Campobasso, il caso tragicomico della ‘piscina’ di via Puglia

CAMPOBASSO. Diciamola tutta: quella struttura che da anni versa in uno stato di totale abbandono al punto da essere ormai ‘mangiata’ dalla vegetazione, è a tutti gli effetti un piccolo ecomostro, un pugno nell’occhio della città.

Parliamo, appunto, della pseudo piscina comunale di via Puglia, o meglio di quella che sarebbe dovuta essere una struttura sportiva di primo piano ma che in realtà non è mai entrata in funzione. Lasciata al suo destino, con il passare degli anni è divenuta una “cattedrale nel deserto, il simbolo dell’incompetenza di politici e tecnici”, ci racconta Salvatore Molinaro, presidente dell’associazione ‘Vivi il tuo quartiere Colle dell’Orso’ e che da tempo sta cercando di trovare una soluzione al problema.

Già, perché di problema si è costretti a parlare: come ci spiega Molinaro, in una lunga chiacchierata, “quella struttura è diventata un cimitero di tanti animali, dai rettili agli uccelli, ai cani. Specialmente l’estate si sente una puzza insopportabile provenire da corpi in putrefazione, per non parlare del rischio di proliferazione di ratti, sporcizia e malattie”.

Ma come si è giunti a questa situazione? Facciamo un breve riassunto. Il progetto nacque oltre 20 anni fa con lo scopo di soddisfare le esigenze degli amanti del nuoto in città, constatata l’insufficienza del solo complesso di villa De Capoa.

Fatto il bando di gara, partirono i lavori ma proprio sul più bello, ricorda Molinaro, “qualcosa andò storto. Dall’Olanda venne fatto arrivare un tetto particolare, pagato pure profumatamente. Ora, o si sbagliarono i progettisti o venne posizionato male, fatto sta che a soli pochi giorni di distanza dalla sua collocazione, a seguito di una forte nevicata e del peso accumulato, venne giù”.

Fu l’inizio del calvario. “Nessuno più si interessò al caso, nessuno tranne noi che col tempo abbiamo proposto varie soluzioni. Sottoposi personalmente a diversi politici l’idea di creare una struttura medica per accogliere pazienti affetti da Parkinson, da problemi di deambulazione o altro. Volevamo realizzare un centro di supporto a tante famiglie, creare una struttura d’appoggio unica nel suo genere. Nessuno, purtroppo, sposò realmente l’idea”, continua il presidente.

“Successivamente, pensammo di creare una partnership fra pubblico e privato, anche per poter usufruire dei cospicui fondi europei dell’epoca: ancora una volta il progetto naufragò per incomprensioni varie”.

Ed ora l’ultimo paradosso. Gli abitanti del quartiere, anche per dare uno schiaffo morale alle varie giunte succedutesi negli anni senza far nulla, avevano deciso di armarsi di buona volontà, buste, pale e … tappi per il naso e passare all’azione ripulendo la zona. Ma da palazzo San Giorgio il nulla osta non è pervenuto.

“Ciò perché – asserisce Molinaro – tecnicamente siamo di fronte ad un cantiere e ci sono rigide norme da rispettare. Ma nemmeno qui ci siamo fermati e abbiamo dichiarato al Comune di esser pronti a firmare qualsiasi carta burocratica oltre che pagare, di tasca nostra, quanto dovuto per ottemperare agli obblighi di assicurazione per lavori in casi simili”.

Cosa non va allora? “Dal Comune, sebbene le ripetute sollecitazioni, ancora non abbiamo risposte. Questo ci ferisce molto perché questa giunta tanto bene sta facendo per la città e anche per il nostro quartiere. Ma sul caso della piscina non comprendiamo il perché di tali muri e ostacoli”.

Insomma siamo al grottesco: “Nessuno, in tanti anni trascorsi, ha avuto il coraggio di rimettere mano al progetto, pensato di riqualificare l’area o di vendere la struttura. Ora, nonostante la nostra buona volontà, ci è proibito persino di dare una semplice ripulita”.

L’ecomostro, dunque, può dormire sogni tranquilli.

G. C.