Apparentamenti, continuano le schermaglie

ISERNIA. Apparentamenti in vista del ballottaggio a Isernia: non si placa, anzi si inasprisce il botta e risposta tra Stefano Testa e gli esponenti di Forza Italia e Italia Unica Giacomo Papa e Maurizio Tiberio. Non si è fatta attendere la replica del leader di Persone e Idee per Isernia a Papa. “Tenta di confondere le acque (oltre ai due partiti, Pd e Forza Italia, tra i quali si barcamena), l’avvocato Giacomo Papa, imputato per associazione per delinquere: evidentemente non ha altri argomenti per giustificare l’indifendibile doppiogioco tra De Girolamo e Frattura nel quale si esercita ormai da tempo. Per ora mi basta evidenziare il silenzio di Melogli, vittima politica. Ne riparliamo al prossimo incarico dell’avvocato Papa (dal nuovo sindaco di Bojano, scommettiamo?”. 

Intanto nel dibattito interviene anche il referente di Italia Unica Maurizio Tiberio, che respinge al mittente le accuse formulate da Testa, dando la sua versione dei fatti. “Durante la campagna elettorale – afferma – ho visto Stefano Testa due volte. E due volte dopo il primo turno. Tutte e due le volte l’ho incontrato nello studio dell’avvocato Melogli. La prima volta era la settimana successiva al 5 giugno, e in quell’occasione è venuto a chiederci l’apparentamento. Noi abbiamo risposto che avremmo considerato questa sua richiesta, perché ci faceva piacere ma dovevamo ragionarci. La seconda volta l’ho incontrato il sabato precedente alla scadenza degli apparentamenti. E quel giorno l’ho solo salutato ed erano ore che era nello studio di Melogli, perché voleva l’apparentamento. Molto serenamente e democraticamente avevamo già deciso di non collegarci con nessuno, per una questione di linearità rispetto al primo turno e per una forma di rispetto verso i candidati che ci avevano messo la faccia durante la prima fase. Non ci sembrava corretto dover dire a quattro di loro di rinunciare alla possibilità di entrare in consiglio comunale per un apparentamento. Il discorso fatto con Testa era di carattere politico per un percorso successivo. Ma io non ho mai parlato più di trenta secondi con lui nelle due occasioni in cui ci siamo visti. E né tantomeno gli avrei potuto chiedere quel che lui sostiene. Per questo – ha affermato infine – sono pronto a un confronto pubblico con lui se non sto dicendo la verità”.