Isernia, i dissidenti archiviano Brasiello e rilanciano la battaglia territoriale

ISERNIA. Per loro, l’esperienza Brasiello è ormai in soffitta. Ma ci tengono comunque a precisare: in televisione l’ex sindaco, peraltro senza contraddittorio, ha fatto una ricostruzione “fantasiosa e confusa”.

I sette dissidenti al Comune di Isernia replicano per l’ultima volta alle accuse ricevute di complotti e macchinazioni ai danni dell’ex primo cittadino. Nessuna congiura, nessuna poltrona rivendicata: le ambizioni politiche, notevolissime, sarebbero state invece tutte dell’ex primo cittadino. Non erano i vantaggi personali, dunque, quelli che cercavano loro: ma condivisione e programmazione, che non sarebbero arrivati a causa di una Giunta che avrebbe tenuto politicamente in ostaggio Brasiello. Il quale, come per la vicenda delle nomine degli assessori esterni, dopo aver sempre parlato di scelte compiute in autonomia, ha invece fatto dietrofront ancora una volta, sostenendo di aver dovuto subire l’imposizione dal capogruppo del Pd al Comune di Isernia. Circostanza assolutamente sconfessata dai sette, ai quali tuttavia, preme più di ogni altra cosa gettare le base per una nuova fase, all’insegna della difesa del territorio, completamente dimenticata dalla precedente amministrazione, troppo debole e scarsamente dotata di autonomia decisionale. Bando, dunque, a rancori e polemiche: al primo punto dell’agenda politica dovrà esserci, da adesso, la battaglia territoriale in difesa del territorio pentro, “di quel poco che ha ancora”, nel tentativo di recuperare “quel tanto che ha perso e che rischia di perdere”.

“Sinceramente avremmo preferito non tornare più sulla vicenda – scrivono in una nota Davide Avicolli, Ovidio Bontempo, Michele Mezzanotte Pallotta, Ilario Di Placido, Francesca Scarabeo, Benedetta Monaco e Domenico Di Baggio – perché Isernia ha già voltato pagina, ma sentire l’ex sindaco Brasiello autoproclamarsi portatore della ‘verità assoluta, politicamente parlando, ha fatto rivoltare anche i reperti preistorici del Paleolitico e richiede una replica doverosa. La sua fantasiosa ricostruzione è confusa e poco lucida ma soprattutto ha il limite e la vana pretesa di pensare che, mettere insieme piccoli frammenti di verità, gli consenta di dire la grossa menzogna politica che i problemi interni al Pd e i possibili ingressi nella sua blindatissima giunta siano stati la causa decisiva della sua caduta.

La verità politica dovrebbe scaturire soltanto nel contraddittorio tra le parti, ma ancora una volta è emersa la sua scarsa propensione al confronto, culminata inevitabilmente nelle recenti autodifese in solitaria, esercizio ben più facile di un’onesta autocritica. Dalle sue stesse dichiarazioni emerge, impietosamente, l’assenza di autonomia e coraggio, da molti lamentata, in particolare nella sua richiesta di interventi esterni salvifici rivolti al governo regionale quando avrebbe dovuto affrontare personalmente i suoi consiglieri, o quando ha bloccato le nomine di Di Baggio e Antonelli, congelate dall’inizio del suo mandato, a causa del sopravvenuto ‘patto del marciapiede’.

“La sola verità che conta – continuano i dissidenti – è che, nella partita decisiva del bilancio, noi consiglieri non abbiamo avuto modo di toccare palla perché all’efficacia del gioco di squadra si è preferita l’estemporaneità delle giocate individuali, non utili alla città nonostante il goffo tentativo di offuscare tutto ciò, concretizzato nella recente autorete televisiva. L’amara realtà è che l’amministrazione continuava a navigare a vista e il bilancio previsionale rappresentava l’ultima spiaggia per chi aveva proprio nell’assenza di programmazione il peccato originale da espiare per ridisegnare insieme il suo futuro.  Inutile cercare altrove, a meno che non si vogliano confondere le acque per coprire il vuoto di mancate scelte e decisioni amministrative vitali per la città di Isernia, in un contesto socio-economico di particolare difficoltà che avrebbe richiesto ben altro.

Le fantomatiche ‘riunioni carbonare’ per questioni di poltrone sono state smentite dall’evidenza dei fatti perché, fino a un minuto prima dell’ultimo Consiglio, ci sono state consegnate politicamente le chiavi del Comune pur di andare avanti, appello da noi ritenuto vuoto, irricevibile per modi e tempi, e pertanto rimandato al mittente.

Brasiello ha comunque consegnato a uno di noi, metaforicamente, una ‘poltrona’, non richiesta e non meritata, di ‘capo popolo’, ma quello era un ruolo che avrebbe dovuto ricoprire lui, come sindaco e presidente della Provincia e tutti noi avevamo lavorato per mettere nelle sue mani gli strumenti necessari per essere tale ma lui, purtroppo, non ha avuto la capacità politica di utilizzarli nella giusta direzione, a cominciare da un Consiglio di 32 consiglieri pronti a difendere la città di Isernia per finire ad un’Assemblea di 52 Sindaci pronti a difendere il nostro territorio.

La giunta per noi è sempre stato uno strumento di governo al servizio dei cittadini, non certo di visibilità o potere, l’unico obiettivo dei dissidenti era di arrivare ad un bilancio puntuale e partecipato, fondato finalmente su una seria programmazione. Sulla vicenda degli assessori esterni, ora dichiarati ‘indotti’, prima autonomi, poi sospesi e congelati, infine annullati, ha sempre ribadito l’autonomia di una scelta che era un’esclusiva prerogativa del sindaco, assumendosene ogni responsabilità politica.

La verità politica, infatti, è che il sindaco aveva il potere e la forza di scegliere tra un ventaglio di ipotesi di cambiamento all’interno del quale ha accolto con entusiasmo soltanto la soluzione degli esterni, a titolo gratuito e a tempo determinato, con obiettivi amministrativi ben precisi e concreti, per poi aprire alla sua maggioranza.

Noi abbiamo sempre consigliato al sindaco la massima condivisione delle sue scelte politiche e amministrative con la sua maggioranza, i partiti e la sua stessa giunta, di cui evidentemente si sentiva politicamente ostaggio perché ha nascosto le nuove nomine fino al giorno prima, anche davanti ad un’esplicita richiesta dei suoi assessori.

Proprio questo inspiegabile timore reverenziale l’ha portato a una scelta estemporanea, non condivisa e quindi oggetto di critiche legittime nel metodo. Nonostante tutto eravamo ancora a giugno, le nostre buone intenzioni erano intatte e c’era ancora tempo per impostare un bilancio dignitoso e credibile, ma non è mai stato oggetto di discussione rimanendo un illustre sconosciuto per consiglieri e cittadini. Nessun ‘patto di sangue’ tra noi dissidenti, l’unico patto che andava rispettato era quello con i cittadini che avevano riposto in noi le loro speranze di cambiamento.                                                                                                          

L’irricevibile proposta finale, formulata al centrodestra e ai dissidenti, di continuare ancora qualche mese per mangiare il panettone a Natale e poi presentare la sfiducia al sindaco o le sue dimissioni, prendeva atto dell’inevitabilità di un esito che gli stessi ‘fedelissimi’ finivano implicitamente per condividere, facendo così crollare miseramente ogni ridicola e infondata ipotesi di complotto politico ai suoi danni.

Siamo disponibili alla ricostruzione reale di tutto il percorso politico-amministrativo, Provinciali comprese, ma sarebbe ingeneroso verso Brasiello perché potrebbe evidenziare l’inaffidabilità politica di un personaggio animato da grande ambizione, ma con scarsa propensione al rispetto di programmi e impegni assunti verso la città e il territorio, i cittadini e gli amministratori, i partiti e le forze politiche”.

Nessuno di noi – ancora i dissidenti – ha tratto vantaggi personali o politici dalla caduta di questa amministrazione, rinunciando a cariche e ruoli, anzi qualcuno ha subito persino ritorsioni ingiuste: quindi, anche se l’epilogo è stato sofferto, era ormai inevitabile.

Ora bisogna superare il tempo del rancore e delle polemiche pensando alla battaglia territoriale che aspetta la città, basta parlare di ‘faide’ interne ai partiti, di mancate poltrone, parliamo di Isernia, provando a difendere tutti insieme quel poco che ha ancora e recuperare quel tanto che ha perso e che rischia di perdere. Le istituzioni hanno un ruolo servente per cittadini e territorio e le amministrazioni che non riescono a interpretarlo nella maniera migliore, soprattutto nei momenti peggiori, devono avere il coraggio di farsi da parte a tutti i livelli di Governo.

La vicinanza a un politico non può spingersi al punto da perdere la propria autonomia di giudizio e di scelta perché persone e territorio vengono prima di tutto. In futuro – concludono – si potrà appoggiare esclusivamente chi dimostrerà sul serio la volontà di difendere Isernia, non solo quando ciò coinciderà con le proprie ambizioni politiche. Ora andiamo avanti, la città ha perso già troppo tempo e troppe opportunità per le ambizioni di pochi e gli errori di molti, per noi si può difenderla anche senza cariche, forse qualcun altro per (non) farlo aveva bisogno di una fascia… anzi due! L’ex sindaco vuole ricandidarsi? Suo diritto, prego e in bocca al lupo a lui e a chi lo sosterrà ancora, noi non saremo tra questi, niente di personale solo una scelta politica”.

Davide Avicolli

Ovidio Bontempo

Domenico Di Baggio

Ilario Di Placido

Michele Mezzanotte Pallotta

Benedetta Monaco

                                                  Francesca Scarabeo