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Capone solleva la questione morale: la Regione dica la sua sulla ‘cupola’ degli appalti

ISERNIA. Franco Capone chiede una commissione d’inchiesta sul caos appalti in Molise. Lo fa dopo il silenzio, che definisce “sorprendente”, della Regione e degli altri attori istituzionali con ruoli di responsabilità.

appalti 1L’ex presidente del Consiglio comunale compie un’attenta ricostruzione delle notizie di questi ultimi giorni (vedi slide della procura a lato, ndr): 60 appalti sotto la lente della Guardia di Finanza tra cui, per 47 casi, sono emerse condotte atte a turbare le procedure di aggiudicazione; 144 gli indagati tra sindaci, funzionari pubblici e imprenditori, numerose le amministrazioni comunali di Isernia e Campobasso coinvolte; 109 le imprese di diverse regioni chiamate a rispondere di diversi reati. Il dirigente scolastico ricorda come, dalle indagini, sia emersa “una rete di amministratori compiacenti e amici”, secondo le accuse della procura di Isernia, “ai quali era riservato un trattamento privilegiato per la destinazione dei fondi procurati anche grazie a influenti contatti capitolini”.

Nell’inchiesta, sottolinea ancora Capone, sono presenti tutte le figure che caratterizzano vicende del genere: amministratori di enti locali, tecnici comunali e funzionari regionali, imprenditori e faccendieri che svolgono le funzioni di collegamento con il primo livello (quello politico o dell’alta burocrazia) e di mediazione tra le ditte. Un “sistema illecito collaudato”, sempre stando agli inquirenti, caratterizzato da procedure truccate, con vincitori designati in anticipo e da lavori, in alcuni casi, non necessari.

Capone, pertanto, non manca di evidenziare come in questi giorni, a livello nazionale, siano riesplose le polemiche sulla ‘questione morale’. “Contrariamente al periodo di Tangentopoli – spiega l’ex vertice di Palazzo San Francesco – oggi non esistono più i partiti per cui, come ha rilevato Mario Calabresi, direttore di ‘Repubblica’, «le indagini ci svelano una corruzione trasversale, ‘gelatinosa’, gestita da cricche e comitati d’affari in cui il ruolo dei politici spesso è secondario: sono al servizio di figure imprenditoriali». Tutti ritengono che la corruzione non potrà essere sconfitta con la sola, ma indispensabile, azione repressiva. Occorre che, più di tutti, i decisori politici facciano la loro parte. Per questo motivo – incalza l’esponente di centrosinistra – appare sorprendente la totale assenza di commenti o reazioni dei responsabili politico-amministrativi, riferiti non alle persone attualmente coinvolte, ma al funzionamento del sistema. In particolare, la Regione non può tacere e dare l’impressione di disinteressarsi di come vengano gestite le risorse assegnate ai Comuni“.

ALBANO-STRAZIOTA-ANDRICCIOLAAl di là dell’approvazione dei vari piani previsti dall’ordinamento in materia di trasparenza e di prevenzione della corruzione, spesso considerati semplici adempimenti burocratici, secondo Capone “è opportuno che i responsabili politici del settore dicano come la Regione Molise intenda tutelarsi dal danno di immagine, illustrando anche le attività che si porranno in essere per recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, con decisi interventi di contrasto al malaffare. In considerazione, inoltre, del considerevole numero di Comuni coinvolti, potrebbe essere utile istituire una commissione di inchiesta per acquisire, su base regionale, elementi di conoscenza relativi alle criticità evidenziate dagli inquirenti, con particolare riferimento agli affidamenti di incarichi, al finanziamento dei progetti e alle gare di appalto“.

Infine, una considerazione amara più che mai. “Per quanto riguarda il piano politico – conclude l’ex presidente dell’assise pentra – si può non evidenziare che gli appalti sui quali hanno indagato gli inquirenti sono relativi agli anni 2012-2015 e, pertanto, riguardano due esperienze di governo, di segno diverso. Purtroppo, non sono stati introdotti elementi di discontinuità nel passaggio da un’esperienza all’altra. Il cambiamento non si è realizzato e il ‘nuovo’ è stato assorbito da una cultura amministrativa prevalentemente orientata alla ricerca del consenso”.

 

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