CAMPOBASSO. Questa mattina, alla presenza delle massime autorità civili e militari della Regione, la Corte dei Conti ha illustrato il giudizio di parificazione emesso sul rendiconto generale 2014 del Molise. Unc parificazione con riserva, quella rilasciata dalla magistratura contabile alla Regione, a causa delle numerose eccezioni sollevate. A rappresentare l’ente c’era il vicepresidente della Giunta regionale Michele Petraroia, che sostituiva l’assente Paolo Frattura. Il giudizio di parificazione può riassumersi come il controllo successivo sulla gestione del bilancio dello Stato e degli enti locali che la Corte esprime sul rendiconto generale. L’atto è un vero e proprio procedimento di natura giurisdizionale con cui si dichiara la regolarità contabile degli enti pubblici. La mancata parificazione sarebbe stata una sonora e ulteriore bocciatura per l’operato del governo regionale, tanto da poter determinare il blocco dei servizi che l’ente svolge.
Ebbene, il procuratore della sezione regionale, Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, nella sua requisitoria non ha mancato di sottolineare le eccezioni e le riserve sulle tante criticità riscontrate in giudizio. Disavanzo della sanità, società partecipate e indebitamento complessivo sono le questioni su cui la politica locale dovrà mettere mano dopo che il Governo aveva già impugnato, dinanzi alla Corte dei conti, la legge di assestamento di bilancio di previsione del 2014. La causa era l’errata ripartizione decennale del disavanzo sanitario operato dai tecnici regionali, operato non rispettando il principio di equilibrio di bilancio. Un appunto particolare Selvaggi lo ha riservato, in prima battuta, al disavanzo della sanità, che nonostante da 8 anni sia commissariata, causando aumenti automatici delle aliquote locali, porti ancora in dote complessivamente 290 milioni di euro di disavanzo, di cui 37 solo per il 2014.
Altrettante disapprovazioni non sono state risparmiate alle società partecipate: Gam, Korai, Molise Dati, Finmolise, Molise Acque, di cui la Regione è titolare ma per le quali ancora non ha provveduto alla razionalizzazione, come predisposto dalla normativa nazionale, tanto che la Corte dei conti ha chiesto chiarimenti specifici mai arrivati da Via Genova.
Francesco Clemente
