Economia, dubbi sulla ripresa: dipende dall’Europa

ROMA. L’economia europea si trova in un momento di grande difficoltà. Questa difficoltà è dovuta a ragioni sia esterne sia interne. Le ragioni esterne sono lampanti, e sono l’ascesa ormai pluridecennale di nuove zone del mondo come grandi territori produttivi a basso costo. I beni che tradizionalmente si producono in Europa – come i beni di tecnologia, gli elettrodomestici, i prodotti tessili – oggi subiscono la concorrenza globale di paesi come la Cina, l’India, il Bangladesh, e via dicendo. L’industria sopravvive solo dove è molto protetta, come nel caso dell’industria automobilistica, e la stessa cosa si può dire per l’agricoltura. In questo contesto, la crisi finanziaria, con le sue terribili ricadute su un’economia reale soffocata dalla stretta del credito e dall’austerità, non ha fatto che peggiorare le cose.

I fattori interni non sono meno gravi, e riguardano la mancata creazione di un’economia unica europea, mentre di fatto il continente continua a essere diviso in paesi che si fanno la concorrenza a vicenda invece di sostenersi l’un l’altro. L’austerità, voluta dai vertici europei e in particolare da quelli tedeschi, ha ridotto drasticamente i consumi e la ricchezza ovunque, a volte in modo drammatico, come ad esempio in Grecia, dove ci vorranno decenni per riportare il tenore di vita a condizioni di benessere.

La crisi in corso, insieme all’instabilità dell’economia dell’Eurozona, conduce anche a una debolezza dell’Euro. Siti come EUR USD, che segue e analizza l’euro, sostengono da alcune settimane che il valore subirà un graduale aumento, ma per ora il comportamento della moneta non ha corrisposto a queste aspettative.

L’Italia in tutto questo è un paese sorvegliato speciale. Anche se siamo considerati “too big to fail”, cioè troppo grandi per fallire, questo non significa che la nostra posizione in Europa non sia politicamente debole. Non riusciamo a far sentire le nostre ragioni e ci ritroviamo a subire le scelte dell’Europa più spesso di quanto non le influenziamo a nostro favore. Non contribuisce certo in modo positivo la nostra classe dirigente, animata più dall’interesse personale che dall’interesse del Paese.

Ora l’Italia sta vivendo un momento di debole ripresa economica, lungi dal farci recuperare il terreno perduto in questi lunghi anni di crisi. Si tratta di una ripresa esagerata dal governo, che cerca di attribuirsela come risultato, ma comunque è una piccola inversione di tendenza rispetto alla recessione degli ultimi anni. Ma quanto è solida la ripresa? E riuscirà ad acquistare il ritmo necessario per risollevare davvero il Paese? Per ora è difficile a dirsi, ed è una cosa che dipenderà dall’evoluzione economica europea e mondiale.

Il Molise in tutto ciò è una piccola regione catturata dalla corrente. La crisi e l’incertezza sono un freno per l’industria ovunque, incluso qui. Chi ha i capitali non li investe per paura di perdite, le banche non aprono il credito e lo Stato non è in grado di avviare un progetto sul lungo termine di opere pubbliche che potrebbero ridare slancio all’economia. L’unica nota positiva è quella che viene dal turismo, che registra una crescita dopo anni difficili. I turisti arrivano in massa nel nostro Paese, e cresce il numero di quelli che abbandonano i tragitti più battuti per avventurarsi in zone meno note, in parte anche sulle nostre bellissime montagne. Ma c’è tanto, tantissimo, ancora da fare.