ISERNIA. Non fu una caduta accidentale. A escludere l’incidente come causa della morte di Fabio De Luca, detenuto nel carcere di Isernia deceduto lo scorso novembre in seguito a gravi ferite riscontrate alla testa, è ora, finalmente, l’autopsia effettuata dal medico legale Vincenzo Vecchione, consulente tecnico nominato dalla procura della Repubblica. La perizia, depositata già da qualche giorno, è stata letta attentamente dall’avvocato del Foro di Isernia Salvatore Galeazzo, legale della famiglia del detenuto, il quale fornisce anche qualche dettaglio al riguardo. “Il mezzo che ha prodotto le lesioni è da ricercare in un oggetto contundente a superficie liscia, di consistenza duro-elastica, che ha attinto il capo del De Luca in più punti”. Di cosa si sia trattato – se un bastone di legno, un manganello di ferro, forse ricoperto da un telo o da un panno o cos’altro – non è dato sapere e il legale non si sbilancia. Anche perché in cella non è stato trovato nulla di corrispondente alla descrizione del dottor Vecchione. Dal grave trauma cranico e dalle conseguenti lesioni cerebrali all’altezza della nuca, sarebbe poi derivata la morte per arresto cardiocircolatorio.
Per la morte di De Luca – avvenuta dopo qualche giorno di ricovero all’ospedale Cardarelli di Campobasso – sono indagati i due detenuti originari di Napoli che si trovavano nella cella quando la vittima fu colpita, più un terzo individuo, probabilmente un’altra persona rinchiusa nel carcere. Il reato ipotizzato è quello di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto. Ma ora, con la svolta nelle indagini determinata dall’autopsia, non è da escludere che il pubblico ministero possa intravedere nuove ipotesi di reato a carico degli accusati e richiedere nuove misure cautelari. Cosa sia accaduto davvero a Ponte San Leonardo, però, resta ancora un mistero fitto. Un omicidio? Ma per quale movente? Una lite tra detenuti finita male? Difficile fare qualsiasi congettura, al momento. La certezza, però, è che De Luca – 45 anni – originario di Roma – aveva il cranio sfondato in più punti. Per opera di qualcuno. L’uomo, secondo le ricostruzioni della Squadra Mobile di Campobasso, che indaga sul caso, si era recato in un’altra cella per prendere una gruccia quando, alla presenza di due detenuti, avrebbe battuto la testa e sarebbe finito in coma. A dare l’allarme furono proprio i due detenuti che si trovavano con De Luca.
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