HomeNotizieCRONACALa pubblica denuncia di Luigi Coppola: "Renzi ci volta la faccia"

La pubblica denuncia di Luigi Coppola: “Renzi ci volta la faccia”

ISERNIA-POMPEI. Solo alcune settimane fa l’imprenditore Luigi Coppola aveva raccontato la sua storia di collaborazione con lo Stato dinanzi agli studenti dell’Itis Mattei di Isernia, a margine della presentazione del libro del giornalista Paolo De Chiara dal titolo ‘Testimoni di giustizia’. Luigi, originario di Pompei, si era rifiutato di pagare il pizzo che la camorra pretendeva per ‘proteggere’ la sua attività di concessionaria di auto. Il suo rifiuto, a differenza di tanti altri, lo aveva portato a denunciare gli estorsori alle forze dell’ordine. Grazie alla sua collaborazione, 23 persone sono state condannate in via definitiva per associazione mafiosa. Già nell’evento isernino aveva mostrato tutto il suo disagio per le condizioni difficili cui erano sottoposti i collaboratori e le rispettive famiglie. Oggi, tuttavia, Coppola torna ad esternare sui media tutta la propria insofferenza, dopo il rifiuto del premier Matteo Renzi di incontrare i testimoni di giustizia durante la sua visita di ieri a Pompei.
Coppola, quale coordinatore dei testimoni di giustizia campani, aveva scritto direttamente al primo ministro chiedendo un faccia a faccia tra collaboratori e capo del governo, per esternare tutti i problemi cui è sottoposto chi decide di aiutare lo Stato nella lotta alla criminalità organizzata. Da Palazzo Chigi, però, non è arrivata nessuna risposta tanto da palesarsi come un rifiuto della richiesta.
“Questo silenzio – afferma Coppola in un esposto affidato al suo legale di fiducia, l’avvocato isernino Angelo Cutone – ci sconforta: come può un primo ministro del Governo negare la propria attenzione verso coloro che in terra di camorra si sono distinti per amore di legalità e senso dello Stato, quando poi chi rappresenta lo Stato ci volta la faccia? Anzi, alle 22 del 17 aprile mi sono visto arrivare i carabinieri a casa, preoccupati e allarmati dall’articolo apparso il giorno prima sull’Ansa circa le doglianze avanzate da noi testimoni di giustizia. Tuttavia, la cosa più riprovevole, tanto da farmi sentire un delinquente, a seguito della mia espressione del diritto di parola e di pensiero, è stata il fatto di esser pedinato dalle forze dell’ordine in abiti civili per tutta la giornata, al fine di capire se effettivamente mi sarei recato o meno a protestare da Renzi. Giova evidenziare che lo scrivente ha più volte chiesto protezione e la dotazione di una scorta, ma questa scorta gli è stata tolta e non si sa per quale motivo. Mi chiedo se un testimone di giustizia contro la camorra, in terra di camorra, possa essere visto come una minaccia per il premier Renzi? E’ giusto per chi ha dato la propria vita per lo Stato, ricevere un trattamento simile?”

Fc

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