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La ‘Cattolica’: “Senza di noi 5 mila molisani dovrebbero curarsi fuori regione”

CAMPOBASSO. “E’ paradossale che la mobilità attiva (le persone che da fuori regione vengono a curarsi in Molise), venga presentata come un problema e non come una risorsa”. Lo hanno dichiarato i vertici della Fondazione ‘Giovanni Paolo II’, intervenendo nel dibattito che si era aperto nei giorni scorsi.

“Se un flusso così rilevante di persone viene in Molise – fanno sapere dalla Fondazione – lo fa perché riceve prestazioni sanitarie d’eccellenza. Questo fenomeno, che riguarda soprattutto Cattolica e Neuromed, incide positivamente sull’economia molisana per i flussi sanitari ma anche per le attività dell’indotto (alberghi, ristoranti, bar). Allo stesso tempo – si evidenzia ancora – migliaia di molisani hanno la possibilità di curarsi senza andar via dalla propria regione. La presenza della Cattolica in Molise fu voluta dagli amministratori dell’epoca proprio per arginare i cosiddetti “viaggi della speranza“: una vera e propria piaga sociale che coinvolgeva migliaia di famiglie”.

Sono circa 5 mila i molisani e 3 mila i pazienti di altre regioni che ogni anno vengono ricoverati alla Fondazione. “Questo significa – rimarca la ‘Cattolica – che se questa struttura non esistesse 5 mila molisani sarebbero costretti a fare centinaia di chilometri per curarsi, aumentando la mobilità passiva”. Puntualizzazione arrivata insieme a un chiarimento sull’aspetto economico. Attualmente il sistema di remunerazione per i pazienti non molisani prevede il pagamento da parte delle regioni con due anni di ritardo (il tempo necessario per poter trasmettere ed esaminare i flussi dei pazienti).

In base al contratto firmato dalla Fondazione, il pagamento delle prestazioni, nel limite del budget annuale, avviene attraverso acconti bimestrali, pari al 95% di un dodicesimo del limite (o inferiore se le prestazioni fatturate sono inferiori a tale importo). Il saldo dovrebbe invece arrivare entro 60 giorni dal termine delle procedure di verifica. “La Fondazione – è il chiarimento – attende il pagamento del saldo delle prestazioni erogate a partire dal 2012, con il vincolo che il pagamento delle prestazioni erogate a favore di pazienti provenienti da fuori regione sarà corrisposto dopo due anni e solo se riconosciuto dalla regione di provenienza del paziente. Se è vero che la Regione Molise ‘riscuote’ gli importi dovuti con ritardo, è altrettanto vero che paga con lo stesso ritardo le prestazioni erogate ai cittadini molisani da ospedali di fuori regione”.

Se poi si supera il budget, chiarisce ancora la Fondazione, le strutture private convenzionate non ricevono il 100% delle prestazioni erogate ai pazienti, “neanche quando la Regione riceve i soldi da altre regioni”.
Secondo i vertici della ‘Cattolica’ la Regione Molise ha un saldo di mobilità attiva, vale a dire che prende più soldi di quelli che eroga alle altre regioni per la sanità. “Ma non le paga per intero alle strutture che hanno fatto mobilità attiva. Questo significa che arrivano a bilancio, quindi la Regione si trova ad avere somme maggiori e le può utilizzare anche per altre esigenze. Noi non possiamo interferire, ma da qua a dire che ci guadagnano le strutture private è esattamente l’opposto”. Mentre, è la conclusione, attraverso le compensazioni tra regioni il Molise è diventata l’unica regione del Sud in attivo.

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mikeante

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