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Campobasso: adesso è crisi nera, Battista costretto a cambiare la Giunta

CAMPOBASSO. Tanti indizi fanno una prova schiacciante, tanti “incidenti” di percorso segnalano una crisi politica che ora è quasi impossibile nascondere.

Ieri mattina, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: il Consiglio comunale che doveva approvare il bilancio consuntivo (passaggio delicato e significativo per un’amministrazione) è clamorasamente saltato per mancanza del numero legale e per pesanti assenze registrate tra i banchi della maggioranza, compreso il Pd (partito del sindaco e forza principale della coalizione).

I soliti rumoros parlano di nervi a fior di pelle nel centrosinistra campobassano; beghe interne, spaccature e clima da resa dei conti, con vecchie ruggini che rischiano di esplodere definitivamente e travolgere tutto.

Occorre, per la cronaca, riavvolgere un attimo il nastro per capire da dove si arriva, ovvero dalle dimissioni dei presidenti Colarusso e Di Giorgio dalle rispettive Commissioni, dalla nascita di un gruppo di centro (capeggiato da Michele Ambrosio) che non perde occassione per esprimere dissenso e a volte ridurre sensibilmente i numeri di una maggioranza che un anno fa sembrava schiacciante, dai malumori contro gli assessori Maio e Chierchia (per nulla graditi da una parte del centrosinistra). Impossibile quindi parlare di casualità, proprio alcuni giorni fa Battista non è andato sotto in aula (voto sulla tutela della famiglia tradizionale) solo grazie ai grillini.

La luna di miele tra i campobassani e l’attuale primo cittadino è finita da un pezzo, i problemi interni alla sua maggioranza incidono eccome sull’attività amministrativa nel suo complesso. A un anno dalle elezioni, l’opinione pubblica sembra aver già perso fiducia verso il governo della città, mentre dalle parti dell’opposizione le cose hanno forse preso la piega giusta: Coalizione Civica e Forza Italia (dopo i dissidi nati un anno fa nel centrodestra per le mancate primarie e la ricandidatura di Di Bartolomeo) sono tornate a fare fronte unito, uno scoglio non indifferente (insieme all’attivismo dei Cinque Stelle) per il numero uno di Palazzo San Giorgio.

Vie d’uscita? Per osservatori e addetti ai lavori, il sindaco non ha alternative: dovrà mettere presto mano alla Giunta, correggere gli errori prima che sia troppo tardi e smentire chi, nel centrosinistra, lo accusa di essere poco leader e carismatico. Dovrà accontentare i tanti dissidenti, rimarcando però il suo ruolo di guida. Un gioco di equilbrio difficile, ma necessario. Per amministrare un capoluogo serve questo e tanto altro.

Jones

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mikeante

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