Ittierre, al via la rinascita: vince Ikf, l’azienda riparte

ISERNIA. Una nuova giornata storica per il polo tessile di Pettoranello del Molise: l’Ikf,  il fondo d’investimento milanese interessato già l’anno scorso a rilevare l’Ittierre spa, si aggiudica le Officine tessili italiane (Oti).

E’ terminata quest’oggi, infatti, la procedura comparativa da parte del Consiglio d’amministrazione della Ittierre spa per trovare un sostituto alla Hdc, la Holding del Conte di Antonio Rosati. E alla fine l’ha spuntata Ikf, società che vede come principale azionista Mario Galetti, la cui offerta è stata giudicata come l’unica concreta sul tavolo, nonostante un interesse, mai realmente concretizzatosi, da parte di Europa Investimenti, altro fondo d’investimento lombardo che si è ritirato strada facendo.

Già per la prossima settimana è previsto un faccia a faccia tra le parti per firmare i contratti definitivi: inizia dunque una nuova avventura, anzi una nuova vita per Ittierre, che finalmente potrà ripartire dopo mille vicissitudini.

Come infatti si ricorderà, Rosati, vicepresidente del Genoa Calcio, lo scorso 3 aprile 2014 si era aggiudicato l’Ittierre per effetto della decisione del giudice del tribunale di Isernia, Emiliano Vassallo. Questi aveva approvato il concordato preventivo e valutato la proposta della Hdc come la migliore offerta. In lizza, dopo il ritiro della Colella Holding e della Compagnia Mercantile, che non aveva integrato la documentazione come da richiesta del tribunale, erano rimasti solo Rosati e appunto Ikf. Entrambe le offerte non si vincolavano all’acquisizione dell’azienda e non erano limitate alla sola opzione. Ma Rosati aveva messo sul piatto la proposta giudicata più interessante. Attivo in diversi settori – nautica, logistica, editoria, meccanica, gioielli, dal 2012 è socio di maggioranza della maison Lorenzo Riva, marchio che doveva essere prodotto a Pettoranello del Molise. Tuttavia, pochi mesi dopo l’omologa del concordato, il 29 ottobre scorso, per lui erano cominciati i guai: arrestato a Milano con l’accusa di una presunta maxifrode fiscale da 250 milioni di euro, si era visto costretto a lasciare la poltrona di amministratore delegato e presidente di Oti. A lui era subentrata la moglie Eleonora Baraggia, mentre il dottor Agostino Falco, da semplice membro del Consiglio d’amministrazione, aveva assunto entrambe le cariche di vertice. Vicepresidente, con pari poteri rispetto a Falco, era rimasto Tommaso Bianchi, figlio minore di Antonio, vertice della Ittierre spa in concordato preventivo e patron di Albisetti, dichiarata fallita dal tribunale di Como. Tutti loro, a metà gennaio 2015, hanno deciso di mollare l’avventura molisana, che di fatto non è mai iniziata, limitando così i danni e consentendo al polo tessile di Pettoranello di rilanciarsi.

Sulla scena, da subito, si era rifatta avanti Ikf, specializzata nel rilancio di imprese in crisi, che aveva incaricato, quale advisor, lo studio  Ambrosetti – già consulente per il progetto, ‘Linea Sartoria Uomo by Luigi Botto’ – per verificare attraverso un’approfondita due diligence la situazione economica, finanziaria e patrimoniale delle licenze e del magazzino della Oti srl,  consegnataria del concordato preventivo Ittierre spa.

Il gruppo milanese riassumerà d subito 40 unità lavorative: ma le speranze per una rinascita, stavolta, sembrano esserci davvero tutte.

Ikf ha operato, infatti, un’importante operazione di rilancio per il Lanificio Botto, storico marchio tessile biellese del tessile maschile, attivo dal lontano 1911 e acquisito nell’ottobre del 2013.

Dopo appena un anno di nuova gestione Galetti, il Lanificio Botto, sotto la formula dell’affitto di ramo d’azienda, ha raggiunto il pareggio di bilancio, un giro d’affari di circa 1,2 milioni di euro al mese e 110 dipendenti tornati al lavoro. Il prossimo obiettivo è quello di raggiungere l’utile netto. Per centrare il quale la società biellese ha anche acquisito, nel settembre scorso, anche il 60% di Lanerie Piero Tonella (tessuti per l’abbigliamento da donna).