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Area di crisi, Missardi lascia Isernia e Petraroia pressa la Regione

ISERNIA. La Missardi Spa rinuncia ad investire in Molise, facendo di fatto tramontare, almeno per il momento, la possibilità di rilanciare la filiera tessile in provincia di Isernia. Effetto dei ritardi nell’attivazione dell’Area di crisi? Possibile. Al contempo, non sono ancora stati individuati i tremila lavoratori, usciti dal circuito produttivo, che andrebbero ricollocati. E, per questo l’ex assessore Michele Petraroia fa pressing sulla Regione, perché si attivi in fretta.

Certo è che con il trasferimento in Toscana degli ultimi macchinari, si chiude prima di partire il progetto di Massimo Calugi, titolare della Missardi Spa. L’imprenditore, dopo aver investito 200mila euro per l’affitto della struttura nella zona industriale di Miranda, di proprietà della famiglia Calabrese, ha scelto di lasciare il Molise.  L’avventura isernina della Missardi era partita ufficialmente a giugno dello scorso anno, con la firma del contratto tra Calugi e la Calabrese Srl per il fitto di un immobile di 4.500 metri quadrati. Itr Moda: questo il nome del progetto che avrebbe dovuto portare, entro la fine dello scorso anno, all’assunzione di circa 50 dipendenti e alla produzione di capi d’abbigliamento finiti e pronti per essere immessi sul mercato. Un’occasione persa, dunque, per tentare di rilanciare il settore moda, un tempo fiore all’occhiello della provincia pentra.
E mentre la mancanza di occupazione continua a rappresentare una delle criticità maggiori per il territorio molisano, la Regione non ha ancora provveduto a ultimare l’iter per individuare i tremila lavoratori Gam, Ittierre, del settore metalmeccanico e dell’indotto da ricollocare.
Per questo Michele Petraroia, ex assessore e principale fautore dell’attivazione dell’Area di crisi sollecita la Regione ad attivarsi, in tempi stretti.petraoriaok

“Ad oggi – afferma – non risultano ancora individuati i nominativi dei 3 mila lavoratori coinvolti e, in assenza di tale adempimento, non si può procedere alla loro convocazione per acquisire la loro predisposizione alla ricollocazione lavorativa, all’autoimpiego o all’incentivo all’esodo, per il tramite di un finanziamento personalizzato non inferiore a 30 mila euro a testa, per un totale di 90 milioni di euro di incentivi da far inserire nell’Accordo di programma col Governo. Inoltre gli strumenti di politiche attive del lavoro, in assenza di un finanziamento specifico nazionale sono privi di copertura economica nel Bilancio della Regione Molise, e non raggiungono i 10 milioni complessivi nelle misure del Por-Fse 2014-2020 a valere per l’intero periodo di programmazione comunitaria e per tutto il territorio regionale”.

Da qui la richiesta a completare le procedure avviate per l’individuazione dei tremila lavoratori aventi diritto “ad accedere – conclude Petraroia – agli strumenti di ricollocazione, auto-impiego o incentivo all’esodo, premurandosi di sollecitare il Governo ad appostare i fondi relativi non inferiori a 90 milioni di euro tra il Decreto dell’area di crisi, la programmazione Fsc 2014-2020 ed i Pon nazionali gestiti dal Ministero del Lavoro”.

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