HomeSenza categoriaIsernia, la Provincia chiude il Centro assistenza per donne e minori

Isernia, la Provincia chiude il Centro assistenza per donne e minori

ISERNIA. Chiuderà venerdì prossimo, 15 maggio, nel silenzio generale, il centro Cepam (Centro di prevenzione e accoglienza per i minori) e Cad (Centro ascolto donna), un tempo fiore all’occhiello della Provincia di Isernia, che svolge importanti servizi in favore delle donne e dei minori in difficoltà.

Lo scorso 27 aprile, infatti, le cinque persone in forza al centro – la coordinatrcie Rita Di Fiore, sociologa, affiancata da una psicologa e tre operatori sociali – hanno ricevuto la lettera di licenziamento da parte dell’ente di via Berta. Motivazione: non pervenuta. Ma tutti sanno, in tempi di ristrettezze economiche e di spending review, che ufficialmente il Cepam cesserà di esistere per mancanza di fondi.

La struttura, nata dalla legge 285/97, ‘Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza’, si è caratterizzata negli anni come centro di aiuto specialistico che interviene in appoggio e integrazione agli enti e servizi già operanti nel campo (servizi sociali territoriali, consultori familiari, ecc…). Partita ufficialmente a fine 1999, con l’amministrazione guidata da Raffaele Mauro – che selezionò gli operatori per titoli ed esami con tanto di graduatoria – l’attività del centro consiste nell’offrire, gratuitamente, consulenza psicologica e sociale a donne e minori in difficoltà, mediante interventi educativi e sostegno alle famiglie, nonché alle coppie che vivono particolari momenti di crisi da cui possono discendere fratture e rapporti conflittuali.

Molteplici i servizi forniti: informazione e sensibilizzazione; accoglienza; primo orientamento; consulenza psicologica e sociale ai minori e alle famiglie; sostegno psicologico; psicoterapia; interventi educativi; sostegno alle famiglie al fine di promuovere la funzione genitoriale; sostegno allo studio finalizzato al contenimento della dispersione scolastica; attività creative ed espressive all’interno di un laboratorio artistico. Interventi, questi, realizzati in sinergia e in stretto collegamento operativo con le istituzioni sociali e sanitarie presenti sul territorio. Un’azione significativa, quella svolta dal Cepam, che ha anche portato all’attivazione di un appartamento segreto nel quale hanno trovato rifugio negli anni decine di madri con i loro bambini, per sfuggire a mariti violenti e padri padroni e a difficili situazioni familiari. L’abitazione in questione – prima avvisaglia dell’intenzione di non continuare le attività del centro – è stata definitivamente chiusa a fine 2014.

Con la progressiva contrazione dei finanziamenti da parte della Regione Molise – erogati sempre in minor misura, oltre che con ritardo – il Cepam ha iniziato a reggersi, tra mille difficoltà, soltanto con il contributo economico della Provincia. Di conseguenza, negli anni, dapprima il personale è stato ridotto, pur cercando di non intaccare l’efficacia delle prestazioni offerte. Tuttavia, gli operatori rimasti in servizio sono stati costretti a turnazioni estenuanti, che hanno accettato di sostenere con sacrificio per non fare venir meno il servizio. Nel 2014, tuttavia, è stata approvata la legge Delrio, che ridisegna confini e competenze delle amministrazioni locali. Da essa discende una diversa redistribuzione delle competenze delle Province, di fatto ‘spogliate’ delle funzioni in materia di politiche sociali, passate in capo alle Regioni. In Molise, tuttavia, le iniziative legislative al riguardo, dal 31 dicembre 2014, non sono state ancora adottate. Dunque, nell’incertezza normativa venutasi a creare, l’amministrazione guidata dal presidente Luigi Brasiello ha avuto gioco facile nel praticare i tagli imposti dal governo centale proprio sul centro Cepam. Un atteggiamento pilatesco, quello dell’ente, stigmatizzato sia dagli operatori del centro, prossimi ormai a restare senza lavoro dopo 15 anni di onorato servizio, sia da tanti soggetti deboli che, nel tempo, ne hanno usufruito. Anche perché i tagli, da qualche anno a questa parte, erano stati subiti anche dall’amministrazione di Luigi Mazzuto. Ma l’ex Giunta provinciale, nelle pieghe del bilancio, era sempre riuscita a trovare le risorse per andare avanti.

Il sospetto, insomma, è che sia mancata la volontà, da parte dell’ente, di proseguire con le attività del Cepam. Circostanza, questa, che troverebbe conferma nella recente approvazione di un protocollo d’intesa contro la violenza di genere tra Provincia, Comune di Isernia, tribunale, procura della Repubblica, Ordine degli avvocati, prefettura, Asrem,Ufficio IV—Ambito territoriale scolastico per la Provincia di Isernia e Ufficio del tutore pubblico dei minori del Molise. L’accordo in questione ha esteso la tutela, oltre che alle donne maltrattate, anche ai soggetti deboli o ‘diversi’ quali i disabili, gli immigrati, gli emarginati, gli omosessuali, ai quali verrà fornita assistenza legale e processuale gratuita, oltre che ulteriore supporto, di altra natura, sempre a costo zero. Non solo: la Provincia si è finanche impegnata al reperimento di alloggi gratuiti da mettere a disposizione delle vittime di violenza di genere. Un fac-simile di quanto era già esistente, fino all’anno scorso, a soli tremila euro di fitto annuo, prima della chiusura. Ma l’intera struttura del protocollo sembra ricalcare i servizi erogati con successo dai qualificati operatori del Cepam, formati sul campo per 15 anni e forti, dunque, di una solida esperienza basata su un’ampia casistica di interventi.

Che senso ha, pertanto, chiudere una struttura funzionante ed efficiente – che dagli oraginari 70mila euro di fondi regionali e provinciali ha finito, via via, per reggersi con soli 30mila euro della Provincia – per replicarne le attività con operatori le cui competenze sarebbero ancora da costruire? Possibile che non sia stato possibile tagliare null’altro, a discapito di una struttura che per anni è stata punto d’orgoglio dell’ente? Il 15 maggio è alle porte, ma da via Berta tutto tace e, dopo la passerella del protocollo succitato, si preferisce far finta di nulla.

Ultimo appunto. Anche la Regione ha preferito voltarsi dall’altra parte prospettando, a fine anno scorso, la possibilità di proseguire, per il Cepam, tramite ‘trasformazione’ in Ambito territoriale. Ipotesi suggestiva, ma vaga e nebulosa. Dalla quale, ovviamente, sono seguiti zero risultati.

 

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