CAMPOBASSO. L’Ufficio Immigrazione della questura di Campobasso nella bufera. Ci sono infatti anche due poliziotti tra i nove destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini per il business dei permessi di soggiorno. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di abuso d’ufficio, falso, concussione e truffa. I fatti al centro dell’inchiesta della Squadra Mobile del capoluogo, coordinata dal sostituto procuratore Nicola D’Angelo, si sono svolti dal 2007 al 2014 e si incardinano intorno ai criteri di concessione dei permessi di soggiorno ad alcuni immigrati. In pratica, i due poliziotti indagati, secondo le accuse, avrebbero rilasciato i documenti od ostacolato il rinnovo degli stessi con criteri assolutamente discrezionali, agendo in spregio degli obblighi imposti a un ufficiale di polizia. E chiedendo in cambio, in alcuni casi, addirittura sesso a una giovane donna dell’Est Europa, ballerina in un night club, che avrebbe rifiutato le avances incappando in seri problemi per ottenere il permesso richiesto.
Tra i presunti responsabili anche due indiani, che avrebbero favorito – dietro compenso – l’ingresso di immigrati in Italia che, per varie ragioni, non potevano ottenere il permesso di soggiorno. Erano loro in pratica a selezionare i connazionali da far arrivare, ed erano sempre loro a far da tramite con l’Ufficio Immigrazione. In alcuni casi, gli indiani avrebbero truffato altri immigrati, facendosi consegnare tremila euro per il rilascio di documenti mai consegnati ai malcapitati. In altri, avrebbero sfruttato la conoscenza di proprietari di appartamenti e di imprenditori agricoli compiacenti, i quali avrebbero attestato il falso per consentire la regolarizzazione degli stranieri.
Tra le ipotesi investigative, tutte da provare, anche il pagamento di tangenti agli stessi agenti di polizia, ai fini di sbloccare pratiche impossibili in favore di immigrati non aventi diritto.
Coinvolta, infine, anche un’avvocatessa del Foro di Campobasso. Per gli inquirenti, avrebbe addirittura manomesso il sistema informatico del ministero dell’Interno per l’inoltro delle pratiche di nulla osta al lavoro, grazie alla collaborazione di uno dei due poliziotti. L’obiettivo: favorire un marocchino irregolare.
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