HomeSenza categoriaIttierre ripiomba nel buio: Ikf chiede il concordato preventivo

Ittierre ripiomba nel buio: Ikf chiede il concordato preventivo

PETTORANELLO DEL MOLISE. Lo spettro della fine ha fatto la sua spaventosa comparsa dopo neanche un anno. Ikf – la investment company milanese specializzata nel risollevare aziende in difficoltà che aveva rilevato Oti, le Officine tessili italiane di Antonio Rosati e Antonio Bianchi, dando il via alla terza fase di (presunto) rilancio di Ittierre – ha chiesto ieri sera il concordato preventivo ai sensi dell’articolo 161, comma 6 della Legge fallimentare .

Lo rende noto il sito web di ‘Milano Finanza’, precisando che “Borsa Italiana aveva sospeso la contrattazione delle azioni ordinarie già a fine maggio”. Attualmente guidata da Andrea Maria Gritti, un passato di manager per diverse realtà industriali, Ikf “aveva già annunciato mesi fa – riferisce sempre ‘Milano Finanza’ – alcuni problemi strutturali dell’operazione legata al lanificio biellese Luigi Botto”, acquisito nell’ottobre 2013.

“La controllata Luigi Botto Spa – ancora ‘Milano Finanza’ – che aveva in essere un contratto di affitto d’azienda, con prelazione all’acquisto del complesso aziendale della Botto Fila Spa, società assoggettata a procedura fallimentare, non ha potuto partecipare all’asta di quest’ultima esercitando la prelazione. Di conseguenza, Luigi Botto ha provveduto a tutelare i propri diritti contro la curatela fallimentare, avviando due azioni giudiziali per ottenere il risarcimento dei danni subiti. A fine maggio Ikf ha poi comunicato che la propria controllata Sintesi Spa è stata dichiarata fallita con sentenza del tribunale di Pordenone in data 30 maggio 2016. In base all’ultimo bilancio disponibile, relativo al 30 giugno 2015, Ikf ha chiuso il primo semestre dello scorso anno con ricavi pari a 13,729 milioni di euro contro i 26,39 milioni dell’anno precedente e una perdita di 3,1 milioni (rosso di 4,1 milioni nel 2014)”.

Nel settembre 2015 Ikf, prima società italiana quotata sull’Aim Italia, aveva sottoscritto il contratto d’affitto e il preliminare di compravendita del ramo d’azienda di Ittierre delle Officine tessile italiane, di cui aveva contestualmente rilevato il 100 per cento del capitale sociale a un prezzo di 312.750 euro. La produzione sarebbe dovuta ripartire nell’ottobre successivo a Pettoranello, con 40 assunti, secondo gli accordi sindacali sottoscritti da Oti in data 9 settembre 2014. La nuova creatura aveva preso il nome di Fabbriche Riunite srl. Ora, tuttavia, l’operazione rilancio torna completamente in discussione. Con il tessile che, in Molise, continua a vivere perlopiù di ricordi. In attesa che l’area di crisi veda veramente lo sblocco come sollecitato, a più riprese in questi giorni, dall’ex assessore regionale al Lavoro Michele Petraroia.

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