Rinchiude una donna in casa per 2 mesi e la minaccia con la pistola, arrestato il cantante di una cover band

 

CAMPOBASSO. Ha segregato in un casolare di Sepino una donna di 56 anni per quasi due mesi, non facendola uscire se non con lui e impedendole di avere contatti con i familiari, sotto la minaccia delle botte e di una pistola Bulldog americana. La picchiava e minacciava, prospettando anche di far del male ai suoi familiari, nel caso lei lo avesse lasciato. Un controllo ossessivo, che passava anche da ‘rituali di purificazione‘, come l’obbligo a tagliarsi e tingersi i capelli. Lei non poteva neanche telefonare ai familiari e, per essere sempre in contatto con il suo ‘aguzzino’, era costretta a portare un auricolare.

 

Protagonista di questa vicenda da film noir un 36enne nato a Isernia ma residente a Petrella Tifernina (M.L. le sue iniziali), che di professione faceva il parrucchiere e per hobby cantava in una cover band di Zucchero, di recente esibitasi anche nel capoluogo. L’uomo è stato arrestato dalla Squadra mobile di Campobasso – con l’accusa di sequestro di persona, maltrattamenti, minacce aggravata, violenza privata, detenzione illegale di parti di munizioni da guerra e porto abusivo di arma priva di matricola e ricettazione – e si trova nel carcere di via Cavour, in attesa che il giudice convalidi la misura giudiziaria, chiesta dal sostituto procuratore del Tribunale di Campobasso Barbara Lombardi.

 

La vittima, l’aveva conosciuta a novembre scorso in una chat. Un amore da ossessione, per lui che da anni aveva un rapporto con un’altra donna, che non si era accorta di questa sua relazione. A gennaio lui aveva portato la 56enne in una casa di Sepino che aveva preso in affitto per fare musica, questa almeno era la versione ufficiale fornita alla compagna e ai familiari, e gradualmente l’aveva privata della libertà, facendole anche lasciare il lavoro. Di notte l’uomo la chiudeva in casa, privandola delle chiavi del cancello d’ingresso, mentre di giorno la controllava a vista e telefonicamente. Le finestre erano chiuse con inferriate fisse.

Nessun contatto con l’esterno, per paura che lei potesse incontrare altri uomini, nessuna telefonata o sms alle figlie, maggiorenni, che sapevano della relazione della mamma con quest’uomo molto più giovane di lei e non riuscivano più a rintracciarla.

 

Alla fine sono stati proprio i familiari della donna, seguendo lui, a scoprire dove la 56enne si trovava. Per paura di ritorsioni lei ha detto di stare bene e voler restare in quella casa, ma è riuscita a mandare un biglietto di aiuto. I familiari si sono quindi rivolti alla polizia, che ha preparato il blitz e arrestato lui mentre da Sepino stava tornando a Petrella Tifernina. 

 

L’uomo è stato infatti bloccato dalla Squadra Mobile nella serata del 17 marzo scorso, mentre si allontanava dalla casa ove aveva segregato la donna. Durante il controllo, nella sua auto è stata ritrovata una pistola priva di matricola, portata illegittimamente e non denunciata. La successiva perquisizione domiciliare nell’abitazione dell’arrestato ha consentito di rinvenire ogive parte di proiettili da guerra. Nella vettura dell’uomo sono state trovate le chiavi del monolocale in cui era tenuta prigioniera la parte offesa, che presentava sul corpo diffusi ematomi, frutto evidente di percosse. La vittima, una volta liberata, ha denunciato il suo carceriere, arrestato e rinchiuso nel carcere di Campobasso a disposizione del sostituto procuratore della Repubblica, la dottoressa Barbara Lombardi.

 

“Una storia incredibile – ha detto il capo della Mobile Raffaele Iasi nella conferenza stampa in cui è stata illustrata l’operazione – La donna era costretta a seguire un decalogo di purificazione, roba da ‘I dieci comandamenti’. Un controllo totale, fatto di soprusi fisici e psicologici, delle continue minacce di violenza e ritorsioni“.

 

Adesso per la 56enne l’incubo è finito. E’ tornata a casa, finalmente libera. A difendere l’uomo l’avvocato Domenico Marinelli.

C.S.