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Cronaca di un (tentato) suicidio politico: Brasiello verso la sfiducia

ISERNIA. Con quasi 30 gradi esterni, in Giunta comunale sembrava di stare al Polo. Non uno sguardo, non una parola, non una spiegazione reciproca. Luigi Brasiello nemmeno ci avrebbe provato a ricucire lo strappo: troppo tesa l’aria, dopo il blitz dei due assessori esterni nominati all’insaputa di tutto e tutti.

Il giorno prima, l’esecutivo era saltato. Ieri invece la riunione si è tenuta, ma nella sua formazione ‘base’. Senza, dunque, gli avvocati Gaia Di Nezza e Ferdinando Veneziale. I quali – vuoi perché il passaggio delle ‘presentazioni’ in Consiglio comunale ancora non è stato fatto (toccherà aspettare il 30 giugno), vuoi per evitare altre frizioni – opportunamente, non si presentano.

Ma le ferite non si rimarginano affatto: al punto che il sindaco, capita la malaparata, dopo le deliberazioni si dilegua, disertando la conferenza stampa sulla Fiera delle Cipolle ed evitando così le forche caudine delle domande dei giornalisti.

Ai media, per l’amministrazione, si presenta il solo assessore Roberto Di Baggio: il quale, con una prova da attore consumato, nonostante gli sforzi dei cronisti, evita ogni commento sull’allargamento dell’esecutivo, parlando sempre e solo della due giorni di eventi per la festa dei Santi Pietro e Paolo. Da parte sua, solo una battuta eccellente: “Senza parlà ce capemme”, citando il nome della commedia in dialetto in programma lunedì 29 all’auditorium.

Non passa neanche un’ora e arriva il comunicato di Sel che rompe gli equilibri: il partito si autoesclude dalla maggioranza, scoperchiando il vaso di Pandora e dando il ‘la’ a una crisi politica serissima che vede Brasiello sulla graticola, solo contro tutti.

Nel pomeriggio, partono le riunioni di partiti e movimenti. Ieri è la volta di ‘Isernia di tutti’, la lista del sindaco. Oggi tocca al Pd. Le indiscrezioni viaggiano al ritmo di una telefonata al minuto. Comunicati in preparazione, prossime prese di distanza. Assessori che avrebbero minacciato di dimettersi, vecchi e nuovi. Qualcuno, anzi, le avrebbe già firmate, poi ci avrebbe ripensato: per adesso. Il dissenso viaggia al ritmo veloce dei social network: da Facebook tuona Cesare Pietrangelo (Polo di Centro): “A tutto c’è un limite”.

Stamani già potrebbero arrivare sviluppi eclatanti. Richieste ufficiali di azzeramento di Giunta o, peggio, di revoca dei nuovi assessori. Comunque vada, sarebbe una figuraccia.

Ma non di sole confidenze vive il cronista. E, da più parti, arrivano le tre paroline magiche: “Mozione di sfiducia”. Tra le file della maggioranza, qualcuno la starebbe preparando. Di più: l’avrebbe già abbozzata.

E sarebbe pronto ad annunciarla in Consiglio martedì prossimo, 30 giugno, dando il via alla (lunga?) estate calda del sindaco Brasiello. Per presentarla, come recita lo Statuto, “bastano due quinti dei consiglieri assegnati”. La sola opposizione, da sola, ha già undici elementi su tredici. Per approvarla, invece, occorre la maggioranza assoluta: 17 consiglieri. Una soglia tutt’altro che impossibile, oggi come oggi.

Tutto sta a capire quali spazi siano ancora percorribili in chiave assessorile. La presa di distanza dalla maggioranza di Sel e, dunque, della consigliera Bice Antonelli, di fatta apre la strada – se Brasiello volesse continuare ad assegnare poltrone – a Linda Dall’Olio, di ‘Isernia di tutti’, giovane presidente di IV Commissione, ex dissidente a gennaio e donna con il maggior numero di voti tra i consiglieri per ora rimasti a bocca asciutta. Dunque, Isernia di tutti’ potrebbe pensarci due volte, prima di mandare tutto all’aria. Ma gli altri partiti, in particolare il sempre escluso Polo di Centro, con Domenico Di Baggio, sistematicamente ignorato nonostante gli accordi preelettorali?

La sensazione è che il primo cittadino si sia avventurato su un campo minato. Ad ogni passo, rischia di saltare in aria. Se continua in un’improbabile prova muscolare, rischia di essere sfiduciato, con probabilità molto più alte che durante la crisi di gennaio, mollato – come sarebbe in procinto di essere – anche da una parte del Pd.

Se invece revoca Veneziale e Di Nezza, ne esce con le ossa rotte. Uno che ha nominato due esterni dalla sera alla mattina, può fare qualsiasi cosa: dunque, se tali nomine significano che non si fidava lui della sua maggioranza, ora sono gli altri che daranno il giusto peso alla sua parola: da 0 a 10, bontà loro.

 Pba

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mikeante

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