata dal commissario Tino Vardè, ndr) e comunicati al ministero in data 27 novembre 2012. Ne è conseguita una sanzione di 576mila euro, non impugnata e conseguentemente non sospesa né annullata dal Mef, nonostante siano stati poi successivamente scoperti ben 995mila euro rilevanti ai fini del patto di stabilità 2011 e  non contabilizzati, giusta dichiarazione resa dal segretario generale del Comune di Isernia su mia richiesta in data 10 marzo 2014, come da protocollo 6166. Questa la documentata realtà dei fatti”.

UNIVERSITÀ. Immancabile un passaggio sul tema Unimol: “I riferimenti in proposito – ancora Melogli – sono patetici e si commentano da soli. Per quanto so, l’università ha lasciato da pochi giorni i locali di via Mazzini e se oggi non ci fosse la sede di Pesche non sarebbe più presente nella città di Isernia. Il resto sono chiacchiere”.

AUDITORIUM. “E’ sufficiente ricordare che l’opera – sostiene con fermezza l’avvocato – vero e proprio monumento  alla cultura e all’arte, è stata realizzata direttamente dallo Stato con i limitati fondi a disposizione, per cui non si comprende quale responsabilità sarebbe imputabile alla mia amministrazione. Una cosa è certa, non abbiamo mai concesso la struttura a titolo gratuito per manifestazioni a pagamento”. Un chiaro riferimento alla recente vicenda del concerto di Renzo Arbore.

GIUDICE DI PACE. “Spiace infine dover constatare che il sindaco non conosce neppure la legge che regola da qualche anno la materia del giudice di pace, perché altrimenti avrebbe saputo che i costi per i locali sono esclusivamente a carico del Comune (decreto legislativo 7 settembre 2012 e successive modifiche e integrazioni). Questo almeno per Isernia, per Camaiore non so! Comunque la sede di palazzo De Baggis è stata ultimata alla fine del 2011 e, dall’epoca, messa a disposizione per gli uffici del giudice di pace. Amministrare – conclude sferzante Melogli – significa anche saper decidere!”.