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Gentile: “A Isernia manca una guida”

di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Non è solo un gioco di parole: per Alberto Gentile un’altra politica è non solo ‘Possibile’, ma doverosa. L’ex assessore al Comune di Isernia, nei giorni scorsi, ha presentato il simbolo della nuova creatura politica di Pippo Civati, che vuole ricostruire un nuovo soggetto a sinistra del Pd e del premier Matteo Renzi. Gioca d’anticipo, Gentile, consapevole che per creare un’alternativa vera non si può lavorare a pochi mesi dalle elezioni. Di qui l’intenzione, esplicita, di fare “una rivoluzione culturale che parta da Isernia e abbracci tutto il territorio provinciale”, come si legge sul manifesto di presentazione del movimento politico che vede, tra i suoi fondatori locali, anche gli insegnanti Marilena Ferrante e Gianluca Baccaro. Partendo non tanto e non solo dai programmi: ma dalle persone, i giovani prima di tutto.

Gentile, nel manifesto di ‘Possibile’ lei parla con insistenza di rottura degli schemi. Che intende?

“Intendo che non bisogna più entrare nelle logiche dei partiti, che si definiscono tali ma non sono altro che comitati elettorali che aspettano le elezioni per imporre i loro schemi e i loro uomini. Un esempio: le Primarie a Isernia sono state ‘pilotate’, il vincitore designato esisteva già. Si può partecipare, certo, ma non vincere: il ‘piatto’ è già preparato. Un ristretto gruppo di personaggi ha occupato da tempo il Molise, utilizzando questi schemi per continuare a detenere il potere”.

Lei è sicuramente a sinistra del Pd. Ma di recente, in seno ai Dem, è nata anche l’associazione ‘Molise Democratico’.

“Ne prendo atto, ma credo sia solo una corrente ‘ipocrita’ del Partito Democratico. Il Pd ha spostato la propria azione politica in stile doroteo e democristiano, con all’interno correnti che non hanno nulla di nuovo. Anche questi sono schemi vecchi: la frase tipica ‘combattere da dentro’ significa solo voler acquisire il potere al posto di altri”.

Quale, dunque, la sua ‘missione Possibile’?

“Possibile a Isernia si propone come alternativa all’amministrazione attuale, che torno a definire impalpabile. Se uno cammina in strada non c’è un cittadino che parli bene di quest’amministrazione, di cui non si percepisce affatto la presenza. Un esempio: tentativi anche nobili, come la Notte Rosa, non vengono dalla programmazione di un pacchetto estivo. Le iniziative, quali che siano, vanno apprezzate, ma sono idee estemporanee: manca totalmente la progettualità”.

Impalpabile, lei dice. Perché?

“Vantano due cose: l’acquisizione dell’area della stazione, la cui idea progettuale è molto vecchia, ma le cui modalità di acquisto hanno comportato un costo elevatissimo quando le Ferrovie non erano riuscite a vendere quel terreno. E la raccolta differenziata: un fallimento totale, sotto gli occhi di tutti. I costi sono alti e il servizio non funziona. Isernia è disordinata, si poteva fare una sperimentazione per zone. Mi permetto di suggerire all’assessore Amendola: farebbe bene ad ascoltare qualche consiglio, qualche volta”.

Come giudica l’azione amministrativa del sindaco, in particolare?

“A Isernia manca una guida, non si percepisce se c’è un’amministrazione vera. Si discute da mesi di allargare la giunta tecnicamente, dunque vuol dire che c’è qualcosa che non va. Gli assessori in carica, convocati in giunta subito dopo le nuove nomine, non si sono tuttavia presentati, contestando così l’aiuto tecnico. Il sindaco è comunque una persona di qualità e per bene, ma non ha idee amministrative e non è predisposto naturalmente alle decisioni. Lui, purtroppo, le decisioni le subisce”.

Dunque Brasiello e la sua Giunta potrebbero fare di più, a suo avviso?

“In realtà credo che esprimano il massimo potenziale”.

Lei ora è promotore di questo progetto. Ma in futuro cosa farà?

“Non sarò destinatario del progetto stesso”.

Si spieghi meglio.

“Non voglio candidarmi come sindaco”.

Condivide la necessità di una nuova legge elettorale regionale che restituisca maggiore rappresentanza alla provincia d’Isernia?

“Non serve una legge elettorale che dia maggiore rappresentanza, servono i politici”.

Quali, allora le urgenze per Isernia?

“Per prima cosa va ricostruito il tessuto sociale. Da una parte c’è un disordine e un abbandono in cui la gente è abituata a convivere che mette nel caos tutta la città. Dall’altra ci si aspetta un ritorno lento e progressivo alla partecipazione della comunità. A Isernia manca la coesione sociale, la città non viene vissuta a dovere per questo. Bisogna passare dal Comune, inteso come ente che amministra, alla ‘comune’, alla partecipazione, a vivere e sentire la comunità come qualcosa di nostro. E vanno coinvolti i giovani: sono loro la vera possibilità”.

Ma in troppi stanno continuando ad andare via. Come si ferma l’esodo?

“Non si può fermare da un giorno all’altro. Penso a un ‘palazzo delle idee’, dove si producono appunto idee per i giovani, con le nuove generazioni che vengono indirizzate a creare lavoro, non solo startup, ma anche i mestieri. I cicli economici sono cambiati rispetto agli anni precedenti, le fabbriche sono un lontano ricordo: bisogna creare piccole realtà di lavoro e le possibilità ci sono. Ma se non vengono promosse, se manca chi mette insieme i giovani, se non ci sono figure di aggregazione sociale che ne favoriscano la partecipazione, continueranno inesorabilmente a lasciare, in massa, la nostra città”.

Le continue crisi a Palazzo San Francesco. Pensa si andrà al voto anticipato?

“E’ vero, ci sono continue crisi, specie quando si avvicina il bilancio. Ma voglio fare una preghiera ai consiglieri comunali: votino il bilancio di previsione, perché noi non siamo ancora pronti all’alternativa, la stiamo preparando e ci vuole un altro po’ di tempo. State sereni”.

 

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