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Circumlacuale, danno erariale per 17.5 milioni di euro: in 25 davanti alla Corte dei conti

CAMPOBASSO. L’ennesima arteria stradale non completata finisce sotto la lente delle Fiamme Gialle. Si tratta della ‘Circumlacuale’, infrastruttura nata per collegare la Fondovalle Tappino e le piane di Larino. Il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Campobasso ha segnalato alla procura regionale della Corte dei conti un presunto danno erariale di circa 17,5 milioni di euro. Venticinque le persone ritenute responsabili: si tratta di funzionari e dirigenti della Comunità montana Fortore Molisano, della Regione Molise e del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Campania e Molise, nonché di alcuni amministratori comunali e regionali.

Gli accertamenti istruttori, disposti dal procuratore regionale della Corte dei conti, Carlo Alberto Manfredi Selvaggi e svolti dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Campobasso, hanno messo in evidenza un appalto caratterizzato da diverse problematiche. Le attività ispettive, in particolare, hanno permesso di rilevare una illecita gestione dello stesso, in relazione ai seguenti aspetti:

– alla fase esecutiva dei lavori – caratterizzata da diverse perizie di variante illegittime, che hanno comportato impedimenti e notevoli ritardi nell’esecuzione dell’opera e, soprattutto, il conseguente affidamento a trattativa privata cosiddetta ‘a unico soggetto’, ovvero ‘a soggetto vincolato’ di lavori extracontrattuali, in aperta violazione delle norme della concorrenza e della trasparenza dell’azione amministrativa;

– al conferimento degli incarichi professionali, per la progettazione e la conduzione dello stesso, tutti avvenuti mediante affidamento diretto, in contrasto con la normativa in materia;

– alla definizione delle riserve in pendenza per un rilevante importo (inerente alle richieste risarcitorie dell’impresa per i maggiori oneri conseguenti all’anomalo andamento dei lavori), avvenuta attraverso un atto transattivo rilevatosi illegittimo.

Le indagini, complessivamente, hanno permesso di evidenziare che i lunghi tempi del procedimento, con riferimento all’esecuzione dei lavori, sono stati impropriamenti ricondotti alle criticità connesse ad aspetti geologici e a sopravvenute disposizioni legislative e regolamentari. Il prolungamento dei tempi dell’appalto era invece, secondo le Fiamme Gialle, da imputare esclusivamente al fatto dell’impresa la quale, per ovviare ai difetti e alle carenze del progetto migliorativo dalla stessa proposto, sarebbe addivenuta, con la presunta connivenza dei soggetti coinvolti a vario titolo nell’appalto, a parziali varianti, reiterate per tutto il corso dei lavori, alla formazione di innumerevoli nuove lavorazioni con relativi nuovi prezzi e a una inammissibile ‘conduzione a regia’ dell’appalto. Pertanto, l’impresa non aveva diritto al ristoro dei maggiori oneri e danni derivanti dal prolungamento dei tempi dell’appalto e, al contrario, era tenuta a sopportare le conseguenze patrimoniali pregiudizievoli relative al periodo di sospensione dei lavori e al maggior tempo necessario per consentire l’esecuzione dell’opera pubblica.

La Guardia di Finanza rileva che allo stato, dopo circa quattordici anni dall’aggiudicazione definitiva dell’appalto, non vi sia ancora alcun beneficio per la collettività. Il concorso delle sopraccitate concause, infatti, ha determinato, a distanza di più un ventennio dalla sua ideazione, l’inutilizzabilità dell’opera in questione nonostante il notevole sforzo finanziario sostenuto dall’amministrazione regionale. Ad oggi non si ha notizia di atti di programmazione e di finanziamento da parte della Regione delle cospicue somme (circa 100 milioni di euro) necessarie a far fronte ai costi di esecuzione dell’intervento, nel frattempo lievitati.

In definitiva, a fronte di una spesa quantificata in complessivi 17.384.196,18 euro, risultano realizzati soltanto circa 200 metri di galleria – totalmente inutilizzabili (e, peraltro, mai collaudati) – rispetto al progetto esecutivo originario dei lavori che prevedeva la costruzione di un tronco stradale della lunghezza complessiva di 2.992,43 metri, di cui 2.016,22 in galleria naturale, 254,40 in viadotto e 722,81 su sedime naturale.

Dunque, al momento, quello che permane della tanta attesa ‘Circumlacuale’, arteria strategica dal punto di vista della mobilità e dello sviluppo delle aree interne più disagiate di tre regioni, Molise, Campania e Puglia, disegnata lungo la riva a sud del lago di Occhito, è un’opera incompiuta, l’ennesima, pagata dai contribuenti a peso d’oro.

All’attualità il cantiere è fermo e chiuso; l’area di cantiere rimane totalmente incustodita e versa in uno stato di pericoloso abbandono, soprattutto in assenza di concrete misure, a tutela della pubblica e privata incolumità; la situazione attuale potrebbe essere, pertanto, fonte di pericolo.

All’esito della fase istruttoria, la procura regionale della Corte dei conti ha introdotto nove distinti giudizi di responsabilità, contestando un danno erariale di circa 17,5 milioni di euro. La prima udienza è stata fissata per giovedì 24 settembre.

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