HomeNotizieCRONACAVeneziale: manca l'anestesista, paziente 'inoperabile' da due settimane

Veneziale: manca l’anestesista, paziente ‘inoperabile’ da due settimane

ISERNIA. Da quindici giorni ricoverato in ospedale in attesa di un intervento chirurgico. Ma di rinvio in rinvio, non è stato ancora possibile operare il paziente, giunto al Veneziale due settimane fa per una pancreatite. Il motivo del ritardo: la mancanza di anestesisti. Un film già visto, all’ospedale di Isernia, ma che di questi tempi torna con prepotenza a riproporsi ai malcapitati pazienti.

Nel caso di specie, l’uomo – originario di un comune dell’hinterland isernino – doveva essere operato stamani, con un intervento programmato. Dal reparto di Chirurgia, dopo giorni, gli avevano infatti prescritto il digiuno per la giornata di oggi, informando della circostanza, come da prassi, anche la Rianimazione, che avrebbe dovuto provvedere a reperire finalmente l’anestesista. Ma tant’è: niente, da fare, il personale scarseggia e l’uomo è rimasto ancora una volta in attesa. Fino a quando, non si sa: con grande mortificazione della famiglia e dello stesso primario di Chirurgia, che ha fatto tutto quanto in suo potere per organizzare l’intervento. Ma invano. Del resto, il presidente della Regione Paolo Frattura, pochi giorni fa, per ovviare al problema degli anestesisti, ha affermato pubblicamente di voler utilizzare lo strumento del comando o, in alternativa, di voler acquistare le prestazioni da professionisti provenienti da aziende sanitarie verso le quali la Regione è debitrice (Neuromed o Cattolica) o, ancora, da aziende sanitarie fuori Molise. Ma, nelle more, il problema resta. E i disagi aumentano.

Insomma, come già avevamo avuto modo di scrivere una settimana fa (leggi l’articolo), al Veneziale di Isernia si opera solo in emergenza, con il personale in servizio sempre più costretto a fare turni massacranti. Sul punto era intervenuto anche il dottor David Di Lello, sindacalista dell’Aaroi-Emac. A suo giudizio, quella attuale sarebbe una situazione divenuta ormai cronica, che metterebbe a rischio la salute dei cittadini, e dovuta a motivi ben precisi. In primo luogo la mancanza di scelte politiche coraggiose che attuino quella riorganizzazione dei presidi territoriali, promessa e mai realizzata, dopo la riorganizzazione degli ospedali minori di Venafro, Larino e Agnone. In secondo luogo, la causa andrebbe nella presenza di quei campanilismi e personalismi che caratterizzano la politica locale e che frenerebbero il rinnovamento.

Ad oggi, secondo il rappresentante della sigla sindacale, al Veneziale sarebbero garantite solo le emergenze e le urgenze chirurgiche, mentre al Cardarelli di Campobasso la situazione sarebbe ancor più drammatica. Difatti, dai primi del mese di maggio, sono state ridotte a dieci a settimana le sedute operatorie del Dipartimento di Chirurgia. Le nuove disposizioni metterebbero a serio rischio di complicanze sanitarie i pazienti che affollano i reparti in attesa di operazioni. A nulla sono valse le proteste dei vertici del reparto: per tutta risposta l’Asrem avrebbe ridotto ulteriormente le sedute arrivando a sette a settimana.

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