HomeSenza categoriaPiani operativi, i ‘dissensi’ tra i medici infiammano i social media

Piani operativi, i ‘dissensi’ tra i medici infiammano i social media

CAMPOBASSO. L’Ordine dei medici lancia un appello a mettere da parte le conflittualità nella categoria e non amplificarle attraverso i social media. I medici della Fondazione Giovanni Paolo II rispondono chiedendo “di non tutelare solo i colleghi che operano nelle strutture pubbliche”. Tema del ‘contenzioso’ il piano di riordino sanitario, le considerazioni sull’integrazione tra sanità pubblica e privata, in particolare tra ospedale Cardarelli e Cattolica.

Tutto è cominciato con l’invio di una lettera aperta del presidente dell’Ordine dei medici di Campobasso Carolina De Vincenzo, pubblicata anche sul sito dell’Ordine. “La mancata programmazione e riorganizzazione dei servizi in una regione con obbligo di rientro – ha scritto la De Vincenzo – l’assenza di controllo sulle prestazioni, le logiche clientelari con difesa di privilegi acquisiti, le scarsissime risorse, il blocco del turnover, hanno prodotto gravi disservizi per i cittadini e negli operatori crisi di identità. Nel panorama già devastato – ha aggiunto – la crescente conflittualità tra professionisti di tutti gli ambiti sono la conseguenza delle mancate scelte e dell’incapacità di dare certezze, di una politica che ha evidentemente il suo tornaconto nel favorire la divisione tra medici”.

Per Carolina De Vincenzo incertezza, timore, rabbia e frustrazioni vengono riversati sull’Ordine, chiamato a “dirimere controversie e accese polemiche tra operatori, a volte pretestuose e strumentalizzate”. Situazione, ha affermato De Vincenzo, amplificata dai media, “che con informazioni talora parziali e distorte, hanno contribuito a generare timori e disorientamento”. Quindi il passaggio sulle polemiche che hanno infiammato la rete. “Le conversazioni tra operatori sanitari sui social network – ha rimarcato il presidente – hanno raggiunto una conflittualità inaccettabile per il decoro della professione medica, con accuse reciproche, commenti sull’operato dei colleghi e fuga di notizie sui presunti errori commessi, andando ben oltre le lecite disquisizioni in tema di sanità e medicina”. Da qui l’invito a rispettare le norme deontologiche e i principi di solidarietà, collaborazione e reciproco rispetto.

Non si è fatta attendere la replica dei medici della Fondazione ‘Giovanni Paolo II’ di Campobasso, che hanno scritto a De Vincenzo e al presidente dell’Ordine dei Medici di Isernia Ferdinando Carmosino. “Qualche settimana fa – hanno chiarito – avevamo appreso dagli organi di informazione che l’Ordine dei Medici aveva espresso una dura presa di posizione riguardo al piano sanitario e all’integrazione ‘Cardarelli–Cattolica’. Siamo convinti che, qualora si fosse ritenuto opportuno esprimersi in merito, sarebbe stato necessario farlo in un’assemblea”.

Poi i chiarimenti. “Nei vari interventi – hanno aggiunto i medici della Cattolica – è emersa una posizione contro la Fondazione Giovanni Paolo II, in quanto struttura privata e quindi ‘profit’. E’ necessario ribadire che la Fondazione non è una struttura “improntata al profitto”, non solo per il suo statuto giuridico, le Fondazioni sono enti senza scopo di lucro. Ma soprattutto per le scelte fatte dall’Università Cattolica in Molise in questi anni. Ci sono stati investimenti, sia tecnologici che professionali, molto importanti il Molise, che si traducono in una assistenza di qualità per la popolazione. La scelta della Cattolica di erogare in Molise prestazioni di oncologia – hanno aggiunto i medici – va sicuramente nella direzione di offrire una risposta ai bisogni di salute dei molisani”.

Quindi l’ultima precisazione. “L’Ordine dei Medici non dovrebbe essere un organismo sindacale o politico. Invece certe posizioni espresse manifestano una chiara intenzione di tutelare esclusivamente i colleghi che lavorano nelle strutture pubbliche. Noi vi invitiamo – è la conclusione – a vigilare su affermazioni improprie ed inopportune espresse da alcuni colleghi, sia del pubblico che di strutture private, che con superficialità hanno manifestato gravi giudizi sull’operato di validi professionisti. Invitiamo, altresì, l’Ordine a farsi promotore di azioni orientate a ristabilire la correttezza dei rapporti professionali, assumendo il ruolo istituzionale che gli è proprio. L’inasprirsi dei rapporti tra colleghi danneggia principalmente i pazienti”.

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