HomeNotizieCRONACACrac Ittierre: in aula i ‘segreti’ della villa a Capri di Tonino...

Crac Ittierre: in aula i ‘segreti’ della villa a Capri di Tonino Perna

di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. La leggendaria villa a Capri di Tonino Perna al centro dell’udienza dibattimentale di ieri presso il tribunale di Isernia, nell’ambito del processo sul crac della It Holding. Imputate dieci persone, tra cui l’ex re della moda e altri illustri personaggi della finanza, per il reato di bancarotta fraudolenta.

DSCF5152Ieri l’escussione di uno dei testimoni dell’accusa, rappresentata dal procuratore capo Paolo Albano e dal sostituto Maria Carmela Andricciola. A riferire di fronte al collegio giudicante – Enzo Di Giacomo presidente, Vera Iaselli e Paola Ginesi a latere – uno dei marescialli della Guardia di Finanza che, nel 2012, condussero l’operazione ‘Alta Moda’, sfociata nell’arresto per 18 giorni di Perna. Le indagini cominciarono già nel 2009, dopo l’insediamento della triade di commissari governativi Stanislao Chimenti, Andrea Ciccoli e Roberto Spada e l’inizio dell’amministrazione straordinaria.

Per la procura, Perna avrebbe messo in campo, in maniera reiterata, operazioni commerciali antieconomiche, ovvero per nulla a vantaggio della società, ma solo per scopi personali. Il tutto attraverso il sistema delle cosiddette ‘scatole cinesi’, complessi apparati societari finalizzati a distrarre e occultare beni e risorse. Sistema che ha condotto gli inquirenti a monitorare società con sedi alle isole Cayman, alle Isole Vergini e in Lussemburgo.

marco franco okIn merito alla villa di Capri – 10mila metri quadri, con giardino e discesa sul mare e con all’interno arredi di valore e numerose opere d’arte di pregio, di cui Perna è un noto collezionista – l’avvocato del Cavaliere, Marco Franco del Foro di Roma (nella foto), ha sottolineato che è stata proprio la difesa dell’imprenditore a mettere a disposizione della procura tutta la complessa documentazione. In modo tale da consentire agli inquirenti di ricostruire la composizione della proprietà.

L’immobile era intestato alla società immobiliare ‘Il Fortino srl’, il cui capitale risultava interamente detenuto dalla ‘Soitpa srl’. Controllata, a sua volta, dalla ‘Asco holding spa’ con sede in Lussemburgo, il cui capitale era interamente costituito e gestito da un trust denominato ‘The river trust’, con sede nel paradiso fiscale delle isole Vergini. Del quale sarebbero stati beneficiari, secondo gli inquirenti, la moglie e le tre figlie di Perna. Quest’ultimo pagava, ufficialmente, circa 870mila euro di canone a ‘Il Fortino srl’ per la villa, destinata a ospitare le sfilate di alta moda legate all’attività del gruppo It Holding e a fungere, sostiene la difesa dell’imprenditore, da sede di rappresentanza ufficiale. L‘ex patron di Ittierre, tra l’altro, avrebbe speso 4 milioni e 265 mila euro di soli lavori di ristrutturazione. Senza alcun motivo, secondo la procura di Isernia, che ritiene l’immobile fosse in realtà utilizzato a esclusivo beneficio dell’imprenditore.

Il Cavaliere, dunque, avrebbe distratto fondi sia per acquisire i crediti dei vecchi soci de ‘Il Fortino’ che per le opere di ristrutturazione. Insieme a lui, la procura procede anche nei confronti degli amministratori della ‘Pa Investment’, all’epoca presieduta da Perna e avente sede in Lussemburgo per godere dei relativi benefici fiscali. La ‘Pa’, controllante della It holding spa, di cui deteneva il 60-70 per cento del capitale sociale, nel 1997, a seguito dell’approdo di It holding spa a Piazza Affari, gestì la vendita di 45 milioni di azioni, che fruttarono 212 miliardi di vecchie lire e assunse, nell’ipotesi investigativa, il ruolo di ‘cassaforte di famiglia’, cui attingere ogni qual volta fosse necessario disporre di denaro liquido. Ma “per fini estranei al gruppo aziendale”, secondo Albano (nella foto).

albanoSin dallo scoppio del caso, l’ex re della moda ha sempre negato le accuse a suo carico, dichiarando ai giudici di aver “agito nell’interesse esclusivo dell’azienda“, forte delle motivazioni addotte dai giudici del tribunale del Riesame di Campobasso prima e, confermate della Cassazione poi, al momento della sua scarcerazione. In 14 pagine i giudici di Campobasso hanno parlato di “basi debolissime” dell’inchiesta, “assunti errati” e “metodi sbagliati”. Per il Riesame, Perna non doveva finire in carcere e il giudice per le indagini preliminari non avrebbe nemmeno motivato le esigenze cautelari.

La prossima udienza è stata fissata al 31 maggio: dovranno essere ascoltati due testimoni d’accusa (entrambi assenti ieri), tra cui il consulente della procura incaricato di effettuare una valutazione su 64mila paia di scarpe, acquistate – secondo l’accusa a prezzi gonfiati – da un’altra società che vedeva Perna come vertice, la ‘Plus It spa’. Ma anche qui l’ipotesi è tutta da dimostrare: il Riesame, infatti, definì la perizia di parte “evasiva e incerta”.

Nel processo è stata ammessa la costituzione di oltre cento parti civili: un centinaio di azionisti, l’Agenzia delle Entrate e i commissari Ittierre, Chimenti, Ciccoli e Spada, assistiti dal legale del Foro di Campobasso Arturo Messere. La triade commissariale ha richiesto un maxirisarcimento da 40 milioni di euro.

 

 

 

Più letti

Campomarino, tutto pronto per il IV Palio delle Oche

"Una manifestazione in grado di coinvolgere e unire l'intera comunità", ha detto il sindaco Silvestri CAMPOMARINO. Tutto pronto per la quarta edizione del Palio delle...
spot_img
spot_img
spot_img